Le mode statunitensi modificano, da sempre, il profilo del contesto sociale giovanile del nostro Paese. Nel bene e nel male, i ragazzi italiani assorbono come spugne usanze e strane tendenze. È il caso della drunkoressia che sta già spopolando tra gli adolescenti. Un cocktail e poi un cicchetto. Dopo si ricomincia con un altro drink fino a collassare. Tutto questo a scapito del fegato, ma non della linea.
Ogni bicchiere può contenere fino a cinquecento calorie. Al risultato del rapido calcolo sono giunte anche le ragazze italiane che, a suon di click, si scambiano informazioni su questa nuova pericolosa trovata firmata USA. In cosa consiste nel concreto? Nel non ingerire cibo di alcun genere per potersi permettere alcol in discoteca. Il risultato è semplice. Il corpo esteticamente rimane filiforme (almeno per il momento), ma del fegato non si può dire lo stesso. Dall’epatite alcolica alla cirrosi, per non voler citare tutti gli effetti devastanti su cuore, reni, circolazione sanguigna ed esofago. Intaccato è anche il sistema nervoso certrale le cui reazioni possono essere molteplici.
Nessuno vuole bacchettare. Le nuove direttive del codice della strada risultano eccessive a chiunque. Neanche una birra può essere tollerata. Ma qui il discorso è differente. Non si tratta di bere un cocktail in compagnia, magari dopo una cena leggera. Il digiuno assoluto con l’ingestione unicamente di alcol è un vero suicidio. Purtroppo è la strana concezione in voga negli ultimi anni: per andare in discoteca devi indossare abiti vertiginosamente ridotti; per la minigonna necessiti di un fisico mozzafiato; per divertirti hai bisogno di sballarti; per sballarti necessiti di almeno tre drink. Unica soluzione? Bere senza mangiare. Come spiega Monia Napolitano, sociologa di Codici, la taglia 38 è il caposaldo per essere accettata,; l0 stesso vale per il consumo di alcolici. Non a caso, sottolinea la dottoressa, si va ad incrementare ogni anno di più il bilancio delle vittime dei disturbi alimentari.
La drunkoressia è una delle molteplici facce dell’anoressia. L’analogia con quest’ultima riguarda il rifiuto del cibo e il relativo calo di peso corporeo. La diagnosi è piuttosto semplice qualora si decida di affidarsi ad un medico. Una delle prime cose che l’esperto controllerà è l’Indice di Massa Corporea (IMC). Quest’ultimo non deve andare sotto il valore di 17,5 (il normopeso di una donna deve essere compreso tra 19 e 24,5). Il secondo dato da valutare è l’amenorrea, ovvero la mancanza di mestruazioni per un periodo di almeno sei mesi. Le terapie sono le stesse per entrambi i disturbi: psicoterapia individuale e di gruppo, farmaci in caso di dipendenza e ricovero in centri specializzati qualora la nutrizione forzata sia una prescrizione difficile da realizzare.
Le adolescenti italiane sono, oramai, senza controllo. “Nonostante, in Italia molte realtà comunali abbiano previsto delle restrizioni al consumo di alcol, il fenomeno non sembra arrestarsi. Oltre a un’adeguata campagna di prevenzione – commenta la Napolitano – probabilmente bisognerebbe adottare nuove misure contro le pubblicità e i messaggi televisivi che veicolano stili di vita e modelli sbagliati”. Dello stesso parere anche la dottoressa Maria Cristina Campanini la quale, in un convegno a Milano, ha spiegato come solo il 16% delle adolescenti si salva dall’impressione di inadeguatezza fisica. Purtroppo, avverte, esiste troppo disinteresse verso il problema. La responsabilità genitoriale sembra essere impotente davanti a ragazzine che si sostengono con acqua, caffè, sigarette e gomme da masticare. Il consiglio della dottoressa Campanini? “Dovrebbero cercare di mangiare con loro, informarle sui pericoli che corrono, sottolineando come anoressia e alcolismo fanno solo diventare brutti, con la pelle spenta, i capelli opachi e i denti rovinati”.
Roberta Santoro
Riproduzione Riservata ®