Lo scorso 18 maggio, Mark Zuckerberg, il ventottenne (e anche neo sposo) CEO di Facebook, ha suonato la campanella di apertura del Nasdaq dal quartier generale di Menlo Park, e l’entrata in Borsa già preannunciata, è ufficialmente avvenuta.
Sheryl Sandberg, chief operating officer di Facebook, artefice della quotazione ha sempre dichiarato che Facebook vive degli utenti che lo utilizzano. Dello scambio che effettuano. Questo permette alle grandi aziende di rafforzare il proprio marchio. Alle piccole, o nuove, di farsi conoscere. Facebook è diventato un autentico strumento di crescita. Ed è su questo che la società dovrà puntare per incrementare la fiducia degli investitori. Per ora i primi risultati in Borsa non sono stati positivi.
I titoli sono arrivati a perdere il 13% a 33,12 dollari, ben al di sotto dei 38 dollari fissati nell’ipo (initial public offering). Il calo dei titoli riduce la “ricchezza personale” dell’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg: nella seduta ha bruciato 2,2 miliardi di dollari e la sua quota vale solo 17 miliardi di dollari contro gli oltre 19 miliardi di dollari di venerdì. Tutto questo mentre il Nasdaq guadagna 2,04%, Google (+2,2% nella giornata, +17% a un anno), Yahoo! (+4,7% nelle ultime due sessioni, -4% nei 12 mesi) Amazon (+2,3%, +10% a un anno) ed Apple (+8,3% nella sessione, +57% solo dall’inizio dell’anno).
Sembra che chi ha curato l’ipo per conto di Facebook abbia esercitato un’influenza dominante nel processo di pricing delle azioni. Il messaggio contraddittorio di Morgan Stanley avrebbe gettato nel panico diversi investitori, che non vedono il social media come un posto sicuro. I dubbi sono circa la redditività della pubblicità sul comparto degli smartphone e dei dispostivi mobili. Secondo gli investitori la pubblicità non è così redditizia, così come la gestione delle fan page , e investire potrebbe essere pericoloso sopratutto per i piccoli azionisti.
Gli investitori aspettano risposte su quelle sfide che la società è chiamata ad affrontare, e Facebook dal canto suo si sta sempre più muovendo sul fronte App, e smarthphone per monetizzare anche in questi campi, creando applicazioni “giocabili” direttamente da Facebook. Intanto Rich Karlgaad di Forbes parla di “fallimento” , General Motors ha già ritirato gli investimenti dalla piattaforma.
Prima di parlare di “crollo” o “caduta libera” aspettiamo le valutazioni nel medio- lungo periodo.
Giusy De Angelis
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