Stamane ho deciso di sconvolgere la mia esistenza, ho gettato tutta la vecchia biancheria con un solo intento: Rivoluzionare il mondo del mio terzo cassetto!
Sono entrata in uno di quei negozi piccoli ed eleganti dove si respira sempre odor di violetta, un negozio di quelli in cui i nostri uomini fanno fatica ad entrare ed ho comprato almeno cinque paia di completi intimi, uno per ogni stato mentale possibile dal rosso dei buoni propositi al romantico rosa confetto; rientrata a casa, mi son resa conto che ognuno dei cinque slip era una culotte cosìcchè per analizzare quali anfratti dell’inconscio mi abbiano portato alla precisa scelta mi sono documentata in materia ed…udite, udite ho scoperto qualcosa che davvero non mi aspettavo.
Pare che le donne prima del settecento non utilizzassero mutande. La parola “mutanda” ha etimologia latina deriva dal verbo “muto” e significa “da cambiarsi”, ovviamente c’è poco da chiarire sul concetto ma salta all’occhio che tale capo fu inventato solo intorno al cinquecento per coprire le gambe delle signorine che si davano all’equitazione, di lì in poi fu subito moda. Molte nobildonne ne indossavano di vari tipi almeno finchè poco dopo, queste, non divennero oggetto di seduzione, iniziarono ad essere ornate di fronzoli di ogni tipo, rendendo le bianche carni ancor più appetibili. Non tardò la condanna della chiesa. La tendenza andò in disuso nelle alte classi sociali ma attecchì nei bordelli. Alle cortigiane fu intimato d’indossare le “braghesse” per motivi di igiene e decoro, le prostitute ne fecero simbolo del mestiere e si divertivano a giocarci e mostrarle nelle maniere più sensuali possibili, ammaliando gli uomini con il gioco del vedo – non vedo.
A cospetto di questo simbolo dell’immoralità, gli aristocratici smisero d’indossar mutande.
Solo dopo gli inizi a del ‘700 gli avi dei nostri slip tornarono sui corpi dei nostri progenitori. Una buona lettura sul tema pare sia: Storia delle mutande, di Luciano Spadanuda (Coniglio Editore), magari vi troverete anche notizie sulle vostre “brasiliane” , io non ne ho comprate.
Fiorella Quarto
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