Il turco napoletano che s’aggira divertito in questa valle d’ottimismo (controllato) è in realtà un uomo (inconsapevolmente) carico d’oro, l’acquisto più sontuoso dell’era De Laurentiis, diciotto milioni di euro cash, cinquecentomila in più di quanto costò Cavani. per sottrarlo – l’estate scorsa – alla Juventus e poi al Wolfsburg, forse all’Arsenal e magari ai russi spendaccioni. Ciak, si parla: e in quella confessione a trecentosessanta gradi, Gokhan Inler può finalmente dire tutto ma proprio tutto, senza negare neanche l’origine d’uno scherzetto alla barriera dell’Udinese (fatalmente) spostata sulla punizione di Cavani, l’apripista per un pareggio insperato immediatamente dopo lo choc di Chelsea. Il racconto senza filtri di quel regista di precisione svizzera è la news più insospettabile d’una estate che rimuove la scorza di prudenza e d’umiltà di un Inler regalmente all’assalto del futuro: «A me piace tanto poter essere il leader di questa squadra e poi io sono anche un vincente». Il centrocampista più tecnologicamente avanzato – un clic sul mouse per aggiornare il proprio sito, due rapide battute sul twitter personale e su quello del Napoli – fa un passo indietro in campo, per caricarsi il Napoli sulle spalle e guidarlo come piace a lui, e due avanti nell’immaginario collettivo che può scoprire – non solo nei tackle la determinazione nel metterci la faccia e il piede, come a Stamford Bridge, destro terrificante nell’angolo basso, poi la linguaccia per esultare a modo suo. Il «nuovo» Inler sfila nell’ombra della zona nevralgica e poi la illumina di suo, offrendosi con autorevolezza alle sfide che verranno: mamma, li turchi….
Ma lo sa, Inler, che è lei il pezzo più pregiato del Napoli?
«Non ci avevo pensato, né ci penserò».
Il gioiello più costoso: batte anche Cavani.
«E vabbè, me ne farò una ragione. Ma io devo concentrarmi sul campo, non sulle statistiche».
State attrezzando la Nazionale svizzera.
«Conosco bene Behrami e posso dire ch’è forte. Con lui, con Blerim, siamo molto affiatati, c’è sintonia, c’è affetto, c’è amicizia. E il Napoli ha fatto un grande acquisto».
E dunque siete ancora più competitivi?
«Il segreto del Napoli, che ormai più segreto non è, sta nella continuità del progetto: siamo rimasti praticamente tutti; vero, è andato via il Pocho, che ha qualità notevoli, ma Insigne ci sa fare. E poi noi ci conosciamo benissimo, sappiamo tutto l’uno dell’altro. E poi c’è Mazzarri….».
Scendiamo nei particolari, con ironia: tra Guidolin e Mazzarri – con rispetto parlando – qual è il più «stressato» in vista della partita?
«Bella sfida. Ma uno sa come scaricarsi con la bicicletta e l’altro fuma come un turco».
Non si sbilancia: definizione di Mazzarri?
«E’ il nostro punto di riferimento, concentra tutte le sue attenzioni su qualsiasi dettaglio. E poi è democratico: parla e decide lui, ovviamente, ma ascolta anche molto le opinioni dei calciatori».
Le ha costruito una squadra intorno.
«Io faccio quello che mi chiede, però così mi piace. E mi piace sentirmi il leader di questa squadra».
Uno dei calciatori più tecnologicamente avanzati.
«Ora c’è pure il twitter della società. E’ un modo per dialogare con i tifosi, ai quali bisogna riservare spazi meritati. Non immaginavo che potesse essere così forte il legame tra squadra e gente».
Com’è cambiato il calcio italiano, rispetto a quando è arrivato?
«Molto ma non moltissimo. Pure all’epoca c’era grosso equilibrio, una favorita per lo scudetto può perdere con chiunque, pure con una che lotta per la salvezza».
Ma ora se ne vanno le stelle…
«Non viene meno il fascino di un campionato sempre incerto, con club di spessore internazionale. Il calcio più bello si gioca qui, la stagione più incerta si vive qui. E ora che sono partiti Ibrahimovic e Thiago Silva, siamo tutte più vicine. Anche se il mercato è lungo e penso che il Milan, vedrete, qualcosa farà. E poi ha tanti altri campioni».
