Campionato, Cassano, i nuovi, le prospettive azzurre. Cesare Prandelli ha aperto la sua dieci giorni azzurra per le qualificazioni al mondiale 2014, (il 7 a Sofia contro la Bulgaria, l’11 a Modena contro Malta), parlando di tutto.
Prandelli, che sensazioni le ha trasmesso questo nuovo campionato?
«Mi pare un bel campionato, già caratterizzato da una buona intensità di gioco. Il discorso vale soprattutto per Juve, Napoli e Roma. Mi pare si siano espresse già a livelli europei».
Juve squadra da battere
«La Juve ha già dato un’impronta. Ma c’è grande curiosità per le due romane, la Roma ma anche la Lazio. Mi pare che al di là delle milanesi e del Napoli, quello che sta esprimendo la squadra di Pektovic è molto interessante: il suo è un segnale forte».
Il Napoli può essere la vera anti Juve?
«Il Napoli ha il vantaggio della continuità. Ho sentito Mazzarri dopo il successo sulla Fiorentina: «Non meritavamo ma siamo stati capaci di vincere». Ecco questo lo puoi fare grazie alla continuità».
A proposito di continuità, l’Italia parte nelle qualificazioni da vicecampione d’Europa
«Ma io sono preoccupato per venerdì. La Bulgaria è una squadra rinnovata ma orgogliosa. Giocheremo in uno stadio difficile. Insomma mi aspetto ante situazione che possono crearci difficoltà. Siamo vice campioni ma a Sofia sarà dura. Il nostro è girone difficile, unico con tre squadre arrivate alla fase finale di Euro 2012, più l’Armenia rivelazione. Dunque solo dopo la qualificazione penseremo al mondiale».
Come deve essere letto il ritorno di Pazzini e Osvaldo?
«Senza Balotelli penso di cambiare qualcosa. Confermando che tutti hanno possibilità. A proposito di Osvaldo posso dire che non è cambiato nulla per me: avrebbe potuto essere all’Europeo ma alla vigilia, in primavera, l’ho visto troppo nervoso, quindi l’ho escluso perché non volevo recuperarlo sul piano psicologico. Ma tecnicamente mi è sempre piaciuto».
Un giudizio su Insigne, suo ultimo deb
«Non mi sta sorprendendo. Ci sono moduli che esaltano certi giocatori ma lui ha qualità importanti, come sta dimostrando passando da Zeman e Mazzarri».
Può spiegare l’esclusione di Cassano?
«E’ un discorso ampio: non ho chiamato Chiellini e Thiago Motta perché si sono fatti male all’ultima partita dell’Europeo. Dunque in un certo senso abbiamo causato un danno alle società, loro hanno fatto meno vacanza, sono rientrati da poco. Per quanto riguarda Antonio, lui stesso ha detto che ora è al 60%. Qui non abbiamo possibilità di recuperare giocatori ma la necessità di vincere le partite».
Dunque Cassano non è scomparso dal suo orizzonte
«Ora non posso giocarmi un cambio come all’Europeo, quando abbiamo scommesso sulla qualità che poteva comunque darci. Lui deve tornare in forma poi saranno solo scelte tecniche».
Si aspettava la polemica di Antonio con il Milan, dopo quello che il club aveva fatto per lui anche sul piano medico?
«Non l’ho seguita, lo scambio Pazzini-Cassano mi sembra un’operazione voluta dai due club, il resto non lo giudico».
Come giudica il nuovo corso dei club che in tempi di crisi danno spazio ai giovani italiani, come il Milan? Un vantaggio per lei?
«Credo di sì. Due anni fa, Supercoppa Inter-Roma, in campo c’erano solo due italiani, ora molto è cambiato. Quello del Milan credo sia un progetto tecnico, più che frutto della crisi ma di certo per la Nazionale è un vantaggio».
Un mercato a misura di Nazionale, si potrebbe dire
«In un momento di crisi economica di solito la necessità diventa l’obbligo di trovare altre strade, fantasiose e rischiose. Sono convinto che grandi giocatori fanno la differenza ma è la squadra che li porta a farla. Io sono altrettanto convinto che vedremo un grande calcio in questa stagione, dovranno fare qualcosa in più anche gli allenatori, e i giocatori si sentiranno tutti coinvolti, anche i giovani».
Giovani certo, poi arriva Totti e dimostra di essere da Nazionale, a 36 anni…
«Francesco starebbe qui benissimo, se mantenesse sempre questa forma. Ma il mio progetto è diverso. Totti è il calcio, la voglia è che non smettesse mai, però speriamo ci siano giovani che possano prendere il suo posto».
Come Giovinco
«Lui il salto di qualità l’ha fatto, adesso deve trovare continuità. Più gioca e più cresce. E’ con noi da due anni, è diventato importante, è maturato».
Ora lei in azzurro ha un elemento in più nel blocco Juve
«E’ vero, i bianconeri qui sono tanti, perché il club ha iniziato prima degli altri a puntare sugli italiani».
A proposito di campionato, lei come si spiega il fatto che Zeman sia rimasto a lungo ai margini del calcio italiano?
«La nostra considerazione, parlo come allenatori, è sempre stata alta. Il suo 4-3-3 è materia di studio a Coverciano e punto di riferimento per ogni tecnico. Il resto non lo so».
Parlando di idee, qual è la sua per Bulgaria-Italia?
«Ne ho due o tre, da verificare in questi giorni, che riguardano tutto l’assetto tattico. a partire dalla difesa. Penso a uno schieramento a tre, che dà più sicurezza a giocatori che sono abituati a schierarsi con quel modulo nel proprio club. Qui non abbiamo tanto tempo per provare altri movimenti».
La difesa a 3 è stata importante anche all’Europeo
«Io penso a una Nazionale con più equilibrio. Troveremo squadre che ci presseranno, bisogna lavorare sull’intensità. Voglio una squadra più intensa sul piano del gioco» .
Una Nazionale modello Juve
«Una Nazionale con quella intensità».
La convocazione di Giaccherini rientra nella nuova prospettiva tattica?
«Sì, è qui per questo, è uno che cambia ritmo alla gara, può coprire anche quattro ruoli».
Una riflessione sul caso Conte
«Io non ho cambiato opinione su scommessopoli. Conte ha avuto 10 mesi di squalifica: cosa volevamo, l’ergastolo? Chi ha sbagliato deve pagare ma tra omessa denuncia e illecito è diverso. In 20 anni di carriera tutti potremmo essere coinvolti, anche solo per sentito dire. La materia è delicata…».
Ultima domanda, cosa ha pensato del ritorno di Toni a Firenze
«Il primo pensiero? Ho sorriso, ho pensato che Luca e il presidente Della Valle si vogliono bene, è stato un bel gesto di amicizia e sportivo, Toni si presenterà a Firenze al meglio, farà dei sacrifici perché è orgoglioso, e anche alla sua età saprà fare bene».
Fonte: corrieredellosport.it
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