Gioie e dolori per questo 2012 che volge al termine. Se l’emancipazione femminile ha visto prendere forma in realtà dove tutto sembrava impossibile, il bilancio di un anno tra le morti rosa smorza qualsiasi entusiasmo.
Nel Gennaio del 2012 il quinto Forum internazionale Shafallah ha decretato la necessità di istruzione e indipendenza economica per avere una reale emancipazione femminile in Qatar. A dirlo è stata proprio Sarah Costa, direttrice della Commissione per le Donne Rifugiate. Nel 2010 il Qatar ha fatto un passo nella Convenzione delle Nazioni Unite. Le discriminazioni, con questo gesto, sarebbero dovute scomparire. Purtroppo la tradizione è difficile da sradicare e la parità delle donne di fronte alla legge non include anche il matrimonio e la custodia dei figli.
Febbraio 2012. La violenza sulle donne arriva sullo schermo. Durante la notte degli Oscar, Saving Face – documentario cortometraggio firmato da Obaid Chinov e Daniel Junge, è stato premiato per la sua categoria. Racconta la storia di donne sfregiate dall’acido in Pakistan e che si trovano a dover “perdonare” il proprio aggressore perché trattasi della famiglia di “accoglienza”. Il cortometraggio documentario affronta un problema che viene denunciato da decenni e solo negli ultimi anni le fotografie di queste donne violentate della loro forma e personalità stanno circolando. Sì, perché l’aggressione con gli acidi spesso non uccide, ma lascia cicatrici e danni non sempre visibili.
Dopo il boom invadente e invasivo dei social network, Lady Facebook si fa conoscere al mondo. Sheryl Kara Sandberg è la nuova icona dell’imprenditoria americana. Oggi, Chief Operating Officer del progetto, Sheryl la forza femminile nell’impero di Mark Zuckerberg. Strappata da Google, dove ricopriva il ruolo di Vice President of Global Online Sales and Operations, ha fatto subito scuola nella nuova azienda tanto da posizionare Facebook come leader mondiale tra i social network. Le sono bastati poco meno di quattro anni per un miracolo economico delle dimensioni a noi conosciute.
Per non dimenticare le donne mai nate: aborto forzato in Cina. A Ulhasnagar, il 19 giugno, un feto di sei mesi è stato ritrovato nel secchio dei rifiuti di un ospedale locale. Era il corpo di una bambina. La legge del figlio unico è una condizione di cui la Cina non riesce a liberarsi. Questo controllo morboso delle nascite “femminili” sembra non trovare limite nella decenza. Perché una donna non può essere costretta ad abortire al settimo o all’ottavo mese di gravidanza. Un vero e proprio omicidio legalizzato. Secondo l’agenzia Nuova Cina, numerose punizioni saranno disposte per i dipendenti della Family Planning che hanno compiuto l’atto. Nella denuncia viene sottolineato il fatto che si tratta di una “violazione dei diritti della donna ad opera di diversi funzionari contro le leggi locali e nazionali sul controllo delle nascite“.
Un po’ di scienza. Nel luglio del 2012 un nuovo studio ha dimostrato il sorpasso dell’intelligenza delle donne su quella dell’uomo. A dimostrarlo sono i risultati dei test sul quoziente intellettivo. A quanto pare il gentil sesso ha ampiamente superato quelli compilati dall’uomo. Per quanto la contesa tra l’efficacia di questi test resti ancora aperta, qualcosa realmente sta cambiando. Si tratta una prova che tende a misurare l’intelligenza, ma non quella definita “assoluta” – e che viene impiegata unicamente per tracciare delle linee guide a livello sociologico e accademico. il professor Flynn – psicologo di fama mondiale sull’argomento ha evidenziato come “Le donne siano state per secoli il sesso svantaggiato, represso“, commenta Flynn, “ora che sono diventate indipendenti si vede meglio quanto valgono”.
Grande evento di quest’anno sono state le Olimpiadi di Londra. Ma c’era qualche nota stonata nell’organizzazione e nella partecipazione degli atleti. Polverone si alzò per Wodjan Ali Seraj Abdul Rahim Shah Khan. Lei, giovane judoka, ha lottato per poter concorrere. Purtroppo le regole del gioco si scontravano con la sharia. Da un lato la Federazione proibiva, per ragioni di sicurezza, di competere con il velo; dall’altro il padre dell’atleta diciottenne non avrebbe autorizzato la figlia a prendere parte alla gare senza hijab. Ma un velo disegnato appositamente per la gara ha arginato il problema e le ha permesso di prendere parte alle competizioni.
La vergogna in Tunisia in agosto ha preoccupato chi, come noi della redazione de La Rosa Nera, tiene a cuore i diritti delle donne. L’articolo della nuova Costituzione recitava così “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarietà con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”. Donna complementare all’uomo per il governo tunisino, e non in una posizione paritaria. Stralcio di una Costituzione approvata da un’assemblea titolata “diritti e libertà”. Oltre il danno, la beffa. Contro la soppressione del principio di uguaglianza si sono schierati Amnesty International e l’Associazione tunisina delle donne democratiche.
Nuove forme di protesta in Togo. Le donne di questo Stato dell’Africa Occidentale – che confina con il Ghana e il Burkina Faso – appartenenti al gruppo Let’s save Togo hanno optato per uno sciopero del sesso. Sì, perché per chiedere le dimissioni del presidente Gnassingbé bisogna attirare l’attenzione in qualche modo. Il messaggio è molto chiaro, come sottolinea Ameganvi – leader, nonché legale dell’ala femminile: «Abbiamo molti mezzi per obbligare gli uomini a capire cosa vogliono le donne in Togo. Il più potente di questi è il rifiuto del sesso. Invito tutte le donne a osservare una settimana di sciopero del sesso, di digiuno e preghiere per richiedere la libertà dei i nostri fratelli e mariti arrestati […] Quindi tutte voi signore tenete la porta della vostra ‘patria’ chiusa da questo lunedì fino a domenica».
La città si chiamerà Hofuf e sarà un polo industriale “in rosa”. L’idea che ha dato il via al progetto era quella di emancipare le donne e far emergere le loro capacità. Sorgeranno cinquemila posti di lavoro suddivisi in prodotti tessili, alimentari di trasformazione e farmaceutici e questo sarà solo il primo di una lunga serie di progetti. Uno sviluppo necessario quello messo in atto dal Saudi Industrial Property Authority, sotto “consiglio” di una delegazione di donne. Donne preparate, con un’istruzione radicata, con capacità intellettive che nulla hanno da invidiare a quelle degli uomini. Come specifica anche la portavoce di questo gruppo di nuove lavoratrici, Hussa al-Aun: «La nuova città industriale deve avere un centro di formazione specializzato per aiutare le donne a sviluppare i loro talenti e la loro formazione per lavorare nelle fabbriche. Questo è essenziale per ridurre la disoccupazione tra i nostri laureati di sesso femminile».
Tutto green questo 2012. L’ecologia è diventato il cavallo di battaglia di molti personaggi e associazioni nate ad hoc. Ma degno di nota è il riconoscimento assegnato a Livia Giuggioli Firth, fondatrice del Green Carpet Challenge, dalla Foundation for Social Change. Insieme al marito, nonché attore Colin, sostiene le donne in povertà grazie al progetto “The circle”, ideato da Annie Lennox nel 2008 e portata nel nostro Paese dalla toscana Livia. Il Green Carpet Challange è una sfida nata dall’iniziativa di aiutare il pianeta con piccoli gesti. In virtù di direttrice creativa di Ego Age, Livia Firth ha sviluppato una partnership con le grandi griffe e le prestigiose maison per realizzare la sua passerella green. Da Gucci a Valentine Gauthier, gli stilisti firmano abbigliamento e accessori in versione ecologica. Ma non deve trarre in inganno. Eco Age ha una visione ben più ampia. Il suo green carpet non è solo moda, ma anche cibo e cultura in generale.
Sono più di 130. Questo il numero per non dimenticare tutte le donne uccise dalla barbarie in Italia. È un numero, ma il nostro pensiero va a loro perché speriamo ancora che la loro non sia stata una morte inutile. Perché, prima o poi, si scoprirà la giusta combinazione di elementi per invertire la rotta della violenza per mano – nel 75 percento dei casi – di mariti, compagni o fidanzati. La speranza è che il bilancio delle vittime possa diminuire, invece di aumentare, nel 2014 – soddisfazione “non pervenuta” per la chiusura del 2012. Ogni giorno è il 25 novembre.
Roberta Santoro
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