Un applauso all’ingresso in sala stampa. Il modo per dire a Cesare Prandelli «Grazie lo stesso», che strappa il sorriso al Commissario Tecnico dopo il triste epilogo della finale. «Prima di entrare qua, in questa sala stampa i miei pensieri non erano tanto belli, mai avrei pensato di dover ringraziare i giornalisti per questo applauso sincero. Al di là delle opinioni, ci deve essere stima umana. A volte non c’è critica costruttiva, ma avete fatto questo applauso in maniera spontanea. Siamo orgogliosi di questa Italia, soddisfatti, per la prima volta mai una polemica, per la prima volta una panchina si alzava e andava a salutare l’altra panchina e li abbiamo sorpresi. Secondo me anche voi giornalisti ci state credendo». «Abbiamo la necessità di cambiare – continua il CT – Unico rammarico è non aver affrontato la Spagna con due giorni in più. Dobbiamo riconoscere la grande superiorità della Spagna. Le squadre giovanili spagnole giocano tutte come la prima squadra, noi siamo stati più isterici, più frenetici, non abbiamo una linea, anche se da due anni a questa parte il lavoro del nostro settore giovanile è molto ben avviato».
ZEMAN MI DARÀ UNA MANO – «Dovremo programmare e valutare i giocatori giovani, anche se mi auguro che Pirlo continui a giocare per altri due anni perché ha la potenzialità e la volontà di giocare per altri due anni. Ma devi far crescere uno al suo fianco, solo che se questo non fa le coppe come fa a crescere? Chiediamo di verificare la crescita di questi ragazzi ogni due mesi (gli stage, ndr), altrimenti che progetto è? Che obiettivo abbiamo?». Poi una riflessione sulla nuova Roma di Zeman:«Conoscendolo avrà la volontà di far un calcio propositivo, mai guardato alla carta d’identità, quindi saranno giovani». Se avesse vinto, avrebbe lasciato la panchina della Nazionale? «La vittoria avrebbe fatto bene a tutti, ma avrebbe fatto perdere l’equilibrio a tanti. C’è voglia di cambiamento, voglia di rinnovo. Ma forse non siamo ancora pronti a vincere, quando lo saremo, saremo anche pronti a rivincere».
ECCO I MIEI SASSOLINI – I sassolini: «Quando ho fatto le convocazioni non è stato messo in risalto quali giocatori avevo convocato ma che avevo convocato mio figlio. Qualcuno ha messo in risalto che avevo convocato mio figlio. Mio figlio è un professionista, avevo bisogno di lui. Lì non ci sono rimasto male, di più. La critica sportiva l’accetto, ma quando vai ad attaccare la persona allora non l’accetto. Leggere e sentire quelle cose mi hanno ferito umanamente». Altro sassolino: «Quando dico che la Nazionale non frega a nessuno è la verità. Quando si gioca Italia-Inghilterra? Il 15 agosto. E la Supercoppa Juve-Napoli? Il 12 agosto. Non c’è sensibilità».
TANTE TELEFONATE, ANCHE CAPELLO – «Ho ricevuto molti messaggi, stamattina una telefonata di Fabio Capello che mi ha fatto molto piacere. Ma ne arriveranno altre da parte di allenatori e di direttore generali. La cosa bella è che mi dicono tutti: “vi siete comportati bene”. Ieri c’era Mino Favini, una persona che può unire tutta l’Italia».
IL BILANCIO – Il bilancio di Prandelli: «Abbiamo organizzato questa spedizione come se fosse per la gente, noi siamo stati generosi, questa squadra è stata generosa, uso le parole di Napolitano. E poi ci sono state giornate straordinarie con Don Ciotti, ad Auschwitz, all’ospedale dei bambini malati, queste sono le cose belle che restano alla gente. Una partita che scelgo in questi due anni? Quella con l’Uruguay (sconfitta a Roma 0-1, ndr): abbiamo ricevuto complimenti da tutto il mondo e invece critiche dal nostro ambiente».
FUTURO – Sul futuro. C’è una condizione per andare avanti in questo progetto? “Se non avrò quello che ho chiesto fra sette-otto mesi ci sarà da fare una riflessione“.
Fonte: corrieredellosport.it
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