Per la prima volta da quando è sceso in politica Silvio Berlusconi ammette il suo fallimento e nel libro di Bruno Vespa “Il Palazzo e la Piazza. Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo” (in uscita l’8 novembre da Mondadori Rai Er) chiede rivolgendosi ai cittadini dice «Pensavo di chiedere scusa agli italiani perché non ce l’ho fatta. La crisi ha cancellato i nostri sforzi, anche se noi abbiamo lasciato la disoccupazione al punto più basso degli ultimi vent’anni». Un mea culpa su quanto non sono stati in grado di fare i suoi governi che però viene prontamente accompagnato da rivendicazioni dei successi sul fronte economico-sociale. «Abbiamo garantito la pace sociale negli anni più duri della crisi impiegando 38 miliardi in ammortizzatori sociali. Abbiamo tagliato le spese ai ministeri con la prima vera spending review e attuato il più grande stanziamento sulla cassa integrazione della storia italiana».
Nell’intervista a Vespa il Cavaliere non guarda solo al passato. Al giornalista infatti spiega di aver scelto di fare un passo indietro e rinunciato a correre a Palazzo Chigi perché «alcuni leader del centrodestra sono afflitti da un vero complesso nei miei confronti e senza di me sarà più facile ricompattare gli elettori dell’area moderata dentro una sola coalizione» ma «sto ricevendo pressioni da tutti i miei di restare in campo come padre fondatore del Movimento» continua l’ex premier.
E in attesa delle primarie del 16 dicembre, ecco che Berlusconi rilancia la candidatura di Alfano, dicendo di lui: «E’ il miglior protagonista oggi in circolazione, il miglior ‘fico del bigoncio’, come si usa dire». «Angelino è preparato, è coraggioso, è uno che mantiene la parola data». E riguardo a quel “quid” che mancherebbe al segretario del Pdl, Berlusconi precisa di non aver mai affermato nulla del genere. «Alfano è il nostro segretario a pieno titolo e con il sostegno di tutti, e sarà lui a prendere gli accordi con le altre componenti del centrodestra. Se metteranno giudizio».
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