“Ghiaccio bollente”. Era con questo ossimoro, appositamente coniato per lei, che il maestro del brivido Alfred Hitchcock amava descrivere Grace Kelly e la sua bellezza eterea e raffinata che sul grande schermo si trasformava in una sensualità magnetica a cui era impossibile resistere. E lo stesso Hitchcock subì il fascino di questo angelo biondo, tanto da volerlo come interprete di tre dei suoi film (“Il delitto perfetto”, “La finestra sul cortile”, e “Caccia al ladro”), che sarebbero potuti essere quattro se solo non avesse rifiutato il ruolo in “Marnie” (poi affidato a Trippi Hedren). Ma Grace la sua scelta coraggiosa, e forse amara, l’aveva già compiuta anni prima, quando all’apice del successo rinunciò al cinema per inseguire l’amore.
Ragazza bene di Philadelphia, Grace Patricia Kelly si avvicinò molto presto al mondo della recitazione. Con la sua bellezza diafana e al suo aplomb aristocratico e di classe, le bastarono cinque anni per conquistare la “Grande Hollywood” degli anni ‘50: a soli 22 anni ottenne la sua prima piccolissima parte nel film “La quattordicesima ora” (1951). Fu l’inizio di una brillante e fulminea carriera che la farà diventare una delle attrici più famose al mondo; di lì ad un anno il regista Fred Zinnemann la vuole a fianco di Gary Cooper per il suo leggendario western “Mezzogiorno di fuoco” (1952). Segue il primo ruolo importante in “Mogambo” (1953) di John Ford, insieme a due mostri sacri come Clark Gable e Ava Gardner, che gli valse la nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Ma il più importante capitolo della sua carriera cinematografica, Grace Kelly lo scrisse con il trittico di pellicole in cui fu diretta dal grande Alfred Hitchcock, dove la leggiadria e il talento della Kelly raggiungono vette ineguagliabili consacrandola definitivamente a diva del grande schermo, acclamata dalla critica e amata dal pubblico, e lanciandola verso la vittoria del suo primo e unico Oscar nel 1955 per il ruolo ne “La ragazza di campagna” di George Seaton. Con “Il Cigno” e “Alta società” (entrambi del 1956) si chiude la breve eppur indimenticabile carriera di Grace Kelly. Ad attenderla ora, c’è una vita che ha il sapore di una favola, quella in cui la ragazza borghese di Philadelphia sposa il principe ed entra in una delle stirpi nobiliari più antiche d’Europa. Le nozze col Principe Ranieri III di Monaco nell’aprile del 1956 fecero epoca, ma non tutte le favole hanno un happy end, come questa che si infranse contro la realtà in quel tragico 13 settembre del 1982, quando su un tornante del Moyenne Corniche (la stessa strada che aveva percorso a fianco di Cary Grant su una fiammante spider rossa in “Caccia al ladro”), la principessa perse il controllo della sua Rover SD1 precipitando in una scarpata. Morirà il giorno successivo, il 14 settembre 1982, a soli 52 anni, senza mai aver ripreso conoscenza.
Trent’anni dopo, il mito di Grace resta immutato: a lei si è ispirata la musica con due brani Grace Kelly Blues degli Eels (2000) e Grace Kelly di Mika (2007), la moda la ricorda con una famosa borsa di Hermès, la Eva Kant di Diabolik è rimodellata sui suoi lineamenti. Mancava solo il cinema finora. Olivier Dahan, già autore acclamato di “La vie en rose” – la biografia di Edith Piaf che ha valso l’Oscar a Marion Cotillard -, proprio in questi giorni ha battuto il primo ciak del biopic che renderà omaggio alla principessa monegasca, dal titolo provvisorio di “Grace of Monaco”. La pellicola – sceneggiata da Arash Ame – ripercorrerà la vita della principessa tra il dicembre del 1961 e il novembre del 1962, quando già madre di Carolina e Alberto e moglie di Ranieri da cinque anni, la Kelly giocò un ruolo decisivo per la sopravvivenza del regno monegasco, impegnandosi in prima persona a fianco del marito per risolvere la pesantissima crisi diplomatica che contrapponeva Monaco alla Francia di De Gaulle, contraria ai privilegi fiscali del principato.
A far rivivere sul grande schermo l’indimenticabile principessa è stata scelta Nicole Kidman, che ha battuto la concorrenza di colleghe quali Cate Blanchett, Diane Kruger, Charlize Theron e non ultima Gwyneth Paltrow, considerata da molti l’unica vera erede di Grace Kelly (nella cui figura la Paltrow si è già calata, interpretando il remake del Delitto perfetto di Hitchcock); mentre Tim Roth e Paz Vega saranno rispettivamente il principe Ranieri e Maria Callas, all’epoca grande amica della principessa. Basteranno l’indiscusso talento, gli occhi azzurri e l’incarnato di porcellana dell’attrice australiana a darci l’illusione di riassaporare per un attimo l’eleganza e il fascino di Grace Kelly? La scommessa per la Kidman è tutt’altro che vinta perché nessuna potrà mai oscurare la memoria della “vera” Grace, quella di cui tutti ci siamo innamorati in quel primo piano di The Rear Window divenuto leggenda, mentre in una nuvola di tulle e chiffon si china a baciare James Stewart, con quel suo sorriso radioso e seducente da far dimenticare tutto il resto.
Enrica Raia
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