I critici cinematografici del Guardian e dell’Observer (il periodico dello stesso gruppo del quotidiano) hanno stilato una lista di quelli che secondo loro sono i dieci migliori film d’azione della storia del cinema. Il film più vecchio presente nella classifica è del 1938, mentre quello più recente è uscito nelle sale cinematografiche nel 2000. Gli stessi critici del quotidiano britannico, partendo dal genere comico, avevano pubblicato precedentemente una lista dei dieci migliori film romantici. Ora è la volta di Hollywood, della spettacolarizzazione degli effetti speciali e della tensione a tutti costi. Di eroi e combattenti duri a morire Hollywood ne è piena. Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis sono alcune delle star più famose tra i film d’azione, uno dei generi di maggiore successo commerciale, ma non sempre così apprezzato dalla critica.
Al decimo posto della lista c’è “L’ultimo dei Mohicani”, film del 1992 diretto da Michael Mann, regista di “Heat –La sfida”, “Collateral” e altri film d’azione. La pellicola vede come protagonista Daniel Day-Lewis, ha per soggetto l’omonimo romanzo di avventura di James Fenimore Cooper del 1826, ma si ispira principalmente alla sceneggiatura dell’omonimo film del 1920, diretto da Clarence Brown e Maurice Tourneur e a quella dell’omonimo film del 1936, diretto da George B. Seitz. Siamo nel 1757, in Nord America, ed è in corso la guerra franco-indiana tra i francesi e gli inglesi per il possesso delle colonie americane. Sullo sfondo di paesaggi naturali tanto maestosi da lasciare senza fiato si susseguono le vicende di una famiglia di indiani d’America composta da Chingachgook, suo figlio Uncas, e il bianco Nathan (Daniel Day-Lewis); quest’ultimo adottato da Chingachgook in quanto orfano dei genitori inglesi. A differenza di tanti coloni che si arruolano come volontari combattendo al fianco degli inglesi, la famiglia di Chingachgook non la pensa allo stesso modo, e lui e i suoi figli decidono di non arruolarsi, continuando così il loro viaggio. “L’ultimo dei Mohicani” narra una storia di coraggio e forza che ha come sfondo continui scontri sia tra inglesi e francesi sia tra Uroni e Mohicani.
Al nono posto “Agente 007 – Missione Goldfinger” del 1964, terzo film della saga ufficiale James Bond, e ritenuto uno dei migliori della saga 007. E’ stato anche il primo 007 ad avere ricevuto un Oscar, nel 1965, per i migliori effetti sonori. In questo film James Bond (Sean Connery) è alle prese con una nuova avventura. Si trova a dover affrontare il multimilionario Auric Goldfinger (Gert Fröbe) che ha in mente un piano diabolico per far aumentare in maniera sproposita il valore dell’oro da lui posseduto, annientando la riserva aurea degli Stati Uniti a Fort Knox con una bomba radioattiva. Grazie all’aiuto di Felix Leiter e delle pentita pilota di Goldfinger, Bond riesce a disinnescare la bomba prima che esploda.
All’ottavo posto “La leggenda di Robin Hood”. E’ un film del 1938 diretto da Michael Curtiz e William Keighley, vincitore di tre premi Oscar (miglior sceneggiatura, miglior montaggio e miglior colonna sonora). Il film è basato sulla tradizionale storia tramandata sul personaggio di Robin Hood, interpretato da Errol Flynn. E’ l’anno 1191, Inghilterra: il sovrano inglese Riccardo (Ian Hunter), detto “Cuor di Leone”, viene fatto prigioniero in Terra Santa durante le crociate condotte dai paesi europei contro i Turchi. In sua assenza, suo fratello Giovanni Senzaterra (Claude Rains) assume la reggenza della nazione, instaurando un regime di potere totalitario da parte dei ricchi e dei nobili, i quali soverchiano la gente comune con le tasse e con la loro arroganza. Robin Hood, che aveva giurato fedeltà a Riccardo Cuor di Leone, inizia una lotta spietata contro l’usurpatore Giovanni e contro il cattivo sceriffo di Nottingham. Con l’aiuto dei fedeli compagni di avventura: Little John, Will Scarlet e frate Tuck, l’impavido arciere sottopone a frequenti attacchi l’esercito e gli esattori delle tasse, rubando il denaro per restituirlo alla popolazione. Nel 1995 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Al settimo posto “Die Hard – Trappola di cristallo”, film del 1988 diretto da John McTiernan. Il film segna l’avvio della carriera cinematografica di Bruce Willis. L’attore fu la quinta scelta considerata per il ruolo di protagonista, dopo aver proposto il ruolo ad Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Burt Reynolds e Richard Gere. Il film è il primo capitolo di una saga dedicata alle vicende del poliziotto newyorkese John McClane, proseguita con altre quattro pellicole, l’ultima “Die Hard – Un buon giorno per morire” (2013). John McClane è un poliziotto di Newyork che giunge a Los Angeles per trascorrere le vacanze natalizie insieme alla sua famiglia. Nel grattacielo dove lavora la moglie di John si sta tenendo una festa per Natale quando improvvisamente un gruppo armato della Germania dell’Est fa irruzione, provocando morti tra i presenti e facendo ostaggi.
Sesto posto per “Bullitt”. E’ una pellicola del 1968 diretta da Peter Yates. Frank Bullitt (Steve McQueen), tenente della squadra omicidi, viene incaricato da un politico di tenere d’occhio un mafioso pentito, Ross, intenzionato a testimoniare contro cosa nostra. Nel 2007 il film è stato inserito nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Un remake è in fase di studio dal 2003 con Brad Pitt nelle vesti di Frank Bullitt. Ma nonostante il volere dei produttori di portare avanti il progetto, il film non ha ottenuto il semaforo verde e il progetto è attualmente in fase di stallo.
Quinto posto per “I predatori dell’arca perduta” (1981). E’ un film diretto da Steven Spielberg e capostipite della tetralogia cinematografica di Indiana Jones. E’ il 1936 e siamo in Perù. Il professore di archeologia Henry “Indiana” Jones Junior (Harrison Ford) è sulle tracce di un antico idolo della fertilità, conservato in un posto angusto e ricco di pericoli. Dopo vari trabocchetti e insidie Indiana Jones e la sua guida Satipo (Alfred Molina) riescono a recuperare l’idolo. Tuttavia Satipo si rivela un traditore perché ruba l’idolo per tenerselo tutto per sé, ma muore in una trappola nel tentativo di scappare. Nel 2008 in vista dell’uscita sul mercato home video della versione definitiva in DVD, il film è stato reintitolato “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta”, seguendo la denominazione dei successivi capitoli.
Al quarto posto “La tigre e il dragone”, film del 2000 diretto da Ang Lee e presentato fuori concorso al 53° Festival di Cannes. Il film incentrato sulle arti marziali, è ambientato nel XVIII secolo. Li Mu Bai (Chow Yun-Fat), grande guerriero e maestro wudang, torna a Pechino dopo alcune settimane di meditazione per informare Shu Lien (Michelle Yeoh) di voler smettere di combattere e di regalare la sua spada, la leggendaria “Destino Verde”, ad un ricco abitante di Pechino, Tie . La spada però sparisce improvvisamente dall’abitazione di Tie, dando inizio ad una serie di combattimenti tra i vari personaggi. Il film ha ricevuto svariati riconoscimenti: tra cui 4 premi Oscar, 2 Golden Globe e 4 premi BAFTA.
Terzo posto per “Vite vendute”, film del 1953, diretto dal regista francese Henri-Georges Clouzot, regista anche del “Corvo”, film del 1943 che raccontava le vicende di una provincia francese sotto l’occupazione nazista, e per il quale fu allontanato per un po’ di tempo dall’industria cinematografica. Il film “Vite perdute” narra la storia avventurosa di quattro sbandati avventurieri, i francesi Mario (Yves Montand) e Mister Jo (Charles Vanel), l’italiano Luigi (Folco Lulli) e lo scandinavo Bimba (Peter van Eyck) che accettano di attraversare Las Piedras, cittadina dell’America centrale, con due camion scoperti carichi di nitroglicerina, necessaria per spegnere un pozzo petrolifero in fiamme. In Italia il film uscì con alcune scene tagliate recitate in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e russo. Nel 2012 il canale televisivo Rai Movie ha trasmesso la versione per intero, con le scene inedite in Italia, che sono state mantenute in lingua originale e sottotitolate. Il film ha ricevuto 3 riconoscimenti, un Grand Prix du Festival come miglior film al 6° Festival di Cannes (1953), un Orso d’Oro come miglior film al Festival di Berlino (1953) e un premio BAFTA al miglior film internazionale nel 1955.
Secondo posto per “Un tranquillo week-end di paura”, film del 1972 diretto da John Boorman, tratto dal romanzo “Dove porta il fiume” di James Dickey. Racconta la storia di quattro amici di Atlanta che decidono di trascorrere un insolito weekend nei boschi dei monti Appalachi. Quattro uomini diversi tra loro, che si troveranno a far i conti con l’immensa forza della natura per sopravvivere. Situazione che diventerà più pericolosa quando i quattro si troveranno a far i conti con due uomini armati di fucili e aggressivi. Tra gli interpreti Joh Voight e Burt Reynolds. Il film ebbe a suo tempo grande eco sui mass-media proprio per le sue caratteristiche particolareggianti che lo ponevano in un genere a sé stante rispetto ai numerosi film drammatici dell’inizio degli anni settanta, soprattutto per i temi trattati, poco ortodossi e inusuali per il tempo. Al centro del clamore vi fu Burt Reynolds, a quei tempi all’apice della sua fama, della sua carriera e della sua forma fisica. Considerato come uno dei più grandi attori simbolo di virilità. Un altro tema, di cui si parlò, molto scabroso, fu lo stupro di Bobby Trippe (Ned Beatty), che seppur solamente accennato rappresenta la prima volta in cui un film con grande successo di pubblico si fa mostra di un episodio di violenza fisica, per di più di natura omosessuale. La scena dello stupro viene citata nel film “Così è la vita” (1998), film di Aldo, Giovanni e Giacomo, quando Aldo, nelle vesti di sequestratore, intima di calarsi i pantaloni, pronunciando la seguente battuta: «Ora ve lo faccio passare io un tranquillo week-end di paura». La stessa sequenza è citata anche nel film “Scuola di canaglie” (2006). Inoltre Quentin Tarantino, nel film “Pulp Fiction” (1994) omaggia il film di Boorman, con la scena dello stupro di Marcellus Wallace (Ving Rhames). Il film ricevette diverse nomination senza però aggiudicarsi nessun premio.
Primo posto per “Intrigo internazionale” (1959) del geniale regista britannico Alfred Hitchcock. Il film, considerato uno dei migliori film del regista, si apre con il rapimento dell’agente pubblicitario Roger Thornhill (Cary Grant). Un sequestro nel quale Thornhill è interrogato da Townsend (Arturo Dominici) e dai suoi uomini, costretto a bere whisky e spinto in un automobile, con l’evidente piano di farlo morire inscenando un incidente automobilistico. Scampato al peggio, l’agente viene fermato dalla polizia per guida in stato di ebbrezza. L’uomo racconta alla polizia la vicenda che l’ha visto protagonista e farà di tutto per far luce sulla vicenda, anche a costo di doversi fare giustizia da solo. Alcune delle scene del film, come l’inseguimento dell’aereo nel deserto, la scena dell’asta, in cui il protagonista, che sta partecipando ad un’asta di oggetti d’arte, si accorge che i suoi nemici si sono appostati alle uscite per ucciderlo, e ne esce con uno strabiliante stratagemma, ed infine una delle scene conclusive del film, ambientata sul monte Rushmore, dove i due protagonisti tentano di sfuggire agli inseguitori, aggrappandosi ai volti scolpiti dei Presidenti degli Stati Uniti sono successivamente state riprese in altre pellicole. Ad esempio nel film “Richie Rich – Il più ricco del mondo” la famiglia protagonista ha una propria versione del monte Rushmore, ribattezzato monte Richmore, ambientazione molto simile a quella della scena finale dell’opera di Hitchcock. Nel film “Il valzer del pesce freccia” di Emir Kusturica, Paul Leger (Vincent Gallo) reinterpreta la famosa scena dell’inseguimento aereo nei campi. In una puntata dei “Simpson” si vedono Marge e sua madre che scappano da un campo di granturco inseguite da un aeroplano (riprendendo la scena del film “Intrigo internazionale”). Infine nel film “Intrigo a Stoccolma”, la scena in cui Paul Newman si trova a partecipare a un convegno di nudisti è ispirata alla scena dell’asta di questo film. Il film vinse il premio Oscar nel 1960 e dal 1995 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Maria Scotto di Ciccariello
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