La narrativa contemporanea è basata sul racconto del possibile, del virtuale, a differenza della narrativa classica che si basava sul racconto del verosimile . Nel racconto classico veniva negato al lettore l’interpretazione del significante. Il racconto classico si appoggia solo su una narrativa del leggibile.
Ecco che nei primi decenni del 900 abbiamo una “ribellione” verso questa formula. Già nella coscienza di Zeno abbiamo l’impressione di avere tra le mani un romanzo diverso dal “verosimile”. Il dottor S ci mette subito in guardia, anticipandoci che il racconto di Zeno Cosini è mendace. La narrativa contemporanea è multilineare. Nel testo non ci si muove più solo nella direzione orizzontale tra narratore e lettore ma anche in modo verticale. Abbiamo una molteplicità di plot che ci portano ad avere una molteplicità di narratori e di conseguenza lettori. Il significante del racconto può essere diverso per ogni lettore. Ogni lettore può riscrivere lo scritto dell’autore. Dipende con quale “filo rosso” il lettore segue la storia raccontata.
In Pastorale Americana il lettore è messo davanti a delle scelte. Scelte difficili e contrastanti. Due storie agli antipodi. Una pastorale appunto, l’altra anti pastorale. Due mondi distinti. Due mondi come deciderà di abbracciare la figlia dello svedese, passando da terrorista e omicida a rispettare il più piccolo organismo vivente sulla terra. Due mondi come le vite dei fratelli Levov. Due mondi tra il ricordo del nostro narratore (Zuckerman, scrittore di fama) e il ricordo di Jerry, fratello dello svedese.
È proprio in questa circostanza che il lettore deve decifrare quale tra questi mondi è il più probabile: decifrare il racconto del “possibile”.
Zuckerman, narratore extra-omodiegetico, è la maschera di cui Roth si serve per raccontare questa storia. La presenza del narratore è lì davanti ai nostri oggi, lo teniamo tra le mani così come teniamo tra le mani quel libro. L’autore è così bravo da effettuare uno spostamento di ordine tra storia e racconto; infatti a pagina 97 (Edizione Einaudi) quando alle note di Dream succede quel “zacchete” siamo davanti a una prolessi esterna. Il narratore passa da extra-omodiegetico a extra-eterodiegetico. Nel testo narrativo il modo, esprime l’atteggiamento del narratore rispetto agli eventi della storia. Andiamo a “vedere” come il narratore si relaziona con la storia che racconta. Le due sottocategorie sono distanza e focalizzazione. La distanza tra racconto è massima quando minima è la quantità di informazioni trasmesse e massima è la presenza del narratore.
Nello stile anglosassone diremmo che il racconto è showing. Come già detto, in Pastorale Americana il narratore è davanti a noi pertanto possiamo dire che il racconto è un racconto diegetico. La focalizzazione è la posizione da cui il narratore sceglie di guardare la storia da raccontare. E‟ come se il narratore avesse in mano una videocamera e decidesse da quale punto di vista riprendere la realtà per raccontarci la storia. Questa considerazione ci porta ad argomentare che il racconto non è oggettivo, non può essere oggettivo. Jerry ad esempio dipinge la vita di suo fratello come una vita di sofferenze. Zuckerman, quando incontra a New York Seymour, ha davanti a se una persona che ha avuto tutto dalla vita. Una bella moglie tre figli modello, una bella casa. La focalizzazione in Pastorale Americana è interna.
L’abilità dell’autore è quella di adottare una focalizzazione variabile passando da Zuckerman a Jerry durante il ritrovo degli ex allievi. Due narratori quindi. Uno rende la persona dello svedese un semidio proiettato nel mondo ideale dell’Arcadia, l’altro lo riporta nella vita terrena piena di sofferenze e ricordi. Sofferenze e ricordi dovuti al gesto folle della figlia che lottava contro tutto e contro tutti.
Cosa volesse raccontare Seymour a Zuckeman, quella sera al ristorante italiano Vincent, rimane un mistero. Al lettore rimane la scelta di capire se lo svedese era riuscito a trovare la sua “pastorale” nel secondo matrimonio o se i ricordi tornavano costantemente a tormentarlo anche dopo la morte della figlia Mery.
Pastorale Americana è sicuramente il capolavoro di F. Roth, vincitore del premio Pulitzer nel 1998.
PATRIZIA DIOMAIUTO
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