Riccardo Montolivo due giorni dopo il rigore sbagliato a Kiev. La grande paura di uscire per il suo errore è passata? «Quando ho sbagliato il rigore mi è caduto il mondo addosso. Poi a centrocampo ero sereno, ero fiducioso, avevo sensazioni positive, per mia fortuna così è stato».
Germania-Italia non le fa tornare in mente Bayern-Fiorentina (qualificazione rubata ai viola di Prandelli, ndr)?
«L’importante è che non ci sia Ovrebo».
Che voto darebbe alla sua partita?
«Sono soddisfatto perché ho fatto una buona gara. Quel ruolo è difficile, delicato, giochi in una posizione di campo difficile, devo fare il centrocampista vero, entrare fra le linee, vedremo che succederà alla prossima gara».
E’ la sua partita del cuore, con la Germania. Chi la può fermare?
«Loro sono forti, hanno talento, è una formazione collaudata, sono tre tornei che arrivano in fondo. Ma conta solo quello che si farà in campo giovedì».
Qual sarà l’atteggiamento della Nazionale?
«Sarà lo stesso. Con la stessa voglia di giocare, siamo cresciuti anche in questo, ma dovremo sapere che avremo di fronte una squadra altrettanto forte».
Inghilterra poco propositiva, la Germania molto di più
«Sono partite diverse».
Letta l’intervista sul Corriere dello Sport-Stadio, abbiamo capito chi è il vero intenditore di calcio di casa-Montolivo: suo padre. Lui dice che non è un trequartista, ma un vecchio numero 8, alla Juliano, alla Bulgarelli, alla Claudio Merlo…
Sorriso di Riccardo: «Sono d’accordo con mio padre, non sono un trequartista, ho sempre fatto la mezz’ala. Contro l’Inghilterra, ho ricoperto un ruolo simile al trequartista. Penso di poter dare il meglio di me quando gioco dietro la linea della palla».
Nella Fiorentina ha fatto delle buone partite, senza raggiungere però il livello della Nazionale. Giocare con Pirlo e De Rossi la favorisce?
«So che giocare con Pirlo e De Rossi è un bel vantaggio. Ma in 7 anni con la Fiorentina ho fatto stagioni importanti. Tuttavia la partita di domenica è stata molto buona».
Capitolo-stanchezza: ne parlate fra voi?
«Centoventi minuti così si fanno sentire, due giorni di riposo in più sono tanti, noi abbiamo poco tempo per recuperare e preparare la gara, ma chi scenderà in campo tirerà fuori tutto».
Cosa hai pensato quando all’inizio dell’Europeo giocava Thiago Motta e lei era in panchina?
«Ero dispiaciuto, in questi due anni ho giocato tanto, ma non ho mai dato per scontato che sarei partito da titolare. Mi sono messo a lavorare per farmi trovare pronto».
Ci racconta il suo piccolo derby in famiglia? Padre italiano, madre tedesca
«Per me è una partita speciale, perché non posso nascondere le mie origini, un pezzo di Germania è dentro di me. Fino a 15 anni ho trascorso le vacanze a Kiel, nella regione di Schleswig-Holstein sotto la Danimarca, ho ancora amici con cui sono in contatto e c’è sempre mio zio Jochen Dippel, fratello di mia madre, ma mi sento italiano. Al 90 per cento mi sento italiano, amo l’azzurro, amo la maglia azzurra».
Un cronista tedesco gli fa una domanda nella sua lingua: qual è il difetto più grande della Germania. Montolivo la traduce per i cronisti italiani e poi risponde
«Quello che ha detto Prandelli è giusto, non esistono squadre invincibili, anche la Germania ha dei difetti, anche se pochi, cercheremo di scovarli, ma noi dobbiamo pensare a fare bene quello che conosciamo».
In cosa si un po’ tedesco?
«Nella freddezza, rigore a parte, nel carattere, sia dentro che fuori dal campo».
Il pericolo principale è Ozil?
«Sì, ho sempre detto di ammirare Ozil e Neuer, i giocatori più forti, i migliori della nazionale tedesca. Dovremo stare attenti».
Esiste un complesso di inferiorità dei tedeschi nei nostri confronti?
«Non credo. Però ci rispettano più di altre squadre e lo faranno anche giovedì, anche se hanno una grande sicurezza arrivando da 4 vittorie consecutive».
Dal 2006 a oggi la Bundesliga ha superato la Serie A
«Loro, a differenza nostra, hanno ragionato e lavorato più a lungo termine, sono stati più lungimiranti di noi, soprattutto come infrastrutture e questo ha fatto la differenza anche sul piano economico, hanno messo al primo posto il tifoso, ora danno un servizio migliore e questo crea un indotto a tutto il movimento».
Germania-Italia finisce ai rigori. Lei lo ribatte? Ci hai pensato?
«Me lo sono fatto il film in testa e adesso dico sì, mi presento sul dischetto. Un rigore ci sta di sbagliarlo, chi non lo tira non lo sbaglia. Poi uno capisce dalle sensazioni se è il caso di tirare o rinunciare».
L’Europeo e il passaggio al Milan possono aiutare a sgombrare dei dubbi sul suo valore?
«Un Europeo ti può dare qualcosa in più e anche giocare in una grande squadra la possibilità di spazzare via questi dubbi, sarà la mia missione da qui al prossimo anno».
Porterà le scarpette con due bandiere?
«Le scarpe sono così da quando ho iniziato a giocare a calcio, da una parte mio padre col tricolore, dall’altra mia madre Antje».
Prandelli le sembra cresciuto?
«In Nazionale ha mantenuto le aspettative, ora è uno dei migliori allenatori del mondo, ma era già bravissimo ai tempi della Fiorentina».
Fonte: corrieredellosport.it
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