Ormai l’indignazione viene fuori un po’ ovunque se si parla di costi della politica e, in Italia, si alza, sempre più furioso, il vento della protesta. Aumentano a dismisura, ogni giorno, gli italiani che si scagliano contro i privilegi e i lievitati stipendi della casta, soprattutto se la disoccupazione continua a crescere e sempre più famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese con abbastanza denaro in tasca per affrontare le spese quotidiane.
Contro la casta, finora, manifestazioni di protesta e petizioni che, tuttavia, sembrano non scalfire i politici del nostro Bel paese. Nella settimana appena trascorsa, l’ennesimo scandalo – poi rivelatosi una bufala – ha dimostrato – semmai ce ne fosse ancora bisogno – quanto rapidamente possa montare, l’ira degli italiani, in questo buio periodo di crisi economica.
In rete è, infatti, stato pubblicato uno scontrino della mensa del Senato, dove per soli 7 euro sembra sia possibile disporre di un pranzo luculliano, dal primo al dessert. La notizia, dichiarata fasulla troppo tardi – nel frattempo, l’intero popolo di Facebook era riuscito a commentarla – è stata smentita quando il senatore leghista Cesarino Monti ha sottolineato la differenza tra la mensa del Senato (cui apparteneva lo scontrino diffuso in rete) dove si recano i dipendenti della struttura (personale amministrativo e militare), e l’esclusivo ristorante per onorevoli e deputati, dove, solo pochi mesi fa, i prezzi sarebbero stati adeguati a quelli nazionali, divenendo ben più elevati di quelli della mensa.
Molti ritengono che questa smentita sia l’ennesima menzogna dei nostri politicanti e, bufala o meno, i dubbi degli italiani restano e il malcontento non sembra arrestarsi; anzi, per dare ulteriore voce all’indignazione che pervade la nazione, l’ultima novità in tema di proteste, arriva proprio da Napoli. Qui, in seguito alla proposta lanciata dal commissario regionale dei Verdi Francesco Borrelli, circa trenta locali tra ristoranti, bar e pizzerie, espongono, da qualche giorno, prezzi maggiorati per deputati e senatori: un caffè viene a costare 90 euro; una pizza, 100; un panino, ben 350. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza, a chi una cena in pizzeria non può permettersela. Anche se la pizza costa 5 euro.
Il parlamentare del PD, Sergio D’Antoni, è la prima vittima di questa innovativa forma di protesta: giunto lo scorso sabato sera da Sorbillo, nota pizzeria del centro storico, l’ex segretario della Cisl, ha sborsato ben 100 euro per una pizza “salsicce e friarielli”. Il conto è stato pagato senza alcuna esitazione, forse perché idoneo, nonostante la maggiorazione, alle tasche del politico. “La pizza era buona – ha dichiarato D’Antoni – magari un po’ preziosa, ma buona, e non è vero che mi è rimasta sullo stomaco. Penso che campagne del genere vanno bene se servono ad alleggerire il clima in un momento così difficile, a patto che non alimentino la generalizzazione, perché così si finisce per fare il gioco di Berlusconi. Comunque sono stato contento di pagare, avendo saputo oltre tutto che i fondi vanno in beneficenza”.
Non soltanto i ristoratori tra gli esercenti ribelli: anche i pastori di San Gregorio Armeno avranno un prezzo salato per i politici; da oggi, ben 1200 euro a statuetta, almeno finché non si interverrà su benefit e stipendi della casta, realizzando una concreta riduzione dei costi della politica italiana.
Sara Di Somma
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