Da sempre centro nevralgico della città di Napoli, la zona che circonda la storica Porta Capuana è oggi un quartiere in transizione: la ZTL del centro antico e il volgere al termine – si spera al più presto – dei lavori di riqualificazione edilizia di piazza Garibaldi hanno, infatti, dato l’avvio ad un processo di cambiamento dell’intero territorio del centro storico napoletano. Un cambiamento che, seppur supportato dalle istituzioni, è in primo luogo voluto e auspicato dalla cittadinanza.
Un territorio decisamente ricco, quello di porta Capuana: secoli di storia nelle sue mura, monumenti di grande rilievo, strade intrise di tradizioni oggi profondamente influenzate dai flussi migratori che, negli ultimi tempi, hanno interessato il quartiere. Un territorio che chiede di essere ripensato e riprogettato alla luce delle trasformazioni avvenute e di quelle che, nel prossimo futuro, avverranno.
“I love Porta Capuana” è un progetto che parla di questo, che aspira ad una rigenerazione urbana che non è semplice riqualificazione “estetica” di un territorio, ma vero e proprio momento di pensiero, riflessione e progettazione partecipata per lo sviluppo di azioni specifiche volte al cambiamento. Una progettazione che nasce “dal basso”, grazie allo spirito d’iniziativa di due associazioni del territorio Carlo Rendano Association e Aste e Nodi – agenzia informale di sviluppo locale, che, in collaborazione con la IV Municipalità del Comune di Napoli, hanno sollecitato la partecipazione civica tanto di artisti, architetti ed esperti quanto di commercianti, ristoratori ed abitanti che quotidianamente vivono il quartiere. Chi meglio di questi ultimi può, infatti, delineare le esigenze, i punti critici e i punti di forza del territorio e intervenire per la sua rinascita?
Il progetto “I love Porta Capuana” sarà presentato Venerdì 25 Gennaio alle 10.30, all’interno della Sala Marama dell’Istituto Banco di Napoli, con una giornata di lavori interamente dedicata alla rigenerazione del territorio di Porta Capuana, al miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini, alla rivalutazione dell’immagine del quartiere.
L’attenzione si concentrerà prevalentemente su interventi di carattere culturale, sociale, ambientale ed economico a partire dalle proposte della cittadinanza, stimolando il confronto e la partecipazione, e sulla sostenibilità – grande attenzione sarà data, infatti, al problema dei rifiuti, del riciclo e del riuso, della raccolta differenziata. Sono tre, finora, le linee d’azione pensate dalla comunità locale, linee guida attraverso le quali si lavorerà per la rigenerazione urbana partecipata del territorio di Porta Capuana: valorizzazione e riscoperta del patrimonio culturale, sviluppo della produzione locale, ricerca di vecchie e nuove tradizioni culinarie in cui il locale si integri con le influenze delle nuove popolazioni giunte in città.
Reduci dal successo del progetto “Porta_Mi a Napoli”, che ha proposto, nel corso del Maggio dei Monumenti 2012, un ciclo di 16 visite guidate di interesse artistico-culturale all’interno del territorio di Porta Capuana (circa 400 visitatori hanno risposto all’iniziativa), le associazioni coinvolte hanno ben pensato di proseguire su questa strada: per favorire l’afflusso di cittadini e visitatori e la scoperta/riscoperta dei tesori nascosti di una zona tanto ricca della città, ma troppo spesso celata dal buon nome di altri luoghi storici del capoluogo campano, saranno organizzate ogni mese due visite guidate (il primo e il terzo sabato del mese) sponsorizzate anche dal sito del Comune di Napoli. La partenza è prevista da piazza San Francesco, con l’attraversamento di Porta Capuana, via Duomo, via Tribunali e la zona interessata dalla ZTL del centro antico.
Saranno, infine, interventi nodali, anche per un risanamento economico della zona, il potenziamento e la rivalutazione degli innumerevoli ristoranti e delle botteghe di artigianato locale presenti nel quartiere: lo scopo principale è creare reti orientate alla collaborazione e all’integrazione per favorire la produttività delle attività locali e il confronto con realtà regionali e nazionali; forse la sfida maggiore è quella dell’integrazione, soprattutto in ambito culinario, dove le tradizioni si mescolano e reinventano: del resto, da diversi anni, nei vicoli napoletani il profumo della pizza e della cucina tipica si confonde con quello dei cibi dei ristoranti etnici, che, con le loro attività, hanno certamente contribuito ad ampliare l’offerta della ristorazione del centro città.
Sara Di Somma
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