Se il ruolo, la posizione sociale o economica di un uomo fosse anche indice della sua intelligenza probabilmente l’Italia sarebbe un paese migliore. Purtroppo non è sempre così, anzi troppo spesso si avvera l’esatto contrario e le pagine dei giornali così come l’immaginario collettivo del popolo del bel paese è saturo di figure bislacche che giacca e cravatta riescono solo a mutare in superficie, ma non a snaturare nel profondo. Il compianto Sciascia fu addirittura capace di classificarli e così nel suo “Il giorno della civetta” parla di uomini, mezz’uomini, ominicchi, pingliainculo e quaquaraquà. Citando ad litteram lo scrittore siciliano non può che farci sorridere la sua proverbiale veggenza quando scrive “pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… e invece no, scende ancora più giù “. Già… scende ancora più giù. L’abito non fa il monaco recita un famoso proverbio, ed il ruolo sociale che un uomo detiene non determina purtroppo la signorilità o la valenza della persona stessa. Ovvio che ai giorni nostri tornino facilmente alla mente famigerate figure del calibro del trota ( Renzo Bossi ndr) plurilaureato consigliere regionale eletto in terra di Padania coinvolto nel caso degli sperperi dei rimborsi elettorali, o ancorala Minetti, vituperata igienista dentale del premier che sedeva a scranna nel consiglio regionale della Lombardia attraverso una lista blindata voluta dall’allora presidente Berlusconi e che l’ha portata al potere senza prendere nemmeno un voto nonostante la sua preparazione politica alquanto discutibile.
Potremmo andare avanti e lo facciamo, perché stavolta agli onori della cronaca balza un nome nuovo, sconosciuto fino a qualche giorno fa, completamente ignorato dal popolo italiano fin quando in un momento di rara stoltezza inizia a partecipare ai cori razzisti che dalla tribuna si levano contro Kevin Prince Boateng, giocatore di colore del Milan impegnato quel giorno in una gara amichevole controla Pro Patria. Si chiama Riccardo Grittini, ha 21 anni, appartenente alla Lega Nord ed è attualmente assessore allo sport e alle politiche giovanili presso il comune di Corbetta, anche lui quindi in giacca e cravatta nelle foto che lo ritraggono, anche lui un esponente del potere che ci governa. Risulta essere tra i sei indagati degli episodi di razzismo, ed al suo nome si è arrivati attraverso l’uso delle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso dello stadio di Busto Arsizio, sede dell’incontro amichevole tra le due formazioni lombarde. Secondo quanto repertato attraverso i filmati in mano alla Digos e alla questura di Varese sarebbe proprio l’assessore uno dei più accaniti fomentatori dei cori razzisti insieme ad altri giovani già identificati. Prove lampanti quindi, evidenti ed incontrovertibili che però non hanno impedito al sindaco di Corbetta di provare a mettere in campo una piccola linea difensiva che vuole che il Grittini sia “un bravo ragazzo, una persona perbene” estremamente scossa e dispiaciuta per l’accaduto, che dal protagonista dell’episodio è stato dipinto come una goliardata, un gioco spinto al limite che nessuna attinenza ha con il razzismo.
Verrebbe da crederci, d’altronde chi non è mai andato in uno stadio ad urlare “buu” razzisti contro un giocatore di colore? Credo che tutti lo abbiano fatto almeno una volta e chi di quest’emozione non si può ancora fregiare che lo faccia in fretta, i gesti stupidi sono estremamente facile da emulare poiché non occorre la mediazione della mente, ma solo l’ausilio di un po’ di mai estinto istinto animale.
Francesco Lamanna
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