Il concerto al Palapartenope di Cesare Cremonini è stato come un giro in vespa rigorosamente senza casco in una giornata di sole: divertente, elettrizzante, adrenalinico, uno di quelli che vorresti non finisse mai. E se poi alla guida c’è un’artista capace di trascinare il suo pubblico per due ore nonostante la febbre, beh allora da quella vespa farai fatica a scendere. Sono passati dodici anni da quando Cesare girava l’Italia con i Lunapop cantando 50 special, oggi come allora l’energia è la stessa ma in mezzo ci sono un libro, due film, e soprattutto quattro album da solista. L’ultimo, “La teoria dei colori”, è quello che dal 26 ottobre sta portando in giro nei palazzetti italiani assieme alla sua band. Un disco questo, che ne ha consacrato la maturità artistica. Perché di Cesare Cremonini si può dir tutto, ma non che non sia cresciuto. Canzone dopo canzone, album dopo album ha dato forma e sostanza alla sua musica diventando, oggi, uno dei migliori cantautori italiani sulla piazza. Nei suoi brani le influenze della canzone d’autore italiana si intrecciano ad un’anima british rock che accende il grande pubblico dei palazzetti. Così è stato ieri sera al Palapartenope di Via Barbagallo, dove Cremonini ha dato vita ad uno show che ha mandato in visibilio il pubblico partenopeo – sorprendentemente composto nei posti a sedere. Un’esplosione di allegria ed emozioni: 120 minuti densi e intensi, tenuti in pugno dalla prima all’ultima nota con quella capacità di reggere il palcoscenico che appartiene solo ai grandi frontman e che forse, ad uno cresciuto nel mito di Freddie Mercury, viene quasi naturale.
Puntuale alle 21.00, si accendono le luci e sul palco fa la sua comparsa Cremonini accompagnato dal fido bassista Nicola «Ballo» Balestri e dalla band composta da Andrea Morelli (chitarra acustica ed elettrica), Alessandro De Crescenzo (chitarra acustica ed elettrica), Nicola Peruch (pianoforte e tastiere), Michele Guidi «Mecco» (organo, tastiere), Elio Rivagli (batteria), Eduardo Javier Maffei (fiati e cori), Chris Costa (cori, chitarra acustica, elettronica) e Roberta Montanari (cori). Si parte subito alla grande con Il Comico (sai che risate), tra i brani più trasmessi per radio quest’estate, e l’atmosfera inizia già a scaldarsi. Complice un allestimento scenico con giochi di luce che rimandano continuamente a quel caleidoscopio di colori e geometrie che fanno da copertina al nuovo album. Seguono Le tue parole fanno male, Padre Madre, Latin Lover, in un’inedita versione solo archi e voce, L’uomo che viaggia tra le stelle, Non ti amo più. Chiude il primo blocco a forti sonorità rock, Figlio di un re, in versione estesa per permettere il cambio palco.
In pochi minuti infatti, Cesare riappare seduto al suo pianoforte a coda, sul piccolo palco posizionato quasi al centro del palazzetto. E’ il momento acustico del concerto dove le emozioni si disperdono libere nell’aria assieme alle voci degli irriducibili che accompagnano a squarciagola il loro artista tra Due stelle nel cielo cielo, Vieni a vedere perché, Tante belle cose, Vorrei e Niente di più. Con il ritmo trascinante di Mondo il concerto torna rock. Gli occhi di tutti sono di nuovo puntati al palco principale dove Cesare prosegue il suo live con Una come te e La nuova stella di Broadway che portano dritti al momento che tutti aspettavano, quello dove alzarsi e scatenarsi è d’obbligo: 50 Special. L’entusiasmo del Palapartenope è alle stelle ed è difficile da contenere mentre scorrono Marmellata #25, Il Pagliaccio, I Love you e Hello. «Grazie Napoli, porteremo i vostri sorrisi con noi», saluta Cesare prima di intonare Un giorno migliore. Se sarà migliore non lo si può sapere, ma di certo sarà ancora pieno di tante canzoni.
Enrica Raia
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