Ci sono finali che ti sorprendono, finali che ti lasciano l’amaro in bocca, e altri ancora che a distanza di anni continuano ad emozionarti. Come sarà quello di Desperate Housewives? Non voglio rovinarvi il gusto di scoprirlo da soli. Quel che è certo comunque, è che non sarà facile dire addio a Bree Van de Kamp (Marcia Cross), Gabrielle Solis (Eva Longoria), Lynette Scavo (Felicity Huffman) e Susan Delfino (Teri Hatcher). Dopo otto stagioni, 180 puntate, e 12 anni di vita cala infatti il sipario e si spengono i riflettori sulla chiacchieratissima Wisteria Lane. Un sobborgo tranquillo, abitato da famiglie dell’alta borghesia, l’ideale per far crescere i figli e godersi gli anni della pensione, circondati da vicini cordiali e premurosi. Chi non ha mai, nemmeno una volta, immaginato la propria vita in un quartiere così? Ma se c’è qualcosa che abbiamo imparato guardando Desperate Housewives è che mai, proprio mai, dobbiamo fermarci all’apparenza. Dietro le porte di quelle villette colorate con tanto di staccionata bianca e giardini perfettamente curati e quella vita patinata fatta di feste, tè pomeridiani, partite a poker e pettegolezzi con le amiche, si nascondono frustrazioni, tradimenti, drammi familiari, scandali e segreti, tanti inconfessabili segreti. La seconda, è che mai dobbiamo sottovalutare una casalinga. Specialmente quando può contare su un gruppo agguerrito di amiche, materne, complici. protettive, a volte anche nemiche, ma sempre capaci di tornare sui propri passi in nome dell’ affetto profondo che le lega.
Era il 2004, l’anno di Lost e di Dr. House M.D., quando, per la prima volta, sentimmo la voce della suicida Mary Alice Young (Brenda Strong). Da lì in poi, la casalinga che viveva al 432 di Wisteria Lane e che dall’alto tutto sa e vede, ci ha introdotto di soppiatto nelle case di Gabrielle, Bree, Susan e Lynette. E noi, spettatori curiosi, abbiamo spiato dalla finestra le vite di queste donne in carriera, casalinghe, madri, mogli, amanti. Quattro donne con diverse personalità, ognuna con pregi e difetti, e con una debolezza da nascondere. Ognuna unica nel suo genere. Susan, ingenua, insicura, romantica e pasticciona; Lynette, super mamma, pratica, razionale e combattiva; Bree, elegante, impeccabile ma fragile come una bambola di porcellana; Gaby, esuberante, sexy, viziata e frizzante. Le abbiamo seguite così da vicino per così a lungo, da sentirle quasi come delle vere amiche. Abbiamo condiviso con loro gioie e dolori; siamo stati complici dei loro misfatti, abbiamo taciuto dei loro tradimenti e sotterfugi.
Tra alti e bassi, le casalinghe disperate di Wisteria Lane ci hanno fatto compagnia per otto stagioni, raccontandoci le loro vite divise tra amore, famiglia, passioni sfrenate, il tutto condito con un pizzico di thriller. Dapprima rifiutata da molte reti televisive, la serie ideata da Marc Cherry ha macinato ascolti record sin dal primo episodio. La ricetta del successo è in un’intuizione a dir poco geniale del suo creatore: il menage familiare di un gruppo di casalinghe della upper class sembra all’apparenza il racconto ordinario di una qualsiasi realtà della provincia americana, invece Cherry ha saputo stravolgere quest’immagine di noiosa e perfetta normalità trasformandola in un’avvincente mix di dramma, commedia e giallo pressoché impossibile da eguagliare. Cosa ci mancherà da domani sera di questo show? Di sicuro il suo essere cinico e politicamente scorretto, le battute taglienti e quell’ironia dissacrante che si prende gioco, senza volgarità, di tutte le ipocrisie e le contraddizioni della vita borghese. Nonostante le ultime due stagioni siano state fiacche di spunti creativi, Marc Cherry è riuscito comunque a mantenere alto l’interesse dello spettatore in questa season finale grazie all’ennesimo e ben congeniato mistero, piombato inaspettatamente addosso alle nostre protagoniste alla fine della settima stagione, con ripercussioni decisive nell’ottava.
La morte del padrino di Gabrielle ha infatti completamente stravolto la vita delle nostre casalinghe, cambiando le carte in tavola episodio dopo episodio, quasi a simboleggiare la svolta radicale a cui ognuna di loro andrà incontro, punto di arrivo del loro lungo viaggio insieme ma anche punto di inizio di una nuova esistenza. [SPOILER] Nel doppio appuntamento finale, intitolato “Give Me The Blame” e “Finishing The Hat”, non mancherà per le nostre beniamine una dose sufficiente di risate, lacrime e colpi di scena imperdibili. Con un finale intenso ed emozionante, tra riconciliazioni romantiche, la nascita di una nuova vita e graditi ritorni c’è spazio anche per la morte straziante di Karen, resa ancora più commovente dalla recentissima scomparsa di Kathryn Joosten, l’attrice che l’ha interpretata per otto anni, sconfitta dal cancro nella finzione come purtroppo anche nella vita. Il sacrificio della tenera e burbera signora McKluskey in nome dell’amicizia, permetterà a Bree, Gaby, Lynette e Susan di andare avanti con le loro vite, anche se questo significa prendere direzioni diverse. Una dopo l’altra, le nostre casalinghe abbandonano Wisteria Lane. Un giorno forse si ritroveranno, o forse no. E mentre l’auto di Susan percorre per l’ultima volta quella strada, salutata dai fantasmi di coloro che ci hanno lasciato in queste otto stagioni, in testa a tutti Mike, ascoltiamo per l’ultima volta la voce di Mary Alice e inizia a farsi strada la consapevolezza che sì Desperate Housewives è finito davvero per sempre, ma come direbbe colei da cui tutto ha avuto inizio: tutte le cose belle prima o poi finiscono. I segreti a Wisteria Lane, quelli no, non finiscono, si tramandano di generazione in generazione di casalinghe. “Everyone has a dirty laundry”, ma averli vissuti con Bree, Lynette, Susan e Gabrielle è stato sicuramente meglio.
Enrica Raia
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