Quali sono stati gli idoli di Inler?
«Li metta in ordine alfabetico, sennò poi voi ci fate le classifiche: Gerrard, Lampard e Pirlo».
E allora lo dica lei chi è il primo della lista?
«Gli Europei me lo hanno confermato: Pirlo sta avanti a tutti. Complessivamente e non solo per il modo in cui gioca. Ma per come affronta le gare, per il suo stile».
A Napoli lei s’è fatto furbo: ricorda Udine?
(Sorriso prolungato….) «Certo che sì. M’è venuto spontaneo, quel movimento, quando Cavani è andato a battere. Ed è riuscito. Ma a me piace giocare pulito… Anche se pure io a volte sono un po’… no, non si può dire, quella mi sembra sia una parolaccia».
Troviamo un aggettivo-corrispettivo…
«Non penso che si possa».
Con lei non conviene scherzare, ci prenderebbe a cazzotti.
«Il pugilato mi piace e Patrizio Oliva, mio allenatore da quando sono a Napoli, me lo ha fatto apprezzare ancora di più. E’ venuto fuori un gran bel rapporto, con lui».
Sarà per questo che gli allenatori la fanno giocare sempre….
«O forse perché c’è stima con ognuno di loro. Il rispetto dei ruoli è sacro. Io sono corretto, loro lo sono stati con me. Mi è stato concesso sempre di esprimere la mia opinione».
Dica la sua sullo scudetto…
«La Juve ha meritato, non ha mai perso….».
No, sul prossimo.
«Voi giornalisti, cercate sempre il titolo. La Juve sembra più forte, però a Roma abbiamo vinto noi. E se vuole rivincere, deve confermarsi».
La sua partita più bella a Napoli?
«Con Manchester Ciy e Chelsea mi sono piaciuto molto, ma m’è andata di traverso l’eliminazione. Potevamo approfittare su 2-1 per loro, ma il calcio è questo. E poi contro l’Inter, il 3-0 in casa loro: penso sia stata la nostra partita perfetta».
A proposito, all’Inter c’è uno dei suoi amici più cari.
«Handanovic è straordinario. Siamo rimasti in ottimi rapporti, ci sentiamo: a Udine, a fine gara, dopo l’episodio della punizione, ci ho scherzato su; e pure lui. Penserà che riprovi qualche altra cosa, a San Siro o al San Paolo: stia tranquillo. Semmai potrei fargli uno scherzetto in Svizzera-Slovenia, qualificazione per il mondiale. A proposito: pure Benatia e Coda sono amici miei»
Ripartite dalla finale di Coppa Italia.
«E a Pechino sarà una gran bella atmosfera. Si gioca subito per vincere e si parte alla pari: poi vincerà chi arriverà con più forza nelle gambe, con più velocità. Penso che entrambe avremo fame».
I suoi ultimi due anni sono stati niente male.
«Qualificazione in Champions con l’Udinese; poi, la vittoria all’Olimpico e la qualificazione in Europa League. Sono qui per essere un vincente. E Mazzarri pure lo è. E pure i miei compagni. Pensiamo solo a lavorare per migliorarci».
Il suo primo anno napoletano com’è stato?
«A me è sembrato buono. Ho scoperto una città meravigliosa, non ho avvertito alcun tipo di difficoltà, sono entrato a far parte di una squadra che è una famiglia. Sono in un club evoluto, che ha obiettivi precisi: De Laurentiis mi ricorda Pozzo, c’è una pianificazione che stupisce».
Mai avvertita tensione?
«Mai. E’ chiaro che qui esistono pressioni maggiori che altrove, ma bisogna avere la capacità di saperle sopportare. Anzi, essere in questo contesto mi entusiasma, mi dà soddisfazione».
Si travesta da mago, dopo essersi presentato come re Leone: scegliamo la griglia delle favorite.
«Non cado nel tranello, anche perché c’è tanto mercato davanti. E comunque si riparte da zero, è un altro campionato e non mi interesso delle altre. Penso solo al Napoli».
Ma i capelli non le danno noia?
«Così corti? Macché. Sa cosa faccio, per divertirmi un po’: lancio sul mio sito il sondaggio, come preferite Gokhan Inler? Lascio scegliere ai nostri tifosi».
Fonte: Corriere dello Sport
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