Napoli, vediamo di muoverci!

Il grido di non vedenti e ipovedenti della città contro le barriere architettoniche e le piccole, grandi inciviltà che impediscono la mobilità autonoma

“I ciechi hanno un grandangolo nella memoria, un’apertura più vasta di quella perduta. Ricordano un mondo più grande e si trovano in uno più piccolo contro cui vanno a sbattere di continuo”. (Erri De Luca)

È proprio vero, sbattono di continuo i non vedenti. Soprattutto a Napoli. Sbattono contro gli ostacoli in strada, contro le auto parcheggiate fuori posto, contro le bancarelle abusive, contro la gente che impegna i percorsi pedotattili senza neppure conoscere il senso di quella strana striscia gialla su cui ha scelto di fermarsi o di poggiare le proprie valigie. Napoli, fanalino di coda nell’elenco delle città italiane per livello di qualità della vita, non è certo una città a misura di disabile: se le barriere architettoniche sono in calo, finalmente rimosse, laddove le istituzioni hanno saputo accogliere il diritto – non il bisogno – di persone affette da vario tipo di disabilità, la barriera più grande e difficile da abbattere sembra sia invisibile; una barriera insormontabile contro cui è impossibile non cozzare. È una barriera mentale, culturale e comportamentale: l’inciviltà.

Sembra assurdo di questi tempi, eppure, le lotte dei disabili non vedenti per il loro diritto all’autonomia personale e alla mobilità non hanno mai avuto fine. Il progetto “Vediamo di muoverci” – dal titolo decisamente simbolico – partito nel 2010 ed organizzato dall’Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi di Napoli in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato, ha operato per circa un anno e mezzo con le scuole, le università, i sindacati, le aziende di trasporto pubblico e le istituzioni locali per promuovere una sana cultura del diritto all’autonomia, alla mobilità e all’accessibilità per i non vedenti e gli ipovedenti che ogni giorno attraversano la città, cercando di viverla proprio come tutti gli altri cittadini.

Il 22 marzo presso l’Antisala dei Baroni all’interno del Maschio Angioino si è tenuto il convegno conclusivo del progetto, occasione per i responsabili dei lavori di comunicare alla società e alle istituzioni le attività di questi lunghi 18 mesi attraverso la proiezione di un video che racconta le dolorose difficoltà di molti non vedenti napoletani e testimonianze delle diverse azioni dell’intervento (incontri di formazione, focus group sul tema, la creazione di un tavolo interistituzionale che vede impegnati associazioni, istituzioni ed aziende di trasporto pubblico).
Presente anche l’assessore comunale alle politiche sociali Sergio D’Angelo il quale ha dichiarato che l’impegno dell’istituzione locale verterà in misura maggiore sulle campagne di sensibilizzazione della cittadinanza, anche perché con le casse comunali ormai svuotate da tempo difficilmente avrebbe potuto promettere interventi concretamente realizzabili a breve-medio termine.

Un grido di denuncia quello dei non vedenti contro le piccole, grandi inciviltà che sono costretti a subire ogni giorno dai loro concittadini; comportamenti che impediscono sistematicamente la mobilità personale e, di conseguenza, l’accesso alla città. Non soltanto denuncia, ma anche e soprattutto la scelta di non arrendersi, di continuare le attività di promozione sociale di cui sono stati portatori in questi ultimi 18 mesi, nonostante il termine del progetto. Per incrementare le buone prassi l’Univoc ha pensato al coinvolgimento dei cittadini nella segnalazione delle barriere architettoniche ancora da rimuovere: è, infatti, attivo l’indirizzo segnalaciunabarriera@univocdinapoli.org, al quale è possibile inviare le proprie segnalazioni di barriere fisiche, culturali e comportamentali, mentre allo scopo di sensibilizzare l’intera cittadinanza (soprattutto chi è motorizzato e tendenzialmente dedito alla sosta selvaggia) e le istituzioni ad occuparsi della mobilità possibile per i disabili saranno affisse, in tutta la città, locandine create nel corso del progetto “Vediamo di muoverci”.

Bastano poche semplici azioni per migliorare la qualità della vita dei portatori di handicap sensoriali e a spingere Napoli in questa direzione dovrebbe essere il rispetto dell’altro, regola fondamentale della società civile che troppo spesso finisce nell’oblio e nell’indifferenza. La speranza è che si riesca a sviluppare nei cittadini napoletani “comportamenti virtuosi che favoriscano non solo la libera mobilità di chi non vede o vede poco, ma anche una maggiore crescita di sicurezza per tutti”.

Sara Di Somma

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