Blù Maya

Blu Maya

E’ stato creato un nuovo inchiostro in grado di resistere per migliaia di anni, basandosi su una ricetta di vecchia data. Da dove vengono le proprietà eccezionali di questo inchiostro? Da un’antica formula di un pigmento Maya, un blu brillante che è sopravvissuto fino ai giorni nostri.

“Il pigmento è rimasto stabile per secoli nelle condizioni avverse della giungla” spiega Eric Dorryhee del Brookhaven National Laboratory. “Stiamo cercando di imitarlo con un nuovo materiale”.

Dooryhee ed un team i fisici francesi hanno speso gli ultimi anni studianto oggetti storici ai raggi-X utilizzando un sincrotone in grado di vedere la struttura atomica di artefatti antichi. Hanno finora analizzato cosmetici egiziani, vasellame romano, dipinti rinascimentali, ricreando alcune delle proprietà chimiche e fisiche di questi materiali ed imparando sempre di più ad imitare questi antichi composti per realizzare materiali moderni in grado di sopravvivere a lungo nel tempo.

Ed hanno scoperto le proprietà del Blu Maya. Al contrario della maggior parte dei pigmenti, il Blu Maya è estremamente resistente al deterioramento. Non solo è resistente all’erosione dovuta al clima, al calore ed alla luce, ma anche a quella di potenti acidi e solventi da laboratorio.

Il pigmento del Blu Maya è stato sviluppato circa 1700 anni fa, ed è stato scoperto nel 1931 nel sito di Chichen Itza grazie al ritrovamento di un vaso. Veniva utilizzato dai Maya per opere d’arte e rituali per la pioggia: da quanto hanno scoperto gli archeologi, oggetti sacri e vittime umane venivano ricoperte di blu e gettate nel Cenote Sacro, la dimora del dio della pioggia Chaak.

Il pigmento è realizzato bruciando l’incenso ottenuto dalla resina di alberi, e col calore ottenuto si faceva bollire una mistura di piante di indigo (hennè ottenuto dalla pianta Indigofera Tinctoria) ed un tipo di argilla chiamata paligorschite (allumino silicato idrato di magnesio a struttura pseudolamellare), un minerale utilizzato dai Maya anche per scopi curativi.

“Offrendo incenso a Chaak, i Maya combinavano due elementi curativi” spiega Dean Arnold, antropologo del Wheaton College che ha esaminato un vaso rinvenuto nel Cenote Sacro che presenta tracce di incenso e paligorschite. “Questo era significante per il rituale perchè la pioggia curava la loro terra”.

Le analisi a raggi-X di Dorryhee hanno scoperto il segreto del Blu Maya. Con il riscaldamento della mistura, le molecole di indigo riempiono un network di piccoli canali all’interno dell’argilla. L’indigo blocca i pori di superficie dell’argilla, prevenendo la fuoriuscita del colore.

L’argilla inoltre protegge l’hennè dall’ambiente. Agenti chimici aggressivi possono distruggere le molecole di indigo, cambiando il suo colore da blu a giallo; ma l’argilla previene l’attacco del tempo e delle sostanze aggressive, e salva il colore.

Per ricreare la combinazione utilizzando materiali moderni, Dorryhee ha ricreato con successo il Blu Maya con un materiale poroso chiamato zeolite, già noto per essere una componente di supplementi alimentari, cemento e detergenti, realizzando un pigmento blu in grado di resistere a lungo.

Fonte: Climatrix.org

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