Diego Armando Maradona ha chiarito, tramite una mail riportata dal Corriere dello Sport, che il 5 aprile non sarà a Napoli per l’udienza davanti ai giudici tributari.
Troppo clamore. Troppe cose che non c’entrano nulla con la sobrietà che pretende un giudizio. Anche un giudizio tributario. Feste e festini, musica e canzoni, iniziative e comitati, senza dire, poi, di quel balletto di date sull’arrivo di Maradona a Napoli: oggi, domani, il 5 aprile, prima del 5 aprile. Ma a chi giova tutto questo? Di sicuro non a Maradona, il quale s’è scocciato d’essere tirato da questo o quello per la camiseta. E così, la notte scorsa, nel silenzio della sua bella residenza di Dubai, Diego s’è accomodato davanti al suo computer e ha buttato giù, di getto, una sua nota. Una messaggio affidato ad una mail. O, meglio ancora, una dichiarazione fatta di sentimenti e, soprattutto, voglia di far chiarezza.
«No puedo soportar que sigan utilizando a la gente de Napoli?». «No posso sopportare – scrive Maradona – che continuino a sfruttare la gente di Napoli che desidererebbe che il 5 aprile fossi lì per l’udienza davanti ai giudici tributari. Ma in questo – continua Diego – sono stato molto chiaro con il mio avvocato: quel giorno non sarò a Napoli perché impegnato a Dubai con il mio lavoro. Ho, infatti, un contratto da rispettare con il mio club, l’Al Wasl, e voglio farlo con tutte le mie forze e le mie capacità, come ho sempre fatto in questo Paese che mi ha ridato tutto ciò che altri mi avevano rubato. Ora – dice tornando al suo contenzioso con l’Erario – dobbiamo fare soltanto una cosa: pregare per ottenere un giudizio favorevole». E poi: «Lo ripeto: il 5 aprile non sarò a Napoli, ma ai napoletani voglio dire che li porto sempre nel cuore. Un saluto, infine, anche a quanti lavorano nel settore delle Finanze e del Fisco. Ecco, è questo che mi fa piacere sappiano gli italiani». Come dire: per favore, niente più clamori intorno a questa vicenda che per Maradona potrebbe significare anche una bella fetta di futuro.
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