Il più grande spettacolo dell’ultimo week end partenopeo è in quell’ora e mezza di calcio intellettivo allo stato puro, il senso pieno dell’estetica da gustare in ogni angolo del campo a cresta alta: si scrive Hamsik e rileggendo Napoli-Parma ci si lascia dondolare dalla sapienza delle giocate, dalle intuizioni che sgorgano a ritmo continuo, dalla capacità di scrutare gli spazi da andare ad occupare, quelli da aggredire, nella naturalezza con cui salta l’uomo, dalla semplicità di scovare gli angoli di passaggio per un assist. In quella domenica d’enciclopedica conoscenza è racchiusa la sintesi d’un talento no limits, mediano o interditore, mezzala e incursore, rifinitore e – all’occorrenza, pallone tra i piedi – persino regista; una visione, ed un’applicazione, a trecentosessanta gradi degli schemi, concentrati in quel genietto che da sempre, e adesso in maniera persino sontuosa, diviene il vanto dell’Est e l’oro luccicante, abbagliante, di Napoli.
Hamsik, ma cosa si è messo in testa?
«C’è dell’altro, oltre la cresta».
Ma si è rivisto?
«No, però mi sono piaciuto già durante la gara. E alla fine avevo l’impressione d’aver fatto una buona prestazione».
La più bella partita dei suoi cinque anni napoletani: possiamo?
«Forse sì. Penso di averne giocate parecchie ad un accettabile livello e questa va inserita tra quelle».
Le è mancato solo il gol….
«Però un assist come quello lì a Pandev vale quanto un gol. E poi m’ha dato soddisfazione. Dà gusto mettere un compagno davanti alla porta spalancata per appoggiare il pallone in rete».
E’ proprio vero che questo è il suo mese.
«Speriamo che duri, speriamo anche che stavolta non ci sia il periodo di letargo. In genere capita in pieno inverno, comincia a gennaio e finisce verso fine febbraio. C’è tempo, insomma….».
Una volta fu persino capace di farsi espellere: ricorda?
«Eccome no, quel cartellino rosso m’è costato pure ventiduemila euro di multa. A Verona, contro il Chievo».
Una delle vostre bestie nere…
«Un’altra è il Catania: troviamo sempre difficoltà a giocare lì. E domenica guardate un po’ dove andiamo…».
E allora torni al Parma: partita (quasi) perfetta.
«Bella, intensa. E’ stata possibile realizzarla perché abbiamo affrontato un avversario che non se n’è stato chiuso ma ha deciso di giocarsela. Certo, il rigore dopo due minuti ha agevolato la giornata ed ha sistemato tatticamente la sfida in maniera diversa».
E al resto ha pensato Hamsik: assist per il rigore su Pandev, assist per il gol di Pandev, giocate sublimi ed una interpretazione del ruolo originale, anzi personale.
«Sentivo la gamba, la sensibilità con il pallone. E poi spesso dipende dalla posizione dell’avversario e dal sistema di gioco altrui. Però basta complimenti al sottoscritto, ha vinto il Napoli».
Ha detto Mazzarri: Marek è un campione vero.
«Lo ringrazio. Ma in questo Napoli di campioni ce ne sono tanti e lo dicono i risultati delle ultime stagioni».
Non le piace neppure che le diano del leader…
«Penso siano etichette. E poi l’unico giudice è il campo. Io ci vado in allegria, voglio divertirmi e vincere e qui ci sono le condizioni affinché ciò accada».
Primo in classifica: le era mai successo?
«Non ricordo ma so bene che sono riuscito a vincere un campionato solo con le giovanili in Slovacchia. Dunque…».
E’ in credito e deve fare in fretta…
«Quest’anno siamo consapevoli di potercela giocare con chiunque. Diamo l’impressione d’essere più maturi, ma avvertiamo pure noi questa nuova dimensione e penso che le prime tre partite l’abbiano dimostrato, soprattutto quella con la Fiorentina. Un anno fa, ad esempio, non avremmo vinto quel match».
Troviamo un difetto a questo Napoli.
