“Ringrazio la famiglia Della Valle che mi ha dato la possibilità di vivere questa avventura. Chiedo scusa alla città, ai giocatori, alla società e all’Aic. Ma quanti perbenisti e falsi moralisti ho visto in questa vicenda“. Così Delio Rossi ha aperto la conferenza stampa dopo la rissa con Adem Ljajic, che ha portato al suo esonero. “Chiedo rispetto per la mia persona, il mio lavoro, la squadra che alleno e la mia famiglia. Io ho sbagliato e mi scuso con la città di Firenze. Ho pagato e pagherò. Ma su queste cose non transigo. Il mio è stato un gesto deprecabile ma umanamente comprensibile“. L’amarezza è il sentimento più palpabile che traspare chiaramente dagli occhi e dalla voce dell’ex mister viola nella sua conferenza d’addio. Cosa è successo è storia nota: la Fiorentina è sotto di due a zero contro il Novara. Delio Rossi, da allenatore navigato e coraggioso decide che così non va e al trentesimo minuto di gioco opera una sostituzione, fuori Ljajic dentro Oliveira. Tutto normale fino a qui, fino a quando non avviene il fattaccio: Ljajic risentito per la sostituzione in segno di scherno applaude il proprio mister, dicendogli, a quanto sembra emerso dalle prove tv, “bravo bravo, così vai in serie B”. Si dice che il giocatore serbo abbia anche offeso il mister nella propria lingua e che ciò abbia fatto arrabbiare ancora di più Rossi. Ma non è questo l’aspetto che ci interessa. Ciò su cui viene da riflettere è il rispetto che nel calcio viene sempre più a mancare. Non si vuol fare dietrologia o moralismo, ma il concetto viene espresso chiaramente nelle parole di Nigel Owens durante una partita di rugby. L’arbitro gallese rivolgendosi con tono severo ma signorile verso Tobias Botes del Treviso gli dice “Smettila di parlare. Io sono l’arbitro, tu il giocatore. Tu continua a fare il tuo lavoro e io faccio il mio. Questo non è calcio, è rugby”. E’ chiaro quindi che nel calcio moderno il rispetto viene sempre più a mancare: dagli insulti pesanti, alle continue risse in mezzo al campo, agli sputi, a tifosi che decidono l’andamento delle partite e a giocatori che mancano di rispetto senza se e senza ma ai propri tecnici. Tanta polvere e tanti sociologi buonisti sono apparsi in tutte le emittenti condannando il gesto di Delio Rossi, eppure i suddetti moralisti quando accadono altri episodi come risse o offese vicendevoli se la ridono, definendo folklore la vergogna che spesso questo sport ci obbliga a guardare. Nedo Sonetti o Gennaro Rambone tanto per citarne qualcuno, grandi mister del passato, non hanno risparmiato talvolta i loro atleti riservando loro un bel ceffone eppure nessuno in quei tempi si lamentò, anzi Luca Altomare, all’epoca nelle giovanili del Napoli, ricordò in una vecchia intervista quanto a volte gli insegnamenti duri di mister Rambone gli fossero serviti per migliorare la propria tempra e diventare un uomo. Qualche schiaffo ha fatto sempre bene non tanto per l’offesa fisica quanto per quella mentale. Certo Ljajic non ha riportato una commozione cerebrale e non è dovuto correre all’ospedale per lo schiaffo ricevuto, ma quel che è certo è che in futuro prima di compiere un’altra buffonata ci penserà più di una volta. In un mondo, come quello calcistico, fatto di falso buonismo dove, non ultimo episodio, nella giornata del ricordo dello scomparso Morosini i tifosi genoani bloccarono la partita Genoa Siena, uno schiaffo morale oltre che fisico non ci starebbe per niente male. Alla faccia del finto buonismo.
Marco Branca
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