Franco Marini, ex segretario generale Cisl, ex ministro del lavoro e tra i fondatori del PD non ha raggiunto il quorum. Solo 521 i voti ottenuti per l’elezione a presidente della Repubblica, almeno 200 in meno rispetto a quelli preventivati. E la prima fumata elettorale è nera. A “fare le scarpe” all’aspirante presidente i membri di Sel e di Scelta Civica, oltre che i dissidenti renziani, ma non solo. Qualche altro “traditore” sembra annidarsi tra le fila del Pd, e chissà che anche lui o lei non abbia votato per Stefano Rodotà, il prescelto indicato dal M5s come il futuro della politica italiana, che come previsto è arrivato secondo con 240 voti.
Ma a dare battaglia a Rodotà, nella confusione generale, tra chi ha dichiarato ormai “morta” la candidatura di Marini e chi l’ha ritenuta sin dall’inizio espressione vergognosa di un patto sottobanco tra Pd e Pdl, ci saranno Romano Prodi e Angela Finocchiaro. Il primo sarebbe meno mal visto dai grillini, qualora tutti i loro candidati dovessero ritirarsi. Ma a riprendere quota è il nome della Finocchiaro, ex presidente dei senatori Pd e ben vista perfino dal Pdl. Su di lei potrebbero convergere anche i voti di Sel e Scelta Civica, fermo restando due incognite: la prima, quella della scelta dei renziani, e la seconda, ben più grossa, se l’Italia sia pronta a far sedere una donna al Quirinale.
G.G
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