«Per evitare rischi inutili, bisogna mettere il risultato al sicuro quando se ne hanno le possibilità. E a noi contro il Parma sono capitate una serie di occasioni….Poi va a finire che si prende gol in chiusura di primo tempo, che si corrano rischi inutili. Quante palle-gol abbiamo sbagliato a inizio ripresa?».
E quel Pandev lì l’ha stupita?
«Dovrei dire di no, perché lavora con noi da un anno. Io lo conosco, ma mi verrebbe da dire pensavo di conoscerlo: so quanto è forte, ma adesso mi sta stupendo».
Su Cavani s’è già scritto tutto e su Insigne…
«Ha meritato tutto quello che sta conquistando. E’ partito dalla serie C, è passato dalla serie B, è arrivato in A ed ha segnato in fretta. Ha qualità ed è un ragazzo con un suo equilibrio: posso solo dirgli bravo».
Il destino del Napoli, per mettere in difficoltà Mazzarri: dover «convivere» con quattro tenori.
«Ma qui è un coro di tenori, non siamo solo in quattro. Nel Napoli non mancano i campioni, che stavolta sono maggiormente convinti delle proprie forze. Ecco il motivo della mia frase: quest’anno possiamo giocarcela con chiunque. Sappiamo cosa vogliamo, siamo più forti anche dentro».
Cosa le hanno detto tre partite di campionato?
«Che la Juventus è la favorita per lo scudetto; che la Lazio sta stupendo: ha cambiato tecnico ma sta ancora tra le grandi; che la sorpresa può essere la Fiorentina: contro di noi non meritava di perdere e a tratti ci ha messo anche sotto».
S’aspettava un Milan in crisi?
«Cambiare tanto e soprattutto calciatori così importanti rappresenta un pericolo. Non entro nelle vicende altrui, però è chiaro che le modifiche alla struttura e la perdita di talenti ha inciso. Ma club così poi reagiscono».
Il Catania subito e poi, per voi, la Lazio al San Paolo e la Sampdoria a Marassi: due avversarie con tre vittorie su tre, allo stato attuale.
«E dunque indicazioni importanti per l’immediato e anche per il futuro. Alla prossima sosta se ne potrà sapere di più, però siamo sempre agli inizi e la stagione resta lunghissima. Noi vedremo dove potremo arrivare, anche se io so benissimo cosa vorrei…».
Possiamo immaginarlo, meglio se lo svela in persona…
«Detto e ribadito: vincere uno scudetto qua sarebbe fantastico. Ho ancora dinnanzi agli occhi le scene dopo il successo all’Olimpico, sulla Juventus, in coppa Italia. Siamo un gran bel gruppo, abbiamo alle spalle una società seria, che ha un progetto e lo porta avanti da anni».
E un allenatore che…?
«Per noi ha rappresentato, sin da quando è arrivato, il valore aggiunto. Ha ottenuto risultati, ci guida con sicurezza, rappresenta un raro esempio di longevità: in Italia non c’è l’abitudine di far durare così a lungo un tecnico e lui è qui da quattro stagioni e continuiamo a migliorare».
L’Hamsik alla napoletana è divenuto scaramantico come pochi.
«Lo sono sempre stato e non vi inganni il numero 17, quello è il mio portafortuna. E non potrebbe essere diversamente per uno che è nato il 27-7-1987. Però quando si parla di certi argomenti, io tocco ferro».
Giovedì si gioca, vorrà riposare un po’…
«Decide il mister, io eseguo. Ma se chiama, rispondo: mi piace un sacco».
Potrebbe toccare ad El Kaddouri, il suo erede designato.
«Gli auguro di far bene, di inserirsi e dimostrare ciò che sa fare. Speriamo sia il campioncino che si dice, noi li vogliamo così».
Ha visto, neanche una domanda di mercato..?
«Sì ma voi mi dovete un gol, perché quello che con la Fiorentina avete assegnato come autorete di Borja Valero è mio. Ho toccato il pallone….».
Fonte: Corriere dello Sport
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