Silvio Berlusconi è stato imputato in venti procedimenti giudiziari e l’ultimo accaduto, quello sulla frode fiscale, lo ha (per la prima volta) condannato a quattro anni di reclusione: entro tempi brevi sarà votata al Senato la decadenza a senatore ed il Pdl minaccia, se avvenisse un voto favorevole, la caduta del governo.
La polemica nasce dal fatto che Berlusconi non accetta di dimettersi e sembra dipingersi, per l’ennesima volta, come vittima di una certa magistratura italiana.
La norma e l’etica elementare vogliono che un politico condannato per qualsiasi reato si dimetta dal seggio: alcuni in passato lasciarono la politica soltanto perché sfiorati da uno scandalo.
Di là del comportamento odierno, Berlusconi ha sempre accettato i suoi processi e talvolta si è presentato in tribunale: alcuni emeriti politici, in passato, non solo non si sono dimessi dal loro ruolo, ma addirittura non hanno accettato di farsi processare.
“A questo gioco al massacro io non ci sto. Io sento il dovere di non starci e di dare l’allarme. Non ci sto non per difendere la mia persona, che può uscire di scena ogni momento, ma per tutelare, con tutti gli organi dello Stato, l’istituto costituzionale della Presidenza della Repubblica. […] »
Queste frasi furono pronunciate dall’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro la sera del 3 novembre 1993.
La dichiarazione fu fatta a reti unificate ed interrompendo trasmissioni televisive (tra le quali una partita di calcio): il defunto Presidente parlò addirittura di una rappresaglia, dei partiti coinvolti in tangentopoli, nei suoi confronti.
Lo scandalo nacque dal Sisde (i servizi segreti italiani) che versava i fondi neri a delle personalità a titolo privato: l’accusato Riccardo Malpica (ex direttore del Sisde) affermò che, il Presidente Scalfaro e l’allora ministro dell’interno Nicola Mancino, gli avevano consigliato di mentire ed inoltre confessò che ad ogni ministro dell’interno (Fanfani escluso e Scalfaro incluso) erano versati cento milioni di lire al mese.
In seguito gli indagati furono condannati, ma, nel 1994, Scalfaro ammise di aver ricevuto dei soldi: vi furono richieste di spiegazioni dalla maggior parte dei partiti italiani, ma Scalfaro tacque.
La vicenda fa sorgere delle riflessioni.
Scalfaro decise d’imperio di indire un discorso a reti unificate ma la sola idea che Berlusconi facesse lo stesso sulle reti Mediaset, ha provocato un vespaio.
Scalfaro chiedeva di tutelare la figura del Presidente della Repubblica, la richiesta ricorda molto le motivazioni del “lodo Alfano” che tante polemiche creò, quando fu votata: in Europa l’immunità del Presidente esiste solo in tre nazioni (Grecia, Portogallo e Francia) e quindi l’ex presidente avrebbe proposto un’ eccezione.
L’ex Presidente ammise in seguito le sue colpe, ma non volle rispondere a successive interrogazioni.
Il secondo caso di un politico non disposto a subire alcun processo è forse ancora più clamoroso ed è preferibile ascoltare direttamente il suo discorso in parlamento unificato.
– Moro: Come frutto del nostro, come si dice, regime, c’è la più alta e la più ampia esperienza di libertà che l’Italia abbia mai vissuto nella sua storia… Una esperienza di libertà….
-Romualdi: con i comunisti al potere, la libertà? Questa è la libertà?
-Presidente: onorevole Romualdi!
-Moro: …capace di comprendere e valorizzare, sempre che…
-Pannella: dillo ai morti di piazza Fontana! (commenti all’estrema sinistra, proteste al centro).
Presidente: onorevole Pannella!
-Moro: …non si ricorra alla violenza, qualsiasi fermento critico, qualsiasi vitale ragione di contestazione, i quali possano fare nuova e vera la nostra società. Non si dica che queste cose ci sono state strappate. Noi le abbiamo rese, con una nostra decisione, possibili ed in certo senso garantite. Per tutte queste ragioni, onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo sulle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare. Se avete un minimo di saggezza, della quale, talvolta, si sarebbe indotti a dubitare, vi diciamo fermamente di non sottovalutare la grande forza dell’opinione pubblica che, da più di tre decenni, trova nella democrazia cristiana la sua espressione e la sua difesa. Credo che essa non intenda rinunciare a questo modo di presenza, così come noi non pensiamo di rinunciare a questa forza, ai diritti che ne conseguono ed ai compiti che ci sono affidati. Si tratta di cose estremamente serie, ed è doveroso in questo momento riaffermare le ragioni della libertà e la necessaria integrità del paese nella sua sostanza sociale e politica ».
Questo discorso d’Aldo Moro fu pronunciato nel marzo del 1977, esattamente un anno dopo il rapimento del compianto statista.
Lo scandalo di cui si trattava fu “l’affare Lockheed”: l’azienda americana Lockheed ammise di aver pagato tangenti a paesi europei e mondiali, per vendere i propri aerei da guerra.
Furono coinvolti nello scandalo e poi processati: l’ex ministro Luigi Gui (Dc) e Mario Tanassi (allora segretario di Psdi e primo politico del dopoguerra a finire in prigione).
Mariano Rumor (cinque presidente del consiglio) e Giovanni Leone (capo di stato che si dimise subito dopo) furono semplicemente sfiorati e poi scagionati, smisero nonostante questo di fare attività politica: un esempio per tanti politici, tra cui Berlusconi.
Un misterioso personaggio era indicato come “Antilope Cobbler” ossia un presidente del consiglio italiano di lungo corso che era perfettamente a conoscenza dello scandalo; la terna delle possibilità era la seguente: Mariano Rumor, Giulio Andreotti e Aldo Moro.
Aldo Moro fu definitivamente prosciolto da ogni accusa quindici giorni prima di essere rapito: il suo barbaro assassino ha chiuso per sempre le polemiche.
Aldo Moro si agitò a causa dell’attacco alla sua persona, ma soprattutto al partito, la Democrazia Cristiana, che fino allora non era mai stato seriamente “toccato” dalla magistratura: difatti il suo discorso fu duro ed incisivo, in contrasto col suo tipico linguaggio vago ed ondivago.
Sempre riferendosi al caso di Berlusconi, Aldo Moro non solo negò ogni tipo di processo (prima ancora che fosse effettuato) ma addirittura acquistò come prova di non colpevolezza il numero di voti e consensi che la Democrazia Cristiana aveva (e avrà) da parte del popolo italiano.
Curiosamente lo stesso argomento è toccato dai membri del Pdl, quando ricordano il numero di voti con cui Berlusconi è sempre stato eletto: la motivazione non è logica, così come non lo era quella d’Aldo Moro.
Nessuno vuole difendere Silvio Berlusconi, la cui colpa giustamente deve essere pagata, ma semplicemente si vuol fare notare come Aldo Moro e Oscar Luigi Scalfaro si comportarono in modo peggiore, non ammettendo addirittura l’idea di essere processati.
La morte tragica del primo e la posizione politica del secondo, permisero che le loro colpe fossero sotterrate nel silenzio.
Antonio Gargiulo
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