Napoli, Piazza Garibaldi. Partendo dalla stazione centrale si può fare la spesa al supermercato etnico, più avanti, proseguendo verso corso Novara si raggiunge una profumeria, un negozio di abbigliamento e uno di elettronica per fare un po’ di shopping. Infine, ci si può rifocillare al ristorante. Tutto questo nel raggio di mezzo chilometro, e parlando solo mandarino (per chi lo conosce). E’ la nuova tendenza commerciale dei nostri amici dagli occhi a mandorla, che sempre più numerosi approdano nelle nostre terre, mettendo tende in pianta stabile. Non si tratta più soltanto di immigrati clandestini che si rassegnano a smerciare mercanzie elettroniche o capi di vestiario a prezzi stracciati sulle bancarelle: la comunità cinese a Napoli cresce di ora in ora, e inizia a rappresentare una risorsa importante, senza dubbio non trascurabile, dell’economia territoriale del Mezzogiorno.
Per rendersene conto basta fare un giro nel quartiere San Lorenzo-Vicaria. I cinesi sono ormai entrati nei negozi, rilevandone la gestione dai precedenti proprietari: specializzati soprattutto nei settori dell’abbigliamento e della tecnologia, lavorano spalla a spalla ai vicini di bottega napoletani, ma con ritmi molto più serrati. La lingua (che nella maggioranza dei casi non parlano affatto) non sembra rappresentare un problema: qualcuno più fortunato ha addirittura assoldato un commesso italiano per facilitare la comunicazione con la clientela, ma in generale poche parole chiave per indicare i prezzi della merce e tanti gesti bastano a capire e a farsi capire per soddisfare le esigenze degli acquirenti. Che sembrano apprezzare soprattutto la convenienza delle mercanzie, rigorosamente made in China, e comprano dai cinesi come dai napoletani: non c’è intolleranza o discriminazione, lo spettro del razzismo non aleggia nei vicoli del Borgo o della Duchesca, trasformatasi ormai in una Chinatown in miniatura, una fortezza che sembra resistere anche agli assalti della Camorra.
La comunità cinese a Napoli, apparsa per la prima volta negli anni Ottanta, è andata espandendosi in maniera impressionante, toccando la cifra di oltre 2.000 residenti alle soglie del 2000, per raddoppiare le sue fila nel 2010, con oltre 4.000 cittadini cinesi registrati con regolare permesso di soggiorno (mentre non si contano quelli irregolari): di questi 4.000, circa 2.000 sono giovani imprenditori. A testimonianza del fatto che il Sud, e in particolare Napoli, rappresenta una piazza estremamente ricettiva per lo sviluppo dell’economia made in China. La parola d’ordine è: produrre, produrre, produrre. E vendere a buon mercato. Un connubio esplosivo che ha dato vita a un vero e proprio mercato parallelo, in fortissima espansione soprattutto negli ultimi anni. E se nei centri commerciali “nostrani” probabilmente non vedremo mai un negozio cinese, niente paura: i cinesi napoletani ci hanno pensato da soli a costruire un centro commerciale tutto loro. Si chiamerà Nuovo Millennio e sorgerà (il primo in Europa) a via Argine, nella zona franca a est della città individuata dal CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica) per incrementare la crescita economica, fornendo delle agevolazioni fiscali e previdenziali a favore dei nuovi insediamenti produttivi. “La zona franca” – afferma l’assessore Mario Raffa – prevede la concessione di significative agevolazioni fiscali e contributive alle piccole e micro-aziende che inizino una nuova attività economica in un periodo compreso tra il 1° Gennaio 2008 e il 31 Dicembre 2012. Essa rappresenta un importante strumento teso a stimolare lo sviluppo locale in zone con particolari situazioni di svantaggio socio-economico”. E i cinesi, da buoni imprenditori, hanno saputo cogliere al volo l’occasione: “Nuovo centro commerciale Cinese Nuovo Millennio – Il primo in Europa in “zona franca urbana” con una estensione di 30000 mq – grande pubblicità mensile su giornali e tv. Trovandosi in ZONA FRANCA URBANA i commercianti del “Nuovo Millennio” non pagheranno le tasse né contributi per 5+9 anni. CAPITALIZZATE I VOSTRI SOLDI……..!!! “ si legge sul sito del nuovo centro commerciale nascente, alla ricerca di volenterosi negozianti sia cinesi, sia italiani, bendisposti all’integrazione.
Il progetto si propone come lasciapassare per la creazione di una vera e propria roccaforte della Chinatown napoletana, che canalizzerà buona parte degli acquirenti cinesi oltre che, plausibilmente, una larga fetta di italiani: tra i servizi a disposizione all’interno del centro ci saranno anche “club per soli Cinesi, scuola per bambini Cinesi e biblioteca Cinese”; saranno inoltre organizzati “incontri internazionali con imprenditori Cinesi e convegni con autorità Cinesi ed Italiane”. Un’operazione non soltanto commerciale dunque, ma anche e soprattutto all’insegna di un pacifico, laborioso insediamento, che si fa sempre più radicato sul territorio napoletano e campano. Non a caso Napoli è stata scelta come città ufficiale per i festeggiamenti del Capodanno Cinese (2-3 Febbraio): a scandire l’avvento dell’anno del Coniglio, simbolo di intelligenza e pazienza, due virtù che certo non mancano al popolo cinese, tra domani e dopodomani sera sarà festa grande, da Castel dell’Ovo a Piazza Plebiscito a via Caracciolo, per tutti i cinesi residenti a Napoli e non solo: “Sarà il più grande spettacolo pirotecnico mai visto in Europa” afferma il sindaco Rosa Russo Iervolino, cui tutti i napoletani sono invitati a partecipare, con fuochi d’artificio e artificieri (gli stessi ingaggiati per le Olimpiadi di Pechino) provenienti direttamente dalla Cina. A sancire un connubio che pare ormai indissolubile arrivano poi le parole dell’ambasciatore cinese Ding Wei: “E’ per noi un onore festeggiare in Italia ed a Napoli il nostro capodanno. Saranno circa 30 milioni i cinesi che potranno assistere in diretta televisiva dalla Cina ai festeggiamenti italiani e Napoli avrà un ruolo importante perché questa città e molto conosciuta e stimata nel nostro Paese” ha dichiarato l’ambasciatore, sottolineando la reciproca stima e rispetto che le due culture nutrono l’una nei confronti dell’altra. E se la minaccia per commercianti e artigiani locali e per i prodotti nazionali aleggia dietro l’avanzata commerciale dell’orda cinese, con lo spettro della concorrenza e della contraffazione sempre in agguato, le autorità sorridono benevole all’integrazione. Dalla Muraglia al Vesuvio il passo è breve. E, che lo si voglia o meno, la Cina è sempre più a portata di mano.
Giuliana Gugliotti
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