È solo un numero: 14.000.000. È solo il risultato di dati raccolti in decenni di denunce e referti medici. Ogni anno dal 1999 si aspettano nuovi riscontri negativi, in un contesto dove il “negativo” rappresenta il numero di donne sottratte a violenze. Poco più di sei milioni: queste le donne che in Italia subiscono violenze. L’appellativo “Donna” non è a caso. È l’unico modo per restituire dignità alle vittime delle violenze. Perché in un Paese civile – come dovrebbe essere l’Italia – è vergognoso che il genere femminile debba subire ancora tutto questo.
E in un mondo di uomini, la colpa finisce sempre per essere del sesso debole. Una gonna troppo corta, poca forza per reagire, uno sguardo (solo immaginato) di assenso, la voglia di emanciparsi. Giustificazioni non più contemplabili neanche per gli animali. Una donna su tre ha subito una violenza. Otto donne su dieci sono state aggredite nella propria casa oppure perseguitate a seguito di una relazione conclusa. Un milione è stato vittima di stupro, nel 70 percento dei casi per mano del marito/compagno: reiterazione di reato. E questa è solo l’Italia.
Allarghiamo i confini e guardiamo al resto del mondo. La si potrebbe definire una “sfortuna del genere” perché il risultato non cambia. Una donna su tre su questo pianeta subisce violenze gratuite dagli uomini, una su quattro in Europa. Dalle percosse all’inibizione mentale, dalla discriminazione all’umiliazione. Tutto è violenza, tutto per rafforzare quel misero potere che resta all’uomo. Un potere basato sulla forza fisica, sulla nefasta determinazione all’annullamento della personalità e della dignità della donna. La violenza di genere continua nelle tradizioni di alcuni Paesi in cui il (s)oggetto femminile viene visto sempre “sottomesso” all’uomo. Molte le interpretazioni religiose che hanno avvalorato questa tesi.
Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione delle violenze sulle donne. Questa data va fatta risalire al 1960, giornata in cui tre dissidenti politiche furono assassinate. La decisione del dittatore Trujillo stroncò la vita alle sorelle Mirabal. Dal 17 dicembre 1999 vennero innalzate ad eroine dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, da allora, ogni anno si omaggia il loro sacrificio per non dimenticare. Sì, non dimenticare! Non dimenticare che le donne hanno dei diritti, che il sesso debole deve combattere con una modernità dalla forte influenza maschilista, patriarcale e tradizionalista. Non dimenticare di proteggere le bambine dalle mutilazioni genitali, da pratiche barbariche – che abbiano come scopo unico quello di rendere il corpo privo di connotazioni femminili – e da matrimoni forzati. Perché quelle bambine saranno le donne di domani.
Roberta Santoro
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