Il politico che non si accorge della telecamera accesa è più gradito al cittadino, perché afferma la verità come pubblicamente non potrebbe fare mai: la storia dimostra come spesso è la “realtà dei fuori onda” che affiora.
Molti episodi della recente politica italiana, sono stati anticipati da “colloqui inopinatamente pubblici”: il sospetto spesso è che il “fuori onda” sia voluto, evitando che verità scomode siano pronunciate direttamente.
Questo pomeriggio Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti sono stati “pizzicati” involontariamente, mentre si scambiavano opinioni ed informazioni su Silvio Berlusconi.
Toti le faceva notare come l’ex premier subisse l’abbraccio “mortale” di Matteo Renzi e non riuscisse a divincolarsi: la politica condivisa tra il premier e l’(ex?) Cavaliere difatti sta snaturando il ruolo d’opposizione di Forza Italia.
Oggi pomeriggio immediata è arrivata la dichiarazione di Berlusconi che vuole “revisionare” il patto riformista.
Nel 1994 un “fuori onda” stipulò un’alleanza: Rocco Bottiglione, allora segretario del Ppi, si avvicinò ad Antonio Tajani (esponente della neonata Forza Italia) e gli propose un patto, seppur non immediato (nell’attesa di una successiva maturazione d’Alleanza Nazionale).
Neanche un anno dopo, l’alleanza puntualmente avvenne, ma fu veramente effimera.
Anche il destino dei rapporti tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, fu anticipato da un “fuori onda”: l’allora presidente della camera fu intercettato, mentre parlava col procuratore Nicola Trifuoggi.
Fini parlava di Berlusconi, condannando l’eccessivo “complesso d’onnipotenza” di quest’ultimo verso gli organi giuridici e politici (magistratura, corte dei conti, cassazione, parlamento, capo di stato); secondo l’ex leader d’An, le mosse di Berlusconi erano pericolose, poiché la magistratura rischiava di “tagliargli la testa” (Fini confidava di aver avvertito Berlusconi, in merito).
Il giudizio di Fini fu forse la prima spia della rottura di rapporti tra i due uomini politici.
Gianfranco Fini fu in precedenza “vittima” dei “fuori onda”, stavolta in un ruolo “diverso”: microfoni nascosti in un tavolino da bar, ascoltarono i discorsi degli ex “colonnelli” d’Alleanza Nazionale(La Russa, Gasparri e Matteoli), che si rammaricavano di quanto il loro leader fosse cambiato (usarono parole forti come “pazzo” o “malato”).
Dopo queste parole vi fu un lento ma inesorabile allontanamento tra il trio dei “lamentosi” e Fini, sino all’attuale separazione politica ormai avvenuta.
L’ingannevole meccanismo dei “fuori onda”, colpisce anche i “nomi nuovi” della politica italiana.
Grazia a questo sistema si assistette all’unica “buccia di banana” della presunta coerenza di Beppe Grillo.
Terminato il colloquio con Giorgio Napolitano (all’inizio della legislatura), microfoni nascosti registrarono le positive impressioni del leader genovese riguardo alla figura del capo di stato, tali da voler cambiare il soprannome di Napolitano (ribattezzato “Morfeo” per il suo torpore) ed elogiarne la brillantezza intellettuale.
La “luna di miele” fu di breve durata.
Anche Matteo Renzi è cascato nella rete dei “fuori onda”.
Uno smartphone traditore lo ha registrato, mentre colloquiava con un alcuni simpatizzanti del Pd a Bologna: l’attuale premier definì “spompo” Bersani, a seguito dell’energia dimostrata durante le primarie, arrivando addirittura a considerare la “resurrezione” di Berlusconi come causa del crollo di Bersani.
Matteo Renzi involontariamente umiliò il suo predecessore alla segreteria di partito.
Un’alternativa goliardica ai “fuori onda” sono gli scherzi telefonici delle trasmissioni radiofoniche o televisive.
Durante le riunioni dei “saggi”, incaricati da Napolitano di ideare delle riforme, uno dei prescelti (l’ex giudice della consulta, Valerio Onida) fu convinto a confidarsi con una “finta” Margherita Hack e ammise l’inutilità della pomposa riunione.
L’affermazione fu confermata dal successivo governo Letta che non compì le riforme progettate e dall’attuale governo Renzi che sta attuando progetti “personali” e non chiaramente ispirati alla riunione auspicata da Napolitano.
Rey Brembilla
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