Valon Behrami, il miglior spot per Napoli e il Napoli. Sono bastati pochi giorni – una decina dal ritorno dopo il ritiro Dimaro – e l’incursore della Nazionale svizzera si è letteralmente innamorato di questa città e di questa squadra. Tanto da incoronarle, da metterle in cima alla sua scala di gradimento. A Napoli Valon ha ritrovato un vecchio compagno di squadra della Lazio, Goran Pandev, e scoperto, a qualche anno di distanza da quella esperienza romana, un grandissimo amico. Erano già legati in quegli anni, salvo poi perdersi un po’. E’ bastato rivedersi per ricreare il rapporto. E questi primi giorni a Napoli li vedono praticamente sempre insieme: a mangiare, a «rubare» un’ora di sole, che a Napoli non è difficile per niente, visto che il mare è lì e lo tocchi con la mano. Behrami è uno dei puntelli che Mazzarri ha voluto mettere al suo nuovo Napoli: gli serve un centrocampista che sappia inserirsi come fa Hamsik sull’altro fronte e che abbia nelle gambe anche la fase di contenimento. Valon sa farlo, non appena il suo fisico volerà (la nuova preparazione richiede ancora qualche tempo per farlo entrare a pieno regime di giri) il Napoli conoscerà tutta la sua forza. Valon a Napoli si sente già a casa. Poteva cambiare maglia a gennaio e lasciare Firenze per andare alla Juve: non se ne fece nulla. Sei mesi dopo il destino lo ha portato… di qua. Avrebbe vinto lo scudetto, ma perso la Coppa Italia proprio contro il Napoli se fosse diventato bianconero. Ora può provare a vincere la Supercoppa di Lega contro i bianconeri. Una cosa, comunque vada, conta per Behrami. «Il Napoli è la mia Juve». Basta e avanza.
La domanda, nata sotto il sole alto sul lungomare tutto pedonale che è uno spettacolo, con il mare piatto punteggiato dai gabbiani e Castel dell’Ovo, viene facile facile. Ma quanto è bella Napoli?
«Tanto. E io dico che è ancora più bella perché vivendola da dentro smentisce tutti i luoghi comuni sul suo conto. Napoli è straordinaria e il mare è la ciliegina. Io poi adoro il mare. La pressione, l’affetto della gente? Fa parte del gioco, se vieni qui ci vieni per questo, sai cosa troverai, Ma è bellissimo così. Non c’è un altro posto in Italia in cui ti senti veramente calciatore come qui. Forse non c’è nel mondo».
A gennaio no, stavolta sì. Doveva essere Juve nel mercato d’inverno, è stato Napoli ora. Che successe a gennaio?
«A gennaio successe che il momento era troppo delicato per la Fiorentina, andar via non si poteva, avrebbe significato abbandonare la nave. Il presidente mi chiamò e io misi subito la testa nella salvezza della Fiorentina. Però mi erano state promesse cose poi non mantenute. E allora è stato meglio così, meglio salutarsi».
Con rancore?
«No, senza alcun rancore, la Fiorentina la considero un’ulteriore tappa della mia crescita, la Fiorentina mi ha valorizzato e consentito di arrivare a Napoli. C’è gente straordinaria a Firenze».
Dalla possibilità Juve alla realtà Napoli. Due piazze diverse, belle e stimolanti in modo diverso. Come ha vissuto questo cambio di direzione?
«Chiarisco subito una cosa, come la chiarii al direttore Bigon la prima volta che mi parlò, per liberare il campo da equivoci, per far capire che la mia non era assolutamente una scelta di ripiego. Gli dissi: «Guarda direttore che per me il Napoli vale la Juve, in tutto. Per me il Napoli è un top club. E’ quello che penso».
Il Napoli è come la Juve: questo parametro creato per una scelta proviamo a trasferirlo sul campo. Il Napoli è come la Juve, quindi il Napoli lotta per lo scudetto?
«La Juve e il Napoli sono diverse, anche per il modo attraverso cui arrivano a fare il loro calcio. La Juve sulla carta ha qualcosa in più, non ultimo il ritorno alla vittoria che in un club titolato a caccia di riscatto significa tanto in termini di autostima. Il Napoli può colmare il gap con l’entusiasmo che ha dentro, con l’imprevedibilità. Quando dico che il Napoli è al top intendo dire che è una squadra in cui vai ad allenarti e sai che c’è un tecnico da cui puoi imparare e compagni da cui puoi imparare. Questo non capita ovunque».
Uno da cui imparare è Goran Pandev. Siete diventati inseparabili…
«Stiamo molto insieme fuori dal campo, è vero, ci troviamo. E’ stato bello riabbracciare Goran, lui ha fatto il suo percorso importante, oltre che forte ora è anche maturato molto. Un ragazzo solare, uno che pensa sempre agli altri oltre che a sé. Per me, insieme al capitano Cannavaro, Goran è un riferimento».
Una coppia come Pandev-Cavani, non ce l’hanno in molti. Che ne pensa?
«E’ verissimo, è tra le prime della serie A. Sono due fuoriclasse, starà a noi metterli in condizione di diventare devastanti. Ecco, se noi lavoriamo nel modo giusto per la squadra Pandev e Cavani sono i due che possono regalare entusiasmo, imprevedibilità e…».
E che può succedere?
«Nulla che si possa dire ora. C’è un punto di partenza, che sta nel migliorare la scorsa stagione e quindi tornare in zona Champions. Poi, siccome a me non piace pormi limiti, se scattano certe componenti, l’imprevedibilità, l’entusiasmo, allora si può stare a vedere…».
Cosa?
«Si può stare a vedere… E punto».
Mazzarri è..
«Un tecnico che prepara un’amichevole come una finale di Champions. Uno attento ai particolari. Uno che ti consente di sbagliare una volta e se lo rifai sono guai. Dà stimoli forti».
Cosa le chiede in campo?
«Qualcosa di diverso rispetto a quello che facevo alla Fiorentina, dove le mansioni erano più difensive. Mazzarri vuole profondità, inserimenti. L’interpretazione del ruolo in questo senso mi piace perché mi responsabilizza».
La Supercoppa è la prima occasione per vedere che effetto fa Napoli quando si vince.
«E’ vero, abbiamo l’obbligo di provarci e poi ripeto: la Juve non è così distante da noi, quindi…».
Quello che vediamo però non è ancora il vero Behrami…
«No, io sono un giocatore fisico e ci metto un po’. Ma sono contento del lavoro nuovo fatto in preparazione, stiamo rispettando le tabelle di marcia. Tra un po’ arrivo…».
In definitiva il Napoli secondo Behrami è nella prima griglia?
«Juve un pelino avanti, le milanesi e noi, con Roma e Lazio che la loro possono dirla sempre».
Questo ai nastri di partenza: con l’imprevedibilità e l’entusiasmo però…
Fonte: Corriere dello Sport
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