Una cerimonia matrimoniale: urla e schiamazzi o meglio…una cagnara..
Forse è stato davvero così o magari i quadrupedi si sono comportati meglio degli umani: nove coppie di cani si sono uniti in matrimonio in Sri Lanka.
Gli agenti della polizia di Kandy, una cittadina vicina alla capitale Colombo, hanno deciso di far “sposare” i loro “colleghi” cani.
Vestiti di tutto punto (scialle, calzini e cappelli) gli “sposini” sono saliti su una piattaforma tipica dei matrimoni buddisti (se seguono quella religione, saranno cani tranquilli e non certo mordaci) e hanno detto “bau” davanti a numerosi ospiti: medici, ufficiali, veterinari (come se ad un matrimonio venisse una delegazione di medici !) e addirittura una troupe televisiva che ha ripreso l’incredibile evento.
Al termine della cerimonia le coppiette quadrupedi sono partite in un’automobile (festosamente agghindata) verso la loro “luna di miele” (anche se conoscendoli avrebbero preferito una “luna d’osso !): probabilmente li aspetta una splendida ed accogliente cuccia.
Il motivo di quest’incredibile iniziativa ha un alone vagamente “nazista”, poiché i “matrimoni” tendono ad unire due razze puramente cingalesi, abituati alle comuni condizioni climatiche e al cibo locale: è un modo per risparmiare soldi (probabilmente sono troppe costose le usanze di un cane “straniero” ) ed inoltre, come si dice, “cani e buoi dei paesi tuoi” (anche se non è dato di sapere se esistono matrimoni bovini).
Purtroppo T.B.Ekananayake, il ministro della cultura e dell’arte, non ha apprezzato l’iniziativa, poiché il “matrimonio” canino può apparire sacrilego verso la religione buddista: ha avviato addirittura un’indagine ed il portavoce della polizia si è dovuto scusare.
Il ministro probabilmente non sa che anche tra i cani esiste sentimento.
Molta gente era presente al matrimonio: poche persone invece vivono a Houtong, nell’isola di Taiwan: poiché la maggior parte della popolazione è formata da gatti.
Non si può sostenere che in città abitino solo “quattro gatti”, poiché in realtà i felini sono molto più numerosi.
Polo del carbone negli anni ’70, la cittadina in pratica spopolò, quando l’economia di Taiwan si spinse verso energie alternative: ma ecco, nel 2008, piombare numerosi gatti randagi.
La presenza felina ha rivitalizzato la città, grazie al turismo ed il “tam tam” inernauta: la popolazione ha l’importante compito di garantire cibo, cure mediche e sicurezza agli animali che garantiscono popolarità.
E’ un paradiso felino, al punto che alcuni padroni decidono di abbandonare i loro “amici con le fusa” ad una vita felice, piuttosto che allo stress della città: è sempre meglio lasciare gatti a “Houtong” piuttosto che sull’autostrada.
Negli Stati Uniti, Craig Grant, ha creato addirittura un ranch per i gatti, un vero paradiso felino: Cabodle Ranch.
Sono 25 acri di terreno: casette colorate, viottoli, parchi, giochi e addirittura un supermercato ed una stazione di polizia (dove forse sono rinchiusi i gatti che uccidono i topi ? ).
I pochi abitanti “umani” del Ranch e di Houtong, sono felici per l’inaspettata fama raggiunta, seppur la loro presenza sia chiaramente ininfluente.
Secondo statistiche italiane, la crisi economica è immune verso i gatti: l’11% dei proprietari degli animali spende dal 51 ai 100 euro il mese per i propri felini e addirittura alcuni megalomani sfiorano i 300 euro.
Lo spreco è vergognoso, quando si parla d’esseri umani (magari giocatori di calcio) che guadagnano tanto e svolgono una vita di stralusso.
I soldi versati ai gatti e cani, invece sono a fin di bene, poiché la loro esistenza è un insegnamento: chiedono solo un po’ di cibo e un posto in cui dormire, mentre offrono coccole e leccate senza alcun secondo fine.
Rey Brembilla
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