Il presidente del Consiglio Mario Monti ha incontrato a palazzo Chigi il ministro del Welfare Elsa Fornero e le parti sociali per discutere sulla riforma del lavoro. Presenti al tavolo oltre a Mario Monti e Fornero, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli e il viceministro del Lavoro Michel Martone. Presenti anche le nove sigle tra organizzazioni sindacali e datoriali, con i rispettivi leader: Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl), Luigi Angeletti (Uil) e Giovanni Centrella (Ugl), Emma Marcegaglia (Confindustria), Giuseppe Mussari (Abi), Marco Venturi (Rete Imprese Italia), Luigi Marino (Alleanza delle cooperative) e Aldo Minucci (Ania). In apertura il professore si è augurato che “questa riunione possa essere conclusiva o quasi”, ma le posizioni sono molto contrastanti. A dividere è, ancora una volta, la norma sui licenziamenti.
I licenziamenti economici, avrebbe detto Fornero, sono risarciti con un indennizzo da 15 a 27 mensilità. “Per i licenziamenti disciplinari il giudice decide o il reintegro, nei casi gravi, o una indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell’anzianità” . Mentre il reintegro sui licenziamenti discriminatori verrebbe esteso a tutte le imprese, comprese quelle con meno di 15 dipendenti. Fornero ha assicurato ai sindacati che “Il contratto di lavoro a tempo indeterminato diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttivita’ e di legame tra lavoratori e imprese”. Il sistema proposto dal Governo prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell’1,4% mentre per i contratti a progetto dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all’ aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato. Sulla flessibilità in entrata c’é preoccupazione da parte delle imprese perché si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di “rivedere la proposta”.
La Cgil teme che la riforma del mercato del lavoro finisca per favorire i licenziamneti facili. “Nonostante gli sforzi unitari per costruire una mediazione con il governo, l’esecutivo ha solo manifestato l’intenzione di manomissione dell’art.18. E’ piu’ che fondato il timore che in realta’ l’obiettivo del governo non sia un accordo positivo per il lavoro ma i licenziamenti facili” Al contrario dalla riunione ristretta tra Monti, i ministri Fornero e Passera e Confindustria, Rete Imprese Italia e l’Abi si è concluso che : ”Sono stati compiuti passi avanti. Per noi, l’accordo è più vicino” come ha detto il presidente di Rete Imprese Italia, Marco Venturi.
“Grave il no all’intesa” ha affermato il presidente della Repubblica Napolitano, mentre Monti passa quindi l’iniziativa al Parlamento.
Giuseppina De Angelis
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