Si chiama “Library lost” – la Biblioteca perduta – l’operazione che la procura napoletana ha avviato in seguito alla “misteriosa” sparizione di oltre 1500 testi antichi conservati nella Biblioteca dei Girolamini, storica istituzione culturale della città di Napoli.
Risale a maggio del 2012 l’inizio dell’indagine, ad opera del Reparto Operativo dei Carabinieri, non appena fu scoperto l’ammanco gravoso nel patrimonio letterario della Biblioteca dei Girolamini; dello scandaloso furto alla cultura fu accusato, in primis, proprio il direttore della Biblioteca, Massimo Marino De Caro, attualmente detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale. I testi antichi, come è stato messo in luce dalle indagini, erano sottratti alla collettività per essere venduti al migliore offerente, soddisfacendo la brama e le tasche di alcuni “privilegiati”. All’epoca 500 preziosi volumi furono intercettati dalle forze dell’ordine italiane, grazie alla collaborazione con i colleghi tedeschi, prima di essere battuti ad un’asta a Monaco di Baviera, mentre molti altri furono rinvenuti in un box di proprietà di De Caro.
Oggi, le indagini proseguono: la Biblioteca perduta non è stata ancora del tutto rivendicata e probabilmente mai lo sarà, ma almeno altri responsabili di quello che il procuratore Giovanni Colangelo ha definito “un atto di brutale saccheggio”, sono stati scovati. Il gip di Napoli ha, infatti, emesso sei provvedimenti di ordinanza di custodia cautelare a Genova, Napoli, Ozzano dell’Emilia (Bologna), Porano (Trento) e Santa Maria Capua Vetere (Caserta) con le accuse di associazione a delinquere finalizzata al peculato, alla falsificazione ed alla ricettazione di migliaia di volumi antichi sottratti alla Biblioteca napoletana.
Tra gli indagati per concorso in peculato anche il senatore Marcello Dell’Utri, bibliofilo ed appassionato collezionista, il cui nome era spuntato nelle indagini fin da subito: questi avrebbe, infatti, ricevuto da Massimo Marino De Caro – la cui nomina a direttore della biblioteca fu proprio da lui suggerita all’allora ministro Galan – molti dei libri antichi appartenenti alla collezione dei Girolamini.
Scoperta anche la strategia attraverso la quale i libri erano prelevati dalla biblioteca e “rivenduti” sul mercato dell’antiquariato, una strategia che Colangelo ha definito “congegnata per mirato programma di smembramento, mutilazione, sistematico danneggiamento e illecito sfruttamento” del patrimonio culturale della Biblioteca napoletana. A Ozzano, infatti, ad essere raggiunto dal provvedimento di ordinanza cautelare è un legatore che, ricevuti i preziosi testi saccheggiati a Napoli, metteva al servizio del “sistema” la propria competenza, provvedendo alla meticolosa cancellazione del contrassegno della Biblioteca dei Girolamini presente in ogni volume.
Intanto, proprio mentre proseguono le indagini sullo scandalo della Biblioteca dei Girolamini, Napoli si ritrova a dire addio ad un altro baluardo della cultura letteraria locale: dopo la chiusura della storica libreria Guida in via Merliani, è l’altrettanto storica libreria Treves del centro storico napoletano ad approssimarsi al termine dell’attività. Dopo lo sfratto dai locali in via Roma nel 2006, il comune ha, infatti, concesso quelli attualmente occupati dalla libreria in piazza Plebiscito senza stipulare regolare contratto d’affitto, salvo poi presentare un conto da ben 160mila euro. La questione è finita persino in tribunale e, mentre il comune ha disposto già lo sfratto in caso di mancato pagamento, il proprietario della Treves Rino De Martino vede già all’orizzonte la chiusura della sua secolare libreria che, in tempi di crisi, non fornisce certamente le garanzie economiche di un tempo.
Sara Di Somma
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