11 Dicembre 2010. Abbiamo avuto la fortuna di parlare con un vecchio amico, grande calciatore di Beach Soccer e figlio d’arte eccellente. Diego Armando Maradona junior.
– Partiamo subito con una domanda diretta Diego. Questo Napoli dove può arrivare?
Spero il più lontano possibile. Mazzarri secondo me fa bene a dire che non bisogna porsi limiti ma allo stesso tempo a gettare acqua sul fuoco dichiarando di vivere giornata dopo giornata.
– E’ parere di molti che il Napoli abbia una panchina corta. Sei d’accordo? In ogni caso dove ti aspetti che il Napoli intervenga a Gennaio?
Il problema della panchina corta in effetti si riscontra soprattutto quando si fa male o viene squalificato qualcuno in mezzo al campo. Spero che la società azzurra riesca a comprare Fernandez che, a mio avviso, è un grande difensore, inoltre si dovrebbe acquisire qualcuno che possa fare staffetta con Dossena sulla sinistra oltre chiaramente a un centrocampista che possa far rifiatare Walter Gargano.
– Tuo padre ha promosso il Pocho con la maglia numero 10. E tu?
Credo che il Pocho sia un grande, ma la numero 10 per me è sacra e non deve indossarla più nessuno.
– Parliamo un po’ di te. Settembre 2003, eri vicino all’esordio con la maglia azzurra contro il Pescara in coppa Italia. La partita non si giocò. Ma in realtà cos’è mancato perché questa sinergia tra te e gli azzurri, calcisticamente parlando, non ha mai funzionato?
In realtà la sinergia c’è sempre stata tra me società e tifosi…credo che sia stato solo quel maledetto fallimento (fallimento del Napoli Calcio stagione 2003/2004 ndr) che arrivò nel periodo peggiore per me.
– L’esperienza al Cervia ti ha dato molta visibilità, ma forse proprio quella non ti mancava. Sentivi di essere in televisione costantemente, oppure quello può rappresentare realmente lo spirito di uno spogliatoio e di una squadra?
La visibilità di certo non mi mancava ma la mia scelta fu diversa: volevo tornare a Napoli e l’unico modo per svincolarmi era quello di andare nei dilettanti per poi essere libero. Chiaramente lo feci credendo di avere le spalle coperte visto che avevo già un accordo ben preciso con la società azzurra che successivamente non fu rispettato dall’allora D.G. del Napoli (Pierpaolo Marino ndr).
– Rifaresti quella scelta?
Non rifarei quella scelta perché con il senno di poi non ha portato a niente di buono tranne qualche grande amico che sento ancora oggi.
– Come procede la tua avventura al Forio?
La mia avventura procedeva bene fino ad un mese fa fino a quando i rapporti non si sono incrinati. Adesso sono in cerca di squadra e sicuramente prima del 18 troverò una nuova sistemazione.
– L’avventura col Beach Soccer ti vede grande protagonista. Ci parli di com’è partita l’idea di calcare i campi di sabbia?
L’idea nacque quasi per gioco e per curiosità grazie all’allora Mister della nazionale Giancarlo Magrini che mi propose di provare questo sport: accettai e poi, che dire… due mondiali giocati (uno perso in finale con il Brasile), uno scudetto, un europeo… più di questo non sapevo cosa aspettarmi.
– Grazie per il tuo tempo Diego. Tutta la redazione e i lettori de “La Rosa Nera” ti augurano il meglio.
Grazie a voi e a tutti i lettori de “La Rosa Nera” a cui mando un forte abbraccio.
Marco Branca
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