L’universo dell’Home Recording è affascinante e insidioso allo stesso tempo: qualsiasi musicista ha sempre sognato di poter creare melodie ed alambicchi strumentali nella tranquillità della quattro mura di casa. Ma non tutto si crea dal nulla, per cui è necessaria un pò di informazione basilare prima di cimentarsi.
Sicuramente una buona mano potrebbe darla il computer. Un gruppo americano, The 88, ha registrato un intero brano (Love Is The Thing) interamente con un iPhone, e i risultati sono interessanti. Escludendo i netbooks, un buon portatile può fare al caso vostro. Con l’aggiunta di una scheda audio il tutto diventa sempre più professionale. Oggi c’è la possibilità di acquistare a prezzi davvero modici ottime schede audio Firewire (o usb 2.0). Una M-Audio FastTrack pro a due canali potrebbe fare al caso vostro (ovviamente ce n’è per tutti i gusti, da schede con latenza zero fino a ingressi infiniti, ma ci limitiamo a pensare in piccolo per adesso).
La scelta di un programma per registrare musica può confondere le idee, il consiglio è di scaricare prima versioni gratuite dei più noti programmi (ProTools, Logic, Cubase) per poi acquistare le versioni complete una volta capito se siamo davvero in grado di governare un programma del genere, che prevede mesi di tentativi e tanta, tanta pazienza.
Un microfono può essere utile per voci, acustiche, batteria e quanto si possa registrare in un ambiente. Esistono due tipi di microfono, a condensatore e dinamici. Quest’ultimo è il classico “gelato” che tutti conosciamo, mentre quelli a condensatore sono più adatti a riprese panoramiche o strumenti come chitarre acustiche. Anche in questo caso andiamo da prezzi modici a veri e propri mostri sacri, un microfono Samson può essere il giusto mix tra qualità e prezzo.
Un buon paio di cuffie può fare la differenza. Scegliamole chiuse per evitare il fastidioso ritorno di click che potrebbe rimanere sulla traccia registrata, con conseguenze davvero fastidiose. I monitor possono essere un aiuto per capire come ci stiamo comportando col mixing, ossia “dosare” le varie tracce registrate. Non è mai un caso se il vostro pezzo possa sembrare divino in cuffia o con gli auricolari ma risultare troppo “pompato” o troppo flebile magari in un impianto casse per auto o nel vostro megastereo di famiglia. Per cui dotarsi almeno di un monitor è cosa buona e giusta.
Trattare acusticamente la stanza dove registriamo può essere un vero dilemma. Senza perdere tempo e denaro in spese che non risulterebbero utili per i nostri scopi, una soluzione economica ed efficace è quella di creare una sorta di recinto attorno a noi ed al microfono, con materassi, cuscini, coperte poggiate su aste o su ante di armadi e quant’altro possa essere utile al nostro scopo.
Ovviamente gli ingredienti più utili e vitali restano la pazienza (abbondate, abbondate pure) e molto senso critico. Nessuno vi può garantire una registrazione degna degli Abbey Road Studios, pur acquistando i migliori prodotti e usando le migliori tecniche. Ma ci sono dischi che neanche vi immaginate quanto possano aver sfruttato ambienti poco consoni alla registrazione (si pensi alla batteria di When The Levee Breaks dei Led Zeppelin, googlare per credere) o strumenti non convenzionali (il rotolo di carta igienica degli Abbey Road Studios in Lovely Rita dei Beatles), per cui l’ingrediente più importante resta solo uno: una canzone che valga la pena di essere registrata.
Marco Della Gatta
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