Pochi musicisti riescono ad emozionare con il solo ausilio della chitarra acustica. Alex Turner è uno di questi; entra ufficialmente nel club degli “unplugged”, a dispetto della sua fama casinara e casinista con i suoi Arctic Monkeys. Lo avevamo lasciato assieme a Miles Kane nel progetto dei Last Shadows Puppets ed il loro bellissimo The Age Of The Understatement, duo sixties di notevole caratura cantautorale che richiamava un po’ le atmosfere della swingin’ london dei bei tempi andati. Ma lo avevamo lasciato anche in balìa delle tempeste di chitarra elettrica dell’ultimo album degli Arctic, quell’Humbug nervoso e maturo che aveva scalato le vette di mezzo mondo, vera prova del fuoco superata a pieni voti dal giovane gruppo di Sheffield. Torna, in veste da solista, per fare da colonna sonora all’attesissimo Submarine, film del regista inglese Richard Ayoade, basato su un racconto di Joe Dunthorne.
L’EP si apre fra acustica e piano (e suoni spartani) con la splendida e fifties Stuck On The Puzzle, lennoniana e sentita nella sua interpretazione, ma che resta solo una brevissima intro dell’EP. Hiding Tonight resta sempre su toni dolci e acustici, sussurrata quasi, da un Turner che forse non avevamo mai conosciuto così prima d’ora. Glass in The Park rappresenta il picco di emozionalità del lavoro, portata via dal vento con una voce riverberata e sognante. E a proposito di vento, la tracklist ci porta a It’s Hard To Get Around The Wind, questa volta solo chitarra acustica e voce (la scelta di arrangiamenti spartani insomma la fa da padrone). Un pezzo che sarebbe potuto essere contenuto in un disco dei Cotton Mather (altro gruppo da scoprire).
Ma eccoci alla vera (e completa) Stuck On a Puzzle, che parte con una batteria pigra e sorniona seguita da un basso “gommoso” e da tastiere soavi. La giusta atmosfera per lo stile che Turner ha scelto per questa collaborazione cine-musicale. Il vero “crack” del mini album. Piledriver Waltz chiude tutto il lavoro con gli stessi toni in cui si era aperto, passata in due parti da un riverbero di chitarra e piano che crea un tappeto d’ansia notevole e intervallato da un inciso “waltzer” originale e azzeccato.
Sarà per la brevità del lavoro, sarà perché attendevamo Turner ad una prova più “soft”, ma Submarine EP sembra proprio destinato a rimanere una vera chicca di questa primavera. Attendiamo inoltre gli Arctic Monkeys in Italia il 3 settembre all’ I-Day Festival di Bologna, per presentare il loro quarto album da studio Suck It And See, assieme a Wombats Kasabian e White Lies.
Marco Della Gatta
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