Una delle principali definizioni date al governo di Enrico Letta, fresco di neppure un mese, è governo neo-democristiano: è tornata la balena bianca, si dice.
La frase non è casuale almeno per tre motivi: primo perché gran parte dei suoi membri ( tra cui lo stesso premier) sono “cresciuti” nella Dc, secondo poiché il governo è moderato e quindi tende a “tagliare” i partiti estremi ed infine perché la forzata coalizione gioco-forza crea un clima di “tirare a campare”.
In realtà il ministero è più a sinistra di quanto si pensasse, poiché i primi “vagiti” possono essere etichettati come “Lotta Continua”.
Con questo termine non si vuol far assolutamente riferimento al movimento di sinistra extra-parlamentare degli “anni di piombo” (che fu probabilmente mandante del delitto dell’ ispettore Calabresi, per capirci) e non perché oggi siamo in un clima politico pacifico (anzi, un futuro passo successivo delle diatribe tra ministri potrebbe essere la vicendevole soppressione fisica tra loro) ma perché “Lotta Continua” va considerato in senso letterale.
La caratteristica principale di questo governo è infatti il continuo ribattersi di tesi totalmente differenti tra di loro: ci sono ministri che vanno a manifestare contro la magistratura anti-berlusconiana e ci sono altrettanti ministri che protestano contro i colleghi che manifestano, c’è chi parla di togliere l’Imu e c’è chi afferma semplicemente di sospenderla, alcuni sono favorevoli alla convenzione per le riforme e altri assolutamente no, c’è chi non riesce (come un prurito continuo) a non attaccare Berlusconi (nonostante l’ex-premier sia membro fondante della coalizione governativa), nelle democrazie “normali” si distingue tra partito di lotta e governo..qui è tutto un minestrone.
L’amara ironia della situazione è il mal taciuto “ vorrei ma non posso”: gran parte dei ministri (tra cui probabilmente Letta) vorrebbe essere in prima fila ad insultare Berlusconi, ma non possono farlo per questioni di etichetta; in una visione sarcastica, tante personalità del centro-destra vedrebbero volentieri il Ministro Cecile Kyenge come una “schiavetta” che dice solo “si badrone”, ma sono costretti ad un affetto e stima di facciata.
Di solito i primi mesi del governo sono definiti “la luna di miele” come fosse un matrimonio, il governo attuale è appena iniziato ma già si parla di divorzio.
In tutto questo due filosofi di periodi diversissimi, il greco Eraclito ed il tedesco Hegel, sono in profonda crisi depressiva e frustrante.
Pietà per loro.
Ambedue difatti vedevano nello scontro tra i contrari, una sana dialettica portatrice di progresso.
Celebre è la frase “Panta Rei” d’ Eraclito, ossia “ tutto scorre”: l’essenza del mondo vista come un fiume composto da armonioso incrociarsi di concetti contrari tra di loro, Hegel invece vedeva la storia politica/economica e spirituale come una continua dialettica tra tesi e antitesi, dialettica che inevitabilmente sfociava nella sintesi, ossia l’unione in progresso dei due termini diversi.
Il governo Letta al contrario sconfessa i due illustri filosofi.
Riguardo ad Hegel fin troppo distinguibili, tra i ministri, sono “ tesi” e “antitesi”, peccato che “dialettica” porti a futura crisi di governo e l’idea di progresso sia in realtà infausto regresso.
Riguardo ad Eraclito il “fiume” che si vuole creare, non è altro che un torrentello tempestoso, la cui sola idea di farci un bagno o bere un po’ d’ acqua può portare a pericolo o a morte sicura.
Eraclito parlava di “Panta Rei” ma, in realtà questo è “ panta no” o per meglio dire “ pantano”, quel misto di acqua e fango che blocca il movimento di un automobile o probabilmente il cammino del governo Letta.
Rey Brembilla
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