È l’uomo del momento. Per i risultati e per altro. Molto del calcio di oggi – e non solo il Napoli – passa attraverso di lui e ne dovrà ancora passare. Aurelio De Laurentiis, presidente e «faro» del club azzurro, si è prodotto quest’anno in una campagna acquisti che sembrava fiacca ed invece, sinora, s’è dimostrata essere quella dell’acume, quasi del sesto senso. Fiuto, naso in un mercato senza confini. Molte le bandiere dei suoi calciatori: Argentina, Uruguay, Brasile, Marocco, Cile. Ha vivisezionato curriculum, esaminato highlights, contattato, trattato ed acquistato insieme col fido ds Bigon e col confronto continuo con Mazzarri. Salti immensi, anche di prospettive, si snoda così il progetto De Laurentiis. Gli è toccato, in otto anni, rimettere in piedi una società e un ambiente, è riuscito a far vincere Napoli nel calcio, ovvero risollevare un club e una città appassionata. Da qualche anno lancia pure talenti (Insigne, Vargas) e fenomeni del pallone (Cavani, Hamsik, Lavezzi). Tuttavia la ricostruzione non è sempre facile, anche quella che riguarda le giovani promesse che sul più bello s’inceppano e poi riappaiono in tutta la loro potenzialità, come in un gioco di specchi riflessi.
Presidente, cominciamo da Vargas? E poi gli altri giovani Fernandez, Uvini…
«Edu finalmente s’è liberato. Sapevo che sarebbe successo perché conosco il suo valore. Vargas e Insigne: puntiamo tantissimo su di loro e sono certo che ne vedremo delle belle. Mi dispiace per chi ha storto il naso, soprattutto per Vargas: dovranno ricredersi. Perché queste scelte non sono casuali,ma frutto di selezioni condotte con precisione quasi maniacale. È finito il tempo di chi ci evitava e non c’è più chi ci strappa i talenti dalle mani. Prima sembrava che tutti ci fregassero tutto. Quest’anno sul mercato volevano farmi fare cose che non mi convincevano,ho opposto la mia ragione ai tentativi velleitari. Trascorro ore ed ore della mia giornata per il Napoli, nonostante i miei impegni col cinema, ho anche commesso errori sul mercato, però sono contento di quanto fatto».
Insigne, primo giocatore del vivaio tra i titolari: Napoli cerca di produrre in casa top player?
«Stiamo lavorando con la Lega su un progetto che proietterà il settore giovanile in una dimensione nuova: una serie B con due gironi. Il primo competitivo con promozioni e retrocessioni, l’altro riservato alle squadre B del massimo campionato. Qui giocheranno i ragazzi della Primavera senza velleità di traguardi di passaggio di serie o l’angoscia di scendere di categoria. Già tredici club sono d’accordo sulla formula».
Scudetto:quando sarà possibile? Il Napoli è l’anti Juve?
«Siamo l’anti tutti: Juve, Milan, Inter… Ogni anno puntiamo al massimo. Abbiamo compiuto il ciclo Champions con buoni risultati. Stavolta abbiamo due team competitivi, possiamo fare bene su due fronti: campionato ed Europa League. Siamo un gruppo straordinario, un network virtuoso che ha il gusto, Mazzarri in testa, di vincere sempre. Beh, diciamo che potrebbe essere l’anno propizio per lo scudetto. E sottolineo quel potrebbe, è un condizionale…».
Quando e come ha deciso di fare quell’accordo con Cavani?
«Sono volato a Cardiff durante le Olimpiadi con Chiavelli, il nostro ad, e il procuratore di Cavani. Lui era impegnatissimo negli allenamenti e nel suo albergo non c’era nemmeno una camera libera per ospitarci, abbiamo condotto una trattativa a spizzichi e bocconi: Cavani discuteva con noi, poi tornava ad allenarsi, tornava da noi per definire e poi andava a completare la preparazione. Abbiamo diviso anche i panini, quando Edinson non riusciva a pranzare con la Nazionale. Infine abbiamo messo nero su bianco nei miei uffici di Roma e poi firmato il contratto a Castelvolturno. Cavani mi è simpatico? È più scugnizzo di Lavezzi».
Mazzarri ha detto: io e il presidente siamo due treni paralleli. Il suo contratto nel 2013…
«Ci rispettiamo molto perché non metto becco nel suo lavoro e lui nel mio. Il nostro rapporto è molto migliorato perché credo che Mazzarri abbia capito che non c’è un padre padrone, ma una famiglia che tende sempre a migliorarsi per seguire un fine. Contratto? Nessun problema. Non abbiamo avuto l’opportunità di riparlarne, ma Mazzarri è così: immaginate che oggi non pensa nemmeno alla partita con la Lazio, l’obiettivo principale è la prossima gara. Catania e basta, insomma. Non voglio disturbare il suo metodo di lavoro. Quando entrambi lo riterremo opportuno parleremo del rinnovo. Ma mi sento di dire che tra me e lui non ci sarà alcun problema».
Quando ricorda il 2004, cosa pensa? Era l’anno della rifondazione.
«I miei amici mi diedero del pazzo. Abbandoni i progetti del cinema per un mondo che non conosci?Mi accorsi che, invece,avevo visto giusto quando giocammo col Cittadella: 60mila, forse 80mila con gli ”imbucati”. La passione guidava me e il grande popolo del Napoli. Ma dovevo fare di più. Un giorno percorrendo via Marina vidi dei bambini giocare con le maglie dell’Inter, del Milan. Chiesi: e quella del Napoli?Mi risposero:ma la squadra ormai gioca in terza serie. Capii che bisognava risollevare l’orgoglio dei napoletani. Così ho fatto, così è stato».
San Paolo, l’eventuale ristrutturazione o lo stadio nuovo?
«Impianti di 100mila posti non hanno futuro, così come gli stadi inglesi, tedeschi o spagnoli. Il futuro è legato alle nuove tecnologie e a quello che le recenti generazioni di tifosi chiedono. Aspettiamo la nuova legge sugli stadi e le normative Uefa, che cambiano di continuo. Comunque sceglierò il San Paolo, perché è la casa degli azzurri ed è stata la casa di Maradona, di Ferlaino, un presidente straordinario che ha vinto due scudetti. Ora l’impianto ha bisogno di lavori voluti dall’Uefa, il contenzioso col Comune è praticamente risolto e con i nostri soldi saranno eseguiti i lavori necessari, chiesti dall’organismo europeo».
Purtroppo la violenza torna ad oscurare quanto di buono fatto dal Napoli, tifosi svedesi accoltellati.
«Ferma condanna,voglio però capire bene la dinamica dell’accaduto. Pur se tutto ciò è assurdo».
A qualche chilometro da Napoli domani gioca il Quarto, la piccola squadra che ha già vinto il titolo della legalità e dell’anticamorra. La Nazionale con Prandelli si allenerà conquesti giocatori di qui a poco.
«Un gesto, ma questi sono quei gesti che hanno un altissimo valore ed un profilo altrettanto importante. Sono orgoglioso come imprenditore di calcio. Vorrei ospitare il Quarto per un allenamento insieme col Napoli a Castelvolturno. Se ci saranno le condizioni apriremo le nostre porte a questi ragazzi».
Fonte: Il Mattino
Riproduzione Riservata ®