Questo sito archeologico si trova presso la città di Şanlıurfa nell’odierna Turchia, vicino al confine con la Siria.
Ad oggi gli scavi hanno rivelato che è stato costruito in due fasi. Le strutture più antiche appartengono a quella che gli archeologi chiamano “Neolitico preceramico periodo A” (9500-8700 a.C.) tutte realizzate prima dell’anno 9000 a.C. Le strutture successive che risalgono al “Neolitico preceramico periodo B” (8700-7000 a.C.), stranamente sono meno elaborate. Il complesso è databile in un arco di tempo che va all’incirca dalla fine del periodo Mesolitico, intorno alll’anno 11500 a.C., fino all’8000 a.C. Il complesso templare è piuttosto elaborato ed è costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco con quattro recinti circolari. Enormi pilastri in calcare pesanti dalle 10 alle 50 tonnellate ciascuno delimitano questa superficie, sono alti 6 metri e hanno una forma antropomorfa a T. Molti dei pilastri sono scolpiti con figure in rilievo di animali: tori, volpi, gru, leoni, anatre, scorpioni, formiche, ragni e serpenti. Recente è la scoperta di una statua di un essere umano e sculture di una testa di avvoltoio e un cinghiale. Il livello più antico, che abbiamo detto essere più elaborato, contiene la maggior parte di colonne a T e sculture a forma di animale. Ci sono probabilità che questi pilasti potessero sostenere delle travi di una copertura in legno, in questo caso l’elemento orizzontale che forma la T, anche se tutt’uno con l’elemento orizzontale, potrebbe essere letto come una sorta di capitello ante litteram.
Questo complesso sposta di 5000-6000 anni indietro nel tempo la comparsa della civiltà monumentale megalitica, la quale, prima di questa scoperta, veniva solitamente fatta iniziare intorno al V millenio a.C. Tanto per rendere l’idea tra Göbekli Tepe e Stonehenge ci sono 7000 anni!
Negli anni venti del ‘900 Vere Gordon Childe definì la “rivoluzione neolitica” (circa 10000 a.C.) come caratterizzata, oltre che dall’introduzione della pietra levigata e della ceramica, dalla sostituzione della precedente economia di caccia e raccolta con quella legata all’agricoltura e all’allevamento. Tale cambiamento, secondo la sua ricostruzione, era collegato ai primi insediamenti stabili e ad un abbozzo di stratificazione sociale. Solo nel tempo si sarebbe prodotta una casta sacerdotale in grado di portare alla produzione di edifici di culto monumentali, una volta soddisfatte le esigenze organizzative e legate alla sopravvivenza di tale civiltà.
Questa scoperta cambia la prospettiva storica per cui sembra che l’esigenza di costruire dei templi e l’organizzazione necessaria per farlo preceda quella della definitiva sedentarizzazione dell’uomo e dell’organizzazione di una società complessa.
Prima della scoperta del complesso di Göbekli Tepe, gli archeologi ritenevano che le società del neolitico fossero organizzate in piccole bande di cacciatori-raccoglitori, e che i primi complessi per pratiche religiose siano stati sviluppati da gruppi che avevano già imparato l’agricoltura. Gli studiosi pensavano che la più antica architettura monumentale fu possibile solo dopo che l’agricoltura arrivò ad uno sviluppo tale da fornire alle popolazioni del Neolitico delle eccedenze alimentari, liberandoli dal costante obiettivo giornaliero di sopravvivenza.
La scoperta di questo sito ha completamente ribaltato questa convinzione.
L’archeologo Schmidt e i suoi colleghi, che stanno lavorando attivamente allo scavo del complesso di Göbekli Tepe, stimano che almeno 500 persone siano state necessarie per tagliare i pilastri di pietra dalle cave locali, spostarli per più di un quarto di miglio di distanza, ed erigerli. Come hanno fatto degli uomini dell’eta della pietra a raggiungere il livello di organizzazione necessaria per farlo? L’archeologo ipotizza che una élite di leader religiosi ha sorvegliato il lavoro e poi controllato i rituali che hanno avuto luogo presso il sito. Se è così, questa sarebbe la più antica apparizione di una casta sacerdotale, molto prima di quando le distinzioni sociali divennero evidenti in altri siti del vicino Medio-oriente.
L’esigenza di costruire un tempio, ancora prima di una città, utilizzando un’organizzazione di lavoro sofisticata e tecnologie avanzate senza risvolti pratici, è senza dubbio sorprendente. Ci permette di leggere la storia con un’ottica diversa da quella a cui siamo abituati. Sembra che le preoccupazioni del presunto uomo primitivo fossero di altro tipo da quelle che normalmente si crede. A questo punto ci si potrebbe chiedere se era poi così primitivo.
La presenza in questo sito di un culto presumibilmente di tipo sciamanico, basato su architetture antropomorfe e simboli animali (non finalizzati a rituali propiziatori, come si deduce dalla raffigurazione di animali non commestibili), sta ad indicare anche un sofisticato livello di credenze, credenze senz’altro superiori a quelle che si è sempre attribuito a semplici uomini delle caverne.
fonte: The World’s First Temple
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