La prevaricazione è sempre esistita, nel vecchio testamento Caino uccise il fratello più debole Abele.
Il Bullo: sopraffattore, prepotente, dispotico, tiranno e aggressivo, nelle scuole, tra i ragazzi c’è sempre stato.
Prima dell’avvento delle nuove tecnologie, questo fenomeno rimaneva confinato nella scuola e spesse volte era sconosciuto nell’ambito familiare.
Questa forma gravissima di prevaricazione, oggi, ha subito un radicale cambiamento, un’ involuzione, dovuto soprattutto alla diffusione in rete, attraverso i social network, d’immagini a dir poco raccapriccianti.
Questi piccoli e non solo odiosissimi “boss”, si arrogano il diritto di sottomettere ragazzi del tutto normali che non riescono a difendersi.
Quasi sempre, per non peggiorare il loro stato o per vergogna, le vittime non denunciano questi soprusi, neanche ai loro genitori, a volte questi ragazzi arrivano al suicidio.
La molla che spinge questi bulli a fare del male è la voglia di visibilità e di affermare la propria forza, e questa malsana maniera, ha origini nen radicate provenientisl dall’ambito familiare.
Zero educazione, zero colloquio con i propri figli, genitori che badando esclusivamente alle loro necessità, che vedono i figli come fastidio e ostacolo ai loro bisogni.
Le conseguenze di questi atteggiamenti malavitosi sono gravissime.
Le vittime vivono con terrore il dovere andare a scuola, la vergogna di essere chiamanti vigliacchi, lo scherno quotidiano cui sono assoggettati ha spesse volte risvolti drammatici.
La trasmissione in rete di queste continue violenze, sono sempre accompagnate da vessazioni, ingiurie e scherni senza fine.
Oggi si definisce cyberbullismo.
Porre un freno a questo stato di cose non è facile; a volte queste violenze sono segnalate come semplici scherzi, dove i familiari di questi odiosi ragazzi difendono a spada tratta i loro figli, non sapendo fare altro e non riuscendo a capire la gravità che questo comporta.
I due protagonisti di questa triste vicenda devono essere aiutati; il bullo perché altrimenti diventerà sicuramente un delinquente e la vittima perché difficilmente riuscirà a superare questo stato di inferiorità psicologica, che potrebbe avere nel futuro dei risvolti anche violenti.
PATRIZIA DIOMAIUTO
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