“Il vero amore non lascia tracce. Come la bruma non lascia sfregi sul verde cupo della collina, così il mio corpo non lascia sfregi su di te e non lo farà mai”. Leonard Coehn
Ameneh Bahrami perdona aggressore. Coraggio e limiti di un’iraniana
Sfregio – sinonimo di graffio, cicatrice, deturpazione, insulto. Gli occhi del mondo sono puntati su una notizia di pochi giorni fa. Ameneh Bahrami ha deciso di perdonare l’aggressore che l’ha sfigurata. Lei, donna iraniana dagli occhi scuri e vivi, ha perso la vista per mano di Majid Moyahedi. Lui, pretendente rifiutato, decise di agire d’impulso e di cancellare il suo viso con l’acido. Questo accadeva nel 2004.
L’uomo era stato condannato a subire la stessa sorte, applicando la legge del taglione. La data dell’accecamento, attraverso la somministrazione di gocce d’acido negli occhi, era prevista per il maggio scorso. Rinviata di qualche mese, Ameneh ha deciso di non voler rispondere alla violenza con altra violenza e di “accontentarsi” di un risarcimento pecuniario. Molte donne non avrebbero optato per questa scelta. L’organizzazione non governativa indipendente, Amnesty International, anche in questo caso si è opposta ad un sistema giudiziario – arretrato di duemila anni come quello iraniano – oltre all’indifferenza sempre più accentuata verso la violenza nei confronti delle donne in questi Paesi. Che sia stato frutto di una costrizione oppure di un reale perdono, la scelta di Ameneh va comunque analizzata in un orizzonte ben più ampio.
Sono storie trite e ritrite quelle raccontate sulle donne islamiche. La tradizione è un qualcosa difficile da espellere dal territorio in cui è radicata. Dal 1979 è stato posto l’obbligo, per il sesso debole, di indossare l’hjab, il velo. Ai nostri occhi risulta una scelta criticabile, eppure molte di queste donne hanno lottato affinché questo particolare totalizzante della loro tradizione possa essere mantenuto anche nel nostro Paese. Per le donne viene sentito come simbolo di fede e non come sottomissione all’uomo. Si verificherebbe la stessa situazione se ad un’italiana venga proibito di portare al collo una croce o un rosario. Per quanto, nel tempo, la figura maschile abbia cercato di imporsi su quella femminile, le donne hanno conquistato ruoli importanti nella Società. Le professioni, una volta unicamente accessibili ai soli uomini, sono divenute praticabili anche dalle donne. La storia è un dato che avvalora questa tesi. Basti pensare a Shirine Ebadi che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2003, ma anche ai ruoli pubblici assunti dalle donne nella Repubblica Islamica Iraniana durante la presidenza Khatami e l’attuale Ahmadinejad.
Ma l’Iran resta un Paese ancora arretrato per quanto concerne i diritti delle donne. Soprattutto nei mesi estivi, molte vengono segnalate per circolare con un abbigliamento non conforme alla legge imposta dagli Ayatollah. Nel 2010 sono state circa sessantamila. Nonostante la “copertura totale” del corpo femminile abbia subito una battuta d’arresto, molti clerici chiedono nuovamente l’applicazione di questa legge per evitare – come in principio – che gli uomini possano avere pensieri sessualmente poco puliti nei loro confronti. La conseguenza tangibile? Insulti, violenze sessuali, aggressioni e arresti. Ancora più disarmante è sapere che non sono gli aggressori o i violentatori ad essere puniti. A quanto risulta le Autorità non li puniscono in quanto le loro azioni vengono assolte come “logica conseguenza dell’abbigliamento improprio e provocante adottato dalle donne”.
Roberta Santoro
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