Al Foro Italico, nell’ex ostello della gioventù, si è chiuso ieri il processo sportivo d’appello sul filone cremonese del calcioscommesse, dopo le sentenze della Commissione Disciplinare di due settimane fa. Ad aprire la giornata la dichiarazione resa dal portiere del Novara Alberto Fontana, che davanti al Presidente della Corte Federale Mastrandrea, ha voluto difendersi mostrando il proprio risentimento per la fiducia accordata dalla Disciplinare in primo grado alle parole di Gervasoni: “Mi sono chiesto perché vengo tirato in ballo da un pentito che nelle motivazioni dell’accusa è ritenuto credibile, anche se io non lo conosco né l’ho mai incontrato. Non mi interessa stabilire se sia credibile o no. Non spetta a me. Ho capito che nel meccanismo di questa realtà tirare in ballo il portiere è una sorta di assicurazione, ma quanto devo pagare per essere portiere? Vi lascio con quello che per me è un punto interrogativo per me enorme“. Poi, uno sfogo personale: “Tre anni e sei mesi inflitti dalla Disciplinare equivalgono a tre anni e sei mesi di carcere, una macchia indelebile per me e per i miei figli“. Ascoltati tutti i 47 soggetti ricorrenti tra club, tesserati e parti terze, la Corte di Giustizia – che già ha respinto gli appelli di Codacons e Feder Supporter – si ritirerà in camera di Consiglio per emettere i propri verdetti.
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