Una nuova, sebbene antipopolare pagina di storia è stata scritta da ormai due giorni in Grecia: dopo dieci ore di dibattito, il Parlamento ha votato a favore del piano di austerity, necessario per l’erogazione da parte della troika (Bce, Fmi, Ue), di un prestito di 130 miliardi di euro per la ripresa economica del paese, che rischia il default. Complessivamente 199 parlamentari su 300, hanno appoggiato la nuova proposta del governo, mentre ben 43 deputati, socialisti e conservatori, sono stati espulsi dai propri schieramenti per aver votato contro il piano.
Prevedibile la ribellione della popolazione, che negli ultimi giorni aveva già manifestato la propria disapprovazione per la nuova misura adottata. Ma la libera e legittima protesta di oltre 100 mila manifestanti in Piazza Syntagma, si è trasformata presto in tragedia. Secondo quanto è stato riferito dalla televisione di Stato, si sono verificati atti di violenza in tutto il paese, che hanno portato a scontri feroci fra polizia e gruppi di black bloc. Centinaia di negozi, cinema, banche e biblioteche, sono stati letteralmente distrutti ed incendiati dai manifestanti, mentre la polizia cercava di ripristinare l’ordine con cariche e lacrimogeni. Fra le fiamme e il caos si contano centinaia feriti, mentre, secondo le dichiarazioni del sindaco Giorgios Kaminis, il bilancio dei danni agli edifici della città è molto pesante.
Il premier Lucas Papademos ha dichiarato durante un dibattito che “il vandalismo e la distruzione non hanno un posto nella democrazia”, condannando la tragica reazione degli abitanti di Atene e delle altre città in preda alla violenza. D’altro canto, sembra ottimista nei riguardi della nuova misura adottata dal governo: “abbiamo davanti un piano che ci aiuterà a uscire dalla crisi economica. La ragione di questa crisi è che lo stato greco per molti anni ha speso più di quello che incassava”. Non è difficile quindi immaginare la delusione dei greci, che non hanno più fiducia nei loro leader politici. Come biasimarli?
Il piano di austerità, prevede un taglio di 15.000 posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione del salario minimo del 22% e un taglio delle pensioni del 15%. Una scelta necessaria, secondo il governo, per un paese che si trova sull’orlo del collasso finanziario, e che adesso fa totale affidamento sui fondi internazionali per il suo salvataggio. Ma Fmi e Ue sono molto diffidenti nei confronti della Grecia che in passato non ha mantenuto tante delle promesse fatte. Per questo, concederanno il prestito soltanto quando i leader metteranno ufficialmente in atto le riforme del nuovo piano.
Il tentantivo dell’Ue di tenere in vita la Grecia, turba il finanziere americano George Soros, che non crede sia questo il momento adatto per salvare il paese. Secondo Soros, infatti, la manovra, non solo renderà il resto dei paesi europei imprigionati nel pagamento di un prestito troppo impegnativo in questo periodo di profonda crisi, ma questa soluzione non sarà necessariamente favorevole per l’economia greca che, in caso di fallimento, trascinerà con sé il resto dell’Europa dichiarandone lo sfaldamento. Questo piano di risparmi potrebbe far riprendere l’errore che condusse l’America alla Grande Depressione nel 1929. Difficile non notare le somiglianze con quel periodo tormentato.
E’ ridicolo pensare che la gente possa sopravvivere con simili restrizioni economiche. Ed è difficile anche credere che questo prestito possa far riprendere così velocemente l’economia nazionale. Parte dei 130 milardi di euro dovrà essere riversato direttamente sull’economia reale per evitare una serie di reazioni a catena che porteranno il paese al collasso. Intanto si respira aria di sconforto al pensiero che qualcuno dovrà pagare ingiustamente per gli errori che hanno commesso i governanti.
Anna Panarella
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