Il giorno dopo è calma assoluta. Ma calato il clamore mediatico causato dall’acquisizione da parte della Guardia di Finanza dei contratti dei calciatori del Napoli e dei rapporti tra questi con la società e i procuratori, gli inquirenti stanno continuando ad operare su due fronti. Il primo resta interno alla società calcistica. Gli investigatori stanno controllando analiticamente tutti i movimenti finanziari del Napoli con i calciatori. La documentazione recuperata, soprattutto quella alla Filmauro, è però subito apparsa più che regolare. Nessuna anomalia nei contratti. Ma c’è ancora da intrecciare i bonifici bancari. Non solo dal Napoli ai giocatori, ma anche dagli stessi atleti ai procuratori. Perchè probabilmente gli agenti dei calciatori potrebbe rivestire un ruolo fondamentale in questa inchiesta. E potrebbero essere proprio loro, e non il Napoli, il vero obiettivo dell’indagine. Nel frattempo, però, l’attenzione continua ad essere incentrata anche sui diritti d’immagine dei protagonisti in campo del club azzurro. E qui entra in scena la verifica che gli inquirenti potrebbero aver già avviato sulla Ccgs: società controllata direttamente dalla Filmauro alla quale, tra gli altri incarichi più specificatamente legati al mondo del cinema, era stato anche demandato «lo sfruttamento di qualsiasi diritto — è evidenziato nell’oggetto sociale della srl—derivante dallo svolgimento delle attività sportive poste in essere dalla Napoli soccer spa (questa era la ragione sociale del Napoli all’atto della costituzione della Ccgs; ndr) e di eventi sportivi in genere». L’amministratore unico di questa società era Andrea Chiavelli, peraltro consigliere delegato del Napoli. Ma questa società è stata incorporata direttamente dalla Filmauro e ha cessato la sua attività, come da atto di esecuzione registrato, il 16\6\2011. Poi c’è la Auroservizi, altra società del gruppo che potrebbe aver effettuato operazioni nell’ambito della gestione dei servizi per il Napoli. E’ però il secondo fronte, quello che porta dritto al Sudamerica e al ruolo di possibili intermediari nelle trattative dei calciatori, a partire dal 2008, che potrebbe attirare maggiormente l’attenzione degli inquirenti. Si sta sondando soprattutto il ruolo di alcune società e agenzie di intermediazione argentine. Una delle quali sarebbe finita direttamente nello scandalo che ha colpito il calcio «albiceleste» questa estate. Quando l’agenzia delle tasse del paese sudamericano ha fatto emergere l’esistenza di una vera e propria rete di procuratori, sono 146 quelli finiti nel mirino degli inquirenti argentini, che utilizzavano questi strumenti societari per evadere il fisco e trasferire soldi in altri paesi. Guarda caso tutti «paradisi fiscali». Ed è su questo fronte che potrebbe essere attivato un significativo filone d’indagine da parte della Procura di Napoli. Intanto, sull’operazione della Finanza che ha portato all’acquisizione dei contratti dei calciatori del Napoli, è intervenuto ieri anche il presidente della Federcalcio. «La visita della Guardia di Finanza negli uffici del Napoli e della Figc è solo una normale acquisizione di documenti – ha detto Giancarlo Abete a margine di una riunione nella sede della Lega Pro a Firenze – non sono stupito del clamore che questa visita ha avuto, lo sarei se non vivessi nel mondo del calcio. Un mondo che ha una visibilità assoluta. In ogni caso non c’è motivo di preoccupazione». Poi il numero uno del calcio italiano ha proseguito, riferendosi alle parole del pm Melillo, titolare dell’inchiesta, ribadendo la fiducia assoluta nell’organo inquirenti. «Anche nell’intervista rilasciata dal magistrato che si sta occupando dell’inchiesta è stato precisato che non ci sono indagati – ha concluso Abete – quindi basta poco per rendersi conto che c’è forte scompenso nel rapporto tra l’acquisizione di documenti e il clamore mediatico. Premesso questo è risaputo, a prescindere dal discorso del Napoli, come la stessa Uefa stia vigilando da tempo su quelle aree dove non esiste una regolamentazione relativa agli agenti dei calciatori. La cosa comunque non riguarda il nostro Paese».
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
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