Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto nell’ambito dello scontro di questi giorni tra sindacato e governo sull’Articolo 18. Il presidente ha affermato che “la manovra é il contributo che offriamo alla causa della salvezza dell’euro, attraverso uno sforzo ulteriore che dobbiamo insieme e innanzitutto all’Italia per salvarla da rischi estremi ancora evidenti”. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è stato stilato nel 1970 per disciplinare il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Scontro tra governo e sindacati, ma anche tra sindacati e imprese, prima ancora che si apra il tavolo sulla riforma del mercato del lavoro. L’argomento di contrattazione è: se le aziende avranno la possibilità di licenziare a piacimento devono avere anche l’obbligo di assumere immediatamente. A protestare contro l’ iniqua manovra Monti sono stati: medici, dipendenti delle pubbliche amministrazioni (dall’Inps alle poste) iscritti alla Cgil, Cisl e Uil Funzione pubblica, alla Fisascat Cisl, alla Uil Pubblica amministrazione e alla Cisl Medici. In tutta Italia ci sono stati presidi e manifestazioni per chiedere un cambio radicale della manovra nel segno dell’equità.
L’abolizione dell’art.18 senza prendere contemporaneamente iniziative concrete che agevolino delle nuove assunzione e soprattutto senza dei seri controlli nei confronti delle aziende per evitare che si creino delle situazioni di sfruttamento del lavoratore e di prassi dello straordinario, è totalmente inutile ed anzi controproducente a livello sociale. Gli schieramenti sono vari: parole che ricevono immediato sostegno dal Terzo polo, ma anche dal Pdl. Più cauto invece il Pd che lancia un altolà proprio sulla norma dello statuto dei lavoratori che tutela dai licenziamenti. E’ critico anche il leader di Idv, Antonio Di Pietro. La Fornero non ammette la protesta dei sindacati e si ritiene preoccupata per le implicazioni sul paese. I sindacati chiedono piuttosto di far pagare di più il lavoro precario. La Marcegaglia afferma che non c’é alcun attacco ai sindacati. Anzi, il clima di scontro non aiuta. C’é solo la necessità di modificare un mercato del lavoro che oggi palesemente non funziona, e in cui abbiamo una forte rigidità in uscita che non ha eguali in Europa ed un eccesso di flessibilità in entrata che penalizza i giovani e le donne; e abbiamo degli ammortizzatori sociali che vanno rivisti in parte.
Uno stato di fatto in cui un’azienda fa fatica ad assumere o assume di meno. Il punto è comunque, per il presidente di Confindustria, andare alla trattativa senza chiusure preconcette. Ma è dalla Cgil che arriva la critica più dura. Fammoni, dice che il governo potrebbe e dovrebbe fare una cosa utile ed urgente: discutere di riforma degli ammortizzatori sociali, estendendo la tutela a tutti quelli che ne sono privi, e soprattutto parlare di interventi urgenti per il 2012, anno in cui la recessione farà perdere altre centinaia di migliaia di posti di lavoro.
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