L’ex autista di autobus, ex ministro degli esteri ed ex braccio destro di Hugo Chavez ce l’ha fatta. Nicolas Maduro, indicato da Chavez come suo successore, sarà il nuovo presidente del Venezuela. Una vittoria strappata per un soffio, con il 50,66% di voti, all’avversario Henrique Capriles, leader dell’opposizione che però non ammette la sconfitta e già si prepara a chiedere il riconteggio dei voti.
Una richiesta che preannuncia un periodo di instabilità politica per il paese: perché in Venezuela anche una manciata di voti può mettere in discussione gli equilibri di potere.
700mila voti sono stati persi dal movimento chavista, già durante le ultime elezioni che pure avevano riconfermato il presidentissimo. Ora, con “solo” 235mila voti di vantaggio, e il fantasma della morte di Chavez che aleggia sulla nazione, governare per Maduro non sarà facile, soprattutto con un’opposizione accanita, come quella di Capriles si prepara ad essere.
“E’ lei lo sconfitto” ha detto Capriles a Maduro, nel tentativo di minare ulteriormente le basi di un potere che sta perdendo rapidamente legittimità. Secca la replica di Maduro: “La mia vittoria dimostra che Chavez vive e continua a vincere le sue battaglie”, ha detto il neoeletto presidente nel suo discorso post-elettorale.
Ma tutto dipenderà dalle scelte di governo. E se nel popolo inizia a serpeggiare il malumore per un politica statale garantista che tuttavia uccide il libero mercato e la possibilità di crescita economica, l’eventuale scelta di Maduro di restaurare la linea politica chavista non gioverà certo alla stabilità del suo governo.
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