DL Liberalizzazioni passa al Senato, ma le banche dicono no

Il Dl Liberalizzazioni approvato al Senato, ora passa alla Camera

Via libera da Palazzo Madama al decreto liberalizzazioni.  Il governo ottiene la fiducia dal Senato con 237 voti a favore, 33 contrari e 2 astenuti. Il testo passerà ora all’esame della Camera dei Deputati.  L’esito della votazione in Senato, che di fatto ha approvato l’intero provvedimento, non è stato accolto positivamente da tutte le componenti politiche. Durante le operazioni di voto, in aula è andata in scena la protesta della Lega Nord che ha esposto cartelli con la scritta “No alla tesoreria unica”, costringendo il presidente del Senato, Renato Schifani, ad espellere dall’aula il senatore del Carroccio Piergiorgio Stiffoni.

L’approvazione del Dl Liberalizzazioni ha ottenuto anche una reazione molto forte da parte delle banche che ha portato alle dimissioni  in blocco dei vertici dell’Associazione Bancaria Italiana. «Il comitato di presidenza dell’Abi, alla luce del maxiemendamento al Dl liberalizzazioni, si dimette e rimette il mandato al comitato esecutivo», ha annunciato il presidente Giuseppe Mussari nel corso di una conferenza stampa, spiegando anche come tale decisione sia la conseguenza dell’approvazione  della norma che elimina le commissioni bancarie per le linee di credito concesse dagli istituti di credito. La norma in questione – secondo Mussari – «va a danneggiare gravemente le imprese bancarie, ma ancor più tutte le imprese del paese. Saremo costretti a rivedere complessivamente tutta la nostra politica creditizia e temiamo – conclude Mussari – che allontanerà gli impieghi di tutte le banche straniere in Italia»

Ad aprire uno spiraglio ad una eventuale modifica della norma è il relatore del provvedimento, Filippo Bubbico (Pd), il quale ha annunciato che il governo sta pensando ad una modifica da introdurre nel dl semplificazione all’esame delle commissioni della Camera. Un ulteriore segnale di apertura arriva da sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà che fa sapere che il governo non si opporrà se il Parlamento vorrà modificare le norme che interessano le banche.

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