Oggi ho assistito a un dibattito sul considerare o meno la Domenica “giorno festivo” dal punto di vista delle attività commericiali in seguito alla liberalizzazione del commercio voluta dal governo in carica ed entrata in vigore a Gennaio.
La normativa prevede per gli esercizi commerciali (sia nella piccola che nella grande distribuzione) e per le attività di somministrazione (bar e locali) la possibilità di stare aperti ventiquattro ore su ventiquattro, tutti i giorni dell’anno.
A preoccupare i commercianti è il costo delle aperture domenicali. Aggiunge Ardivel “in questo periodo di crisi non vediamo grossi incentivi derivanti dalle aperture festive”. Nei centri commerciali si faranno i turni, ma nei piccoli negozi il rischio è quello di obbligare i dipendenti a lavorare sette giorni su sette. Inoltre si teme che il decreto porti vantaggio solo alla grande distrbuzione. Infatti la facoltà di apertura delle attività nei giorni festivi e la libertà di orario di vendita, non porteranno risultati incrementali per la piccola impresa, ma viceversa offriranno più vantaggi al grande sistema distributivo.
Il decreto si applica a tutti gli esercizi di vendita al dettaglio ad eccezione delle rivendite di generi di monopolio; i negozi interni ai campeggi, ai villaggi ed ai complessi turistici e alberghieri; quelli di vendita al dettaglio nelle aree di servizio lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviarie; gli esercizi di vendita all’interno di sale cinematografiche; le rivendite di giornali; le gelaterie, le pasticcerie, le gastronomie, le rosticcerie; gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, opere d’arte, oggetti di antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo ed artigianato locale, nonché le stazioni di servizio autostradali. La Lapini presidente provinciale della Confcommercio aretina ha dichiarato : “La liberalizzazione in materia di orari di fatto ha creato confusione e disomogeneità. Trovare un’intesa nella categoria per fissare aperture il più possibile coordinate è quindi d’obbligo sia per dare una corretta informazione ai consumatori sia per razionalizzare i costi delle nostre imprese” prosegue la Lapini “resta il fatto che aprire anche la domenica è indubbiamente un grande sacrificio per noi imprenditori, per le difficoltà di conciliare gli impegni familiari e per il maggiore costo del lavoro da supportare. Ma è una strategia da tentare per dare una sferzata di energia ai consumi e, soprattutto, costruire un’immagine vitale della città”.
Giuseppina De Angelis
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