La concorrenza commerciale, si sa, è spietata e in questi duri tempi di crisi economica il peso della competizione tra esercizi commerciali si fa sentire in misura certamente maggiore. Proprio a Napoli si sono registrate, negli ultimi tempi, la forte crisi o la chiusura definitiva di molte attività storiche presenti in città, come la libreria Guida di via Merliani e la libreria Treves, nonché – è notizia degli ultimi giorni – attività più recenti e appartenenti alla grande distribuzione (è in chiusura anche Fnac, sempre per restare in zona Vomero).
In risposta alla crisi del commercio e alle proteste degli esercenti è giunta ieri, in Regione Campania, la proposta di legge redatta da Fulvio Martusciello, consigliere regionale Pdl, delegato alle Attività produttive e allo Sviluppo del territorio, che mira a tutelare il commercio al dettaglio, i piccoli esercizi commerciali e le attività storiche insistenti nei centri storici delle città campane. Presenti in assemblea in qualità di sostenitori della proposta in questione anche i rappresentanti delle associazioni di categoria, ovvero il presidente di Confesercenti Campania, Vincenzo Schiavo e il presidente di Confcommercio Campania, Maurizio Maddaloni.
Il ddl, dal titolo “Norme in materia di tutela della concorrenza nel settore della distribuzione commerciale”, ha lo scopo di “far ripartire il commercio al dettaglio”, attraverso una riqualificazione dei centri storici e dei centri urbani che punti sullo sviluppo e sulla valorizzazione delle attività commerciali. É prevista, a tal scopo, l’istituzione di un fondo “alimentato con le somme derivanti dall’incremento del 20% degli oneri di urbanizzazione primaria dovuti alla realizzazione delle grandi strutture di vendita ubicate fuori dai centri urbani”. Sarà, inoltre, tutelata la libertà di concorrenza, sia nell’accesso al mercato che nel suo funzionamento corretto e trasparente, e favorita la produzione locale: il ddl contiene, infatti, una norma volta a salvaguardare il commercio dei prodotti tipici regionali, che indica come fattore di premialità per il rilascio delle autorizzazioni necessarie all’apertura di esercizi commerciali, la distribuzione di almeno il 5% (sulla distribuzione totale) di prodotti alimentari ed extra-alimentari di origine campana.
Lo stop decisivo va alla costruzione e all’apertura di grandi centri commerciali alle porte delle città campane in quanto “parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale”. Dopo una sospensione della concessione delle licenze per la costruzione di nuovi centri commerciali in Campania, dovuta alla smisurata presenza di megastore sul suolo regionale (sono circa 100 e più di 50 di questi insistono in territorio napoletano), la proposta di legge infligge un vero e proprio stop alle concessioni, anche al fine di contrastare la cosiddetta “disoccupazione da megastore”. Si tratta, per chi non ne avesse ancora sentito parlare, di un fenomeno in elevata crescita che riguarda i licenziamenti o le pratiche di cassa integrazione attivate nelle grandi strutture commerciali: è noto, del resto, che anche i megastore sono stati colpiti dalla crisi e che in essi si registra un forte calo di vendite – circa il 30% – che inevitabilmente si ripercuote sul destino del personale impiegato.
Inoltre, la possibilità di insediare una nuova grande struttura di vendita in territorio campano dipenderà da un’attenta analisi del progetto che riguarderà l’impatto ambientale che la costruzione avrà sul territorio prescelto, l’incidenza che il traffico della clientela produrrà sul sistema viario e le ricadute occupazionali.
La proposta del consigliere regionale non tralascia neanche il commercio ambulante in aree pubbliche: prevede, infatti, che le concessioni di posteggio scadute dopo la recente riforma del D.Lgs. n. 58/2010, saranno prorogate di ulteriori 5 anni, e, in alcuni casi, fino alla primavera del 2017; inoltre, è prorogato l’obbligo di presentazione del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) essenziale per la concessione della licenza, all’anno successivo all’emanazione della legge regionale.
Sara Di Somma
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