A Parigi, all’apertura dei lavori del G8, il primo ministro francese Alain Juppe’ ha dichiarato che il rischio nucleare in Giappone è “estremamente elevato”. A seguito del doppio disastro naturale – terremoto di magnitudo 8.9 seguito da tsunami con onda di 10 metri – che ha colpito il Giappone la settimana scorsa, molti impianti nucleari sono risultati a rischio di fusione.
La prima emergenza nucleare in Giappone è stata dichiarata per la centrale di Fukushima 1, i cui reattori hanno superato il limite legale di radioattività, e sono ormai tutti trattati con acqua di mare e acido borico per favorirne il raffreddamento e neutralizzare potenziali criticità; malfunzionamenti sono risultati a Onagawa (Miyagi) e nell’impianto Tokai 2, distante appena 120 km da Tokyo, il cui sistema di raffreddamento è stato danneggiato. Nonostante le iniezioni d’acqua nei reattori 1 e 2 della centrale di Fukushima 1 siano risultati efficienti per ripristinare la situazione, a complicare le cose è stata una terza esplosione nel reattore n.2, avvenuta alle 6:00 del mattino (ore 22:00 di ieri sera in Italia). E’ la terza esplosione verificatasi nell’impianto. A ciò si è aggiunto un incendio divampato questa mattina al reattore n.4, causato dallo scoppio dell’idrogeno, che ha provocato una fuga di radioattività nell’atmosfera, nonostante fosse uno dei reattori che si riteneva non essere stato danneggiato dal disastro dello scorso 11 Marzo.
La centrale Fukushima 1 è uno dei 25 impianti nucleari più grandi del mondo: gestita dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), la centrale si trova nella città di Okuma, a circa 200 chilometri da Tokyo, nella prefettura di Fukushima, ed è costituita da sei unità separate fra loro, che complessivamente hanno una produzione di 4,7 GW. A circa 11 km dalla centrale di Fukushima 1 (Daichi) si trova un altro impianto nucleare, quello di Fukushima 2 (Daini). Al momento del terremoto erano in funzione tre dei sei reattori, che si sono spenti automaticamente, mentre gli altri tre erano fermi per manutenzione. Si tratta di centrali del tipo BWR (Boiling Water Reactor), un modello progettato negli Stati Uniti negli anni ‘50. Le centrali del tipo Bwr utilizzano acqua demineralizzata per raffreddare il reattore. Il calore prodotto dal processo di fissione nucleare che avviene all’interno del reattore viene raffreddato dall’acqua che, riscaldandosi, vaporizza. Il vapore così ottenuto viene utilizzato per azionare una turbina e quindi viene fatto condensare e torna ad essere acqua allo stato liquido che rientra in circolo nel reattore. Quindi il fumo che si nota fuoriuscire dalla centrale nelle riprese dei media non è altro che vapore acqueo prodotto inseguito allo spegnimento del circuito primario che raffredda il reattore.
La popolazione che vive nei pressi delle centrali nucleari di Fukushima è stata sfollata poiché le autorità nipponiche hanno riscontrato che la fuga dalla centrale ha livelli di radioattività nell’aria di 400 millisiviert per ora. Sono 210 mila le persone, di cui 70 mila bambini, evacuate a titolo precauzionale intorno alle due centrali; inoltre il primo ministro Naoto Kan ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Come a Chernobyl le autorità giapponesi stanno distribuendo iodio alla popolazione che vive nei pressi della centrale di Fukushima, perché protegge dalle radiazioni.
Secondo il premier giapponese Naoto Kan “non ci sarà un’altra Chernobyl”, eppure l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima rappresenta il terzo tra i peggiori della storia e potrebbe rivelarsi un vero disastro se non si riuscisse ad arginare la fusione del nucleo del reattore. Secondo Joseph Cirincione, esperto nucleare americano, responsabile del Ploughsares Fund, quanto accaduto a Fukushima rappresenta già da ora un disastro, anche se venisse bloccato. L’incidente alla centrale di Fukushima 1 è stato valutato, dall’Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare e industriale, a livello 4, incidente con conseguenze locali, ossia non significative all’esterno dell’impianto, su una scala di 7. Il disastro nucleare di Chernobyl del 1986 (Unione sovietica) fu valutato di livello 7, incidente molto grave, catastrofico, con rilascio di materiale radioattivo di iodio 131 in un’area molto estesa, ed effetti acuti sulla salute delle persone contaminate e sull’ambiente, sulla Scala internazionale degli Eventi Nucleari, mentre l’incidente del 1979 a Three Mile Island (Usa) era di livello 5, incidente con possibili conseguenze all’esterno dell’impianto e rilascio di materiale radioattivo tale da richiedere contromisure parziali.
Il premier giapponese ha chiesto ai suoi cittadini di mantenere la calma e di non sprecare l’energia in quanto vi è stato un taglio di circa un quinto della produzione di energia nucleare. Per tale ragione il governo ha annunciato dei black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale, diffondendo attraverso la società elettrica giapponese una scheda informativa con tutti gli orari e le zone interessate. Questa situazione di emergenza ha fatto sì che le ambasciate italiana, cinese e francese abbiano richiamato i propri cittadini in patria e invitato chi non abbia reale necessità di recarsi in Giappone ad astenersene.
Dopo quanto sta accadendo in Giappone il mondo sta cambiando, le società industriali hanno messo in discussione ciò che era ritenuto sicuro, sotto controllo e necessario per lo sviluppo e indipendenza economica. In Germania il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dichiarato la chiusura di due impianti nucleari che si trovano in Assia e nel Baden-Wuettemberg poiché rappresentano i due siti più vecchi del paese. Per gli altri 17 impianti il governo tedesco rimanda di tre mesi la decisione per valutare meglio la situazione. La Spagna, invece, conta di ridurre gradualmente la propria dipendenza dal nucleare e ha dichiarato che per l’anno 2013 chiuderà la centrale di Garona.
Simona Esposito
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