Risvegliarsi dal sonno profondo nel quale l’ictus lo aveva destinato, ed iniziare ad esprimersi in una lingua diversa da quella madre. E’ successo esattamente questo ad un uomo di circa 80 anni che vive in Inghilterra, tale Alun Morgan. Il giorno in cui l’ictus lo colse, l’anziano inglese si trovava nella propria abitazione in compagnia della moglie, quando all’improvviso quest’ultima si accorse che Alun aveva perso i sensi. Chiamò i soccorsi ed i medici non ebbero alcuna difficoltà a diagnosticare un ictus piuttosto violento che gli causò la perdita della facoltà del linguaggio. Come infatti spesso accade, in seguito a questi generi di traumi, uno dei problemi più frequenti ed immediatamente riscontrabili alla ripresa del paziente è l’afasia. Nome sicuramente non molto noto dai non addetti al lavoro, ma terribile per chi è costretto a viverlo sulla propria pelle. Difatti l’afasia colpisce alcune aree del cervello deputate al linguaggio compromettendolo a volte parzialmente, ed altre volte totalmente. Il soggetto affetto da tale disagio non si rende conto della sua difficoltà e crede di riuscire ad esprimersi normalmente, come ha sempre fatto, quando in realtà nel l’esporre anche dei concetti semplicissimi, non riesce a dare un senso compiuto alla frase presentata.
Esistono diverse forme di afasia, ed addirittura una quasi completamente misconosciuta declinazione musicale detta amusia. Stesse difficoltà dell’afasia, ma che anziché lambire le facoltà linguistiche, compromettono quelle musicali. La stranezza del caso di Mr Alun, è riposta nel fatto che al risveglio il paziente riusciva ad esprimersi, ma lo faceva inconsapevolmente in una lingua diversa dalla sua. Non più in inglese dunque, ma in cimrico, ossia l’idioma del Galles. Una lingua questa da lui quasi completamente sconosciuta, infatti fu solo parzialmente praticata dallo stesso molto tempo addietro , si parla della seconda guerra mondiale per intenderci. Insomma ne venne a contatto, ma mai la padroneggiò o ebbe modo e tempo di praticarla in una fase successiva alla guerra. Una volta precisato ciò è chiaro lo stupore che il caso ha sollevato, come altrettanto scontato è il ricorso alla storia ed alla ricerca scientifica di casi analoghi nei tempi che furono. Gli studiosi che nel tempo si sono succeduti e che trattarono questi tipi di disagi furono tanti, ma pochi quelli eminenti. Tra gli studi ed i testi di riferimento vi è quello di Oliver Sacks, un neurologo inglese che in uno dei suoi testi più famosi va a snocciolare molte delle questioni legate all’afasia. Nel libro “ L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” , il capitolo che reca il nome de “ il discorso del presidente ” va ad analizzare alcuni casi simili a quello succitato. Sacks in questi casi parla di “ Sindrome dell’accento straniero “, una tipo di patologia che ha diversi precedenti a decorrere dal 1941, anno in cui per la prima volta se ne parlò a seguito del trauma che gravava su una paziente norvegese in seguito ad una ferita alla testa. Da allora circa una sessantina sono i casi documentati, ed esattamente oggi come ieri, sono capaci di stupirci e farci riflettere sulla geniale complessità della macchina uomo e di quanto ancora ci sia da scoprire riguardo la mente ed il suo funzionamento.
Francesco Lamanna
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