Roberto Adinolfi, 59 anni, amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare, è stato gambizzato con un colpo solo, sparato alle spalle, ieri mattina alle 8 accanto alla portiera della sua auto, a pochi metri dal cancello di casa, nel quartiere Marassi a Genova. E’ stato seguito per alcuni metri da un uomo con il volto coperto che gli ha sparato alle spalle colpendolo al polpaccio, fuggendo poi a bordo di una moto insieme ad un complice. L’amministratore delegato è stato operato al reparto di Traumatologia del San Martino dal Professor Santolini e non è in pericolo di vita. Non sono ancora chiari i motivi per cui quest’uomo abbia potuto compiere un simile gesto, anche se il ministro dell’Interno Cancellieri esclude la pista personale.
Secondo alcune ipotesi, questo potrebbe essere un “agguato simbolico, un attentato studiato nei minimi dettagli per lanciare un messaggio”, una tecnica usata dai brigatisti. Per gli inquirenti l’ipotesi più attendibile è quella di un atto terroristico. La tecnica utilizzata è identica a quella delle Brigate rosse. Infatti uno dei primi attentati delle Br prese di mira proprio l’Ansaldo, nel 1970. Un gesto simbolico quello di ieri che potrebbe voler significare proprio un tragico ritorno al passato, anche se si esclude che dietro l’attentato di Adinolfi ci sia una vera e propria organizzazione, strutturata come quella delle Brigate rosse degli anni di piombo.
Il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, sostiene che non si può ancora escludere la pista terroristica: “Una delle ipotesi su cui stiamo indagando è quella terroristica, ma teniamo aperte anche altre ipotesi. Al momento non abbiamo l’individuazione di una possibile matrice, e non abbiamo alcuna rivendicazione”. Inoltre qualche mese fa, sul web, circolavano strani appelli di alcuni gruppi anarchici “ad alzare il tiro”, “a pensare di passare ad una fase che possa prevedere l’azione armata”.
Sono troppi gli elementi che coincidono e che diffondono la paura che “possano essersi risvegliate frange di estremismo politico radicale”, è ciò che afferma Giulio Vasaturo, criminologo dell’Università La Sapienza di Roma e che da anni studia i fenomeni dei movimenti politici estremi in Italia. “La dinamica dell’attentato, la scelta della città-simbolo delle vecchie e nuove lotte operaie, la contingenza elettorale, l’obiettivo strategico, persino l’orario dell’agguato: tutto fa pensare a un’azione dei nuovi estremisti politici che cercano consenso, proprio come facevano negli anni ’70 e ’80, colpendo i dirigenti industriali più esposti”, continua Vasaturo. “Ora dobbiamo solo aspettare il documento di rivendicazione, per verificare se questi timori sono fondati e se davvero si possa parlare dell’atto di inizio di un nuovo fronte politico-militare dell’estremismo politico più violento”.
Anna Panarella